di BRUNO TUCCI
Le accuse sono pesanti, non si fanno passi indietro. Anzi, lo scontro si inasprisce e diventa un vero e proprio duello, se non la vogliamo chiamarlo con il suo vero nome: guerra.
Forse, quella di ieri è stata la giornata più burrascosa per la politica e la giustizia. Giorgia Meloni parla di una sentenza surreale del tribunale dei ministri. La risposta è secca e non ha bisogno di commenti: “Il governo ha violato le leggi”. Si può andare oltre?
Fin dove arriverà questa divisione che porta solo gravi conseguenze? Malgrado il pericolo che tutti noi possiamo toccare con mano, si continua a usare parole che si possono definire vere e proprie denunce. La premier parla di un disegno politico della magistratura che intralcia in tutti i modi il cammino del governo. Gli avversari la pensano in maniera diametralmente opposta: il Parlamento non può varare leggi che contrastano con le norme dei nostri codici.
Eccolo il sostantivo che non avremmo mai voluto sentire: vendetta. La magistratura ritiene che questa riforma sia un vero e proprio schiaffo che l’esecutivo vuol dare ai giudici, “rei” di non aver mai sbagliato anche se l’evidenza dei fatti è chiara e non ha dubbi. Per dirla in modo più semplice: possibile che qualsiasi sentenza (pure la più clamorosa) non debba essere mai discussa anche quando un giudice sia stato protagonista di uno sbaglio evidente che magari ha tenuto per anni in carcere un innocente?
È la divisione delle carriere che non piace alla magistratura: pubblici ministeri da una parte, giudici dall’altra in modo da rendere più imparziale il provvedimento finale. In questo modo – sostengono le “vittime” – si rivoluziona un sistema che è addirittura in contrasto con la Costituzione.
“Sentenza surreale”, la considera la premier. Come si può pensare che due ministri e un sottosegretario vengano indagati e la presidente del consiglio no? Sarebbe come dire che nel governo ognuno fa di testa propria e il parere di chi siede a Palazzo Chigi non conta niente. Meglio: i tre avrebbero agito senza il consenso della Meloni alla quale sarebbe stata addirittura nascosta l’operazione che voleva rispedire a Tripoli un “terrorista”, prima arrestato e poi ricondotto al suo paese con un aereo di stato.
Sarebbe davvero impensabile un fatto del genere. La Meloni è lapidaria: “I miei collaboratori mi avevano messo al corrente di tutto. Ci mancherebbe altro. Non sono Alice nel paese delle meraviglie”.
Lo scontro diventa sempre più duro, perchè i giudici non ci pensano nemmeno a fare un passo indietro. Sarebbe la riforma al centro delle polemiche perché a certe prerogative non si può e non si deve rinunciare. “Queste toghe rosse debbono essere fermate”, ritengono i più convinti assertori della destra”. “L’esecutivo non può ignorare quel che è scritto nella Costituzione”, si replica. Così, la situazione diventa sempre più incandescente: Il Parlamento va avanti, ha i numeri per poterlo fare e non ha paura di quanti vorrebbero fermare l’iter.
È un momento molto delicato non solo per il governo, ma per tutto il paese: l’inflazione aumenta, il carrello della spesa va di pari passo e molta gente non gliela fa più ad arrivare alla fine del mese. Per questa ragione, si rimane increduli e non si capiscono i veri motivi di questo scontro che pare non abbia mai fine.
La guerra dei candidati
A sinistra non si riesce a trovare la quadra per i candidati alle prossime elezioni, Elly Schlein ce la mette tutta, ma i nemici nel partito non sono pochi. A destra, non sanno ancora chi scegliere perché non si vogliono commettere errori come a volte è successo in passato. Si va avanti a tentoni in attendo di tempi migliori. In fretta però: le elezioni non sono lontane e non si può seguire quello che avviene nel campionato di calcio quando alla fine del mercato si compra qualcuno per placare l’ira dei tifosi.
Abbiamo bisogno di altre polemiche? Se ne presenta subito una: il ponte sullo Stretto di Messina si farà: costerà poco più di 35 miliardi, una sola campata di oltre tre chilometri. Sarà il più lungo del mondo. Tutti d’accordo, allora? Nemmeno per sogno. “Sarà uno spreco di danaro e basta”, afferma la Schlein, “Un altro gioiello di questo governo”. Giorgia sorride, queste critiche non la scalfiscono. “Sbagliate se pensate che io sia un Conte qualsiasi”. Evviva la collaborazione!