Raggiunto il drammatico traguardo dei 700 giorni di guerra, Israele intensifica la campagna militare su Gaza City, ordinando all'Idf di spianare i grattacieli della città.
E così, come un castello di sabbia, in un triplice raid si è sgretolata al suolo la torre Al-Mushtaha, ricoprendo di fumo e detriti le tende circostanti. "Nell'edificio, Hamas aveva installato infrastrutture utilizzate per condurre attacchi", ha spiegato l'Idf, mentre il ministro della Difesa Israel Katz ha sottolineato che con quel raid, Israele ha "aperto la porta dell'inferno a Gaza".
E "quando la porta si apre, non si chiude più. L'attività dell'Idf aumenterà, finché gli assassini e gli stupratori di Hamas non accetteranno le condizioni poste da Israele per porre fine alla guerra". Una minaccia feroce, giunta mentre Hamas ha voluto ricordare che nella Striscia ci sono ancora ostaggi israeliani vivi, che rischiano di morire da un momento all'altro: in un nuovo video pubblicato dai miliziani, due di loro, Guy Gilboa-Dalal e Alon Ohel, si trovano proprio a Gaza City. E chiedono - probabilmente imbeccati dai loro stessi carcerieri - che "tutto questo finisca".
Nel filmato di 28 secondi, Gilboa-Dalal afferma che la data è il 28 agosto 2025 e che è detenuto dalle brigate al-Qassam a Gaza City. Ha i capelli corti, una camicia blu scuro e un'espressione angosciata, mentre si copre il viso con le mani. In una parte del filmato, è seduto sul sedile posteriore di un'auto in superficie. "Vogliamo tornare dalle nostre famiglie. Per favore, riportateci indietro", dice. Le immagini proseguono con l'incontro di Gilboa-Dalal con Alon Ohel, per la prima volta ripreso in video da quando è stato preso in ostaggio. Ma i familiari del secondo ostaggio non hanno autorizzato la diffusione delle immagini che lo ritraggono: "Siamo rimasti scioccati nel vedere le condizioni di Alon", hanno detto, denunciando che il giovane rapito "ha perso la vista dall'occhio destro".
Dei 251 ostaggi rapiti durante l'attacco del 7 ottobre 2023, 47 si trovano ancora a Gaza. Di questi, 25 sono sicuramente morti, secondo l'esercito israeliano, mentre regna l'incertezza sulle condizioni dei restanti. Incontrando i familiari dei due rapiti del video, Netanyahu ha messo in chiaro che "nessun video di propaganda malevola indebolirà la nostra determinazione o ci distoglierà dalla nostra volontà di raggiungere i nostri obiettivi", che restano i medesimi: "Il rilascio di tutti gli ostaggi, sia vivi sia morti; il disarmo di Hamas; la smilitarizzazione della Striscia di Gaza; il controllo di sicurezza israeliano nella Striscia di Gaza; e l'istituzione di un'amministrazione civile alternativa che non rappresenti una minaccia per Israele".
Nessun effetto sembra aver sortito l'annuncio di Hamas di essere pronto a un accordo globale per la fine del conflitto: "La guerra può terminare immediatamente alle condizioni stabilite da Israele", è la posizione del governo che continua a martellare Gaza City, costringendo alla fuga o alla morte i civili. L'Idf ha infatti annunciato che i raid sui palazzi della città proseguiranno, mentre Hamas ha condannato gli attacchi come "crimini contro l'umanità", parte di un "piano criminale" volto a costringere la popolazione a sfollamenti forzati. Un tema, quest'ultimo, terreno di scontro sempre più acceso anche tra Israele ed Egitto: "Lo sfollamento è una linea rossa, non permetteremo che accada, sarebbe la fine della causa palestinese", ha dichiarato il ministro degli Esteri del Cairo Badr Abdelatty, tornando a parlare di "genocidio" in atto nella Striscia. Un'accusa, quest'ultima, sulla quale invece ha dovuto fare chiarezza la Commissione Ue, dopo le dure parole di giovedì della sua vicepresidente Teresa Ribera: "Non tocca alla Commissione definire se siamo di fronte a crimini contro l'umanità o a un genocidio: è compito delle corti internazionali che hanno la qualificazione legale per farlo", ha sottolineato il portavoce dell'Unione