Iran, Fordow

Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha definito oggi "significativi" i danni agli impianti nucleari del suo Paese causati dalla guerra di 12 giorni con Israele, aggiungendo che Teheran ha iniziato a valutare l'impatto del conflitto.

"Gli esperti dell'Organizzazione per l'Energia Atomica (iraniana) stanno attualmente conducendo una valutazione dettagliata dei danni", ha dichiarato alla televisione di stato, aggiungendo che "la discussione sulla richiesta di risarcimento danni" è ora in cima all'agenda del governo.

Intanto Ali Khamenei è riemerso dall'oscurità in cui era avvolto da giorni e si è mostrato in un video al pubblico iraniano per dichiarare "vittoria" sugli Stati Uniti e su Israele.

"Il regime israeliano, sotto i colpi della Repubblica Islamica, è quasi crollato ed è stato schiacciato", le sue parole nel filmato di pochi minuti trasmesso dalla televisione di Stato, e probabilmente girato nel bunker dove ancora si nasconde. È il primo messaggio del leader iraniano da quando è entrato in vigore il cessate il fuoco con Israele. E la decisione di rompere il silenzio è arrivata nel momento in cui in tanti cominciavano a chiedersi che fine avesse fatto la Guida suprema, suscitando allarme sia tra i ranghi della politica sia nell'opinione pubblica.

"L'Iran non si arrenderà mai agli Stati Uniti", ha ribadito Khameini, descrivendo i bombardamenti contro le basi americane in Qatar e in Iraq come uno "schiaffo in faccia all'America", e promettendo un nuovo lancio di missili qualora Washington decidesse di attaccare ancora. Il leader si è quindi rivolto direttamente a Donald Trump, accusandolo di avere minimizzato l'impatto dell'attacco contro la base aerea di Al Udeid, in Qatar, la più grande degli Stati Uniti in Medio Oriente: un raid che per Khamenei ha causato gravi danni, mentre il presidente americano lo aveva liquidato come "molto debole" e senza che vi siano state vittime. Per Khamemei, poi, Trump ha "esagerato" l'impatto degli attacchi statunitensi sui siti nucleari iraniani: "Non c'è stato nulla di significativo", ha assicurato rivolgendosi alla nazione. Poche ore prima la Cia aveva invece dichiarato di avere le prove che i siti sono devastati dalle bombe Usa e che "ci vorranno anni per ricostruirli".

Come l'ultima volta che era apparso in video, il 18 giugno durante i raid israeliani, Khamenei è apparso seduto, con una tenda marrone chiaro alle spalle, accanto alla bandiera della Repubblica islamica alla sua destra e a un ritratto di Ruhollah Khomeini, il padre della rivoluzione del 1979, alla sua sinistra. L'ayatollah è apparso tranquillo e ha scandito le sue parole in modo calmo e assertivo. Tolto il velo dunque da quello che stava diventando un vero e proprio mistero, con la Guida Suprema che da circa una settimana era di fatto sparita dai radar, irraggiungibile anche da molti dei suoi fedelissimi.

Alimentando anche le voci su una sua possibile uccisione durante i raid di Israele. Khamenei in realtà dovrebbe essere ancora in un bunker in una località segretissima dove si è nascosto da quando sono iniziati gli attacchi il 13 giugno scorso, perché lo Stato ebraico "potrebbe ancora tentare di ucciderlo, anche durante un cessate il fuoco", sostiene l'analista politico Hamzeh Safavi, figlio di un generale delle Guardie della rivoluzione. La Guida suprema, all'apice della Repubblica islamica dal 1989, starebbe comunque continuando a governare il Paese, nonostante protocolli di sicurezza estremi, inclusi contatti limitati con il mondo esterno.

Intanto a Teheran continua repressione di ogni forma di dissenso da parte del regime. Durante i 12 giorni di conflitto, le autorità della Repubblica islamica hanno arrestato almeno 700 persone accusate di essere "mercenari di Israele", di far parte di "reti di spionaggio e sabotaggio". Tra loro ci sono anche cittadini europei e non si hanno notizie dei prigionieri politici trasferiti in "luoghi di detenzione segreti o illegali, isolati dal mondo esterno" dopo il raid di Israele che ha colpito il carcere di Evin, a nord della capitale.

Nel frattempo, i vertici iraniani hanno di avere il diritto di "utilizzare l'energia nucleare a scopi pacifici", mentre il Consiglio dei Guardiani della Rivoluzione, supremo organo esecutivo dell'Iran, ha ratificato la legge approvata dal Parlamento per la sospensione della cooperazione sui programmi nucleari iraniani con l'Aiea, l'agenzia atomica dell'Onu, dopo che la Repubblica islamica ha accusato il direttore dell'agenzia, l'argentino Rafael Grossi, di essere complice di Israele.