di FABIO PORTA

I nostri emigrati ricorderanno (purtroppo) che dal 1° marzo 2022 con l’introduzione dell’Assegno Unico Universale sono state elimitate alcune prestazioni familiari che venivano erogate anche all’estero a lavoratori e pensionati i quali producono reddito e pagano le tasse in Italia, ed in particolare le detrazioni per figli a carico con età inferiore ai 21 anni e l’Assegno per il nucleo familiare (ANF). Ricorderanno inoltre che mentre per i residenti in Italia tali prestazioni sono state praticamente sostituite dall’Assegno Unico, per i residenti all’estero non ci sono state compensazioni di alcun tipo e si è creata quindi una situazione di palese discriminazione basata sulla residenza (l’Assegno Unico infatti non è esportabile all’estero) e di vuoto legislativo che penalizza chi produce reddito in Italia ma risiede all’estero.
Nella Legge di Bilancio per il 2026 che sarà presentata a breve e dovrà essere approvata entro la fine dell’anno in corso ci saranno alcune importanti misure che atterranno a probabili tagli dell’Irpef e ad agevolazioni legate ai figli. Sarà mia premura e del Partito Democratico quindi intervenire in sede di discussione della LDB alla Camera per chiedere ed ottenere il ripristino per i nostri connazionali residenti all’estero – lavoratori dipendenti ed autonomi e pensionati – delle detrazioni per figli a carico e dell’Assegno al nucleo familiare.
Sono tre anni infatti che i contribuenti italiani residenti all’estero i quali producono almeno il 75% del loro reddito in Italia (titolari di redditi da lavoro dipendente e/o assimilati) sono stati privati delle detrazioni per figli a carico di età inferiore ai 21 anni (e anche dell’Assegno al nucleo familiare) ma nonostante le continue proteste di migliaia di nostri connazionali colpiti da questo ingiusto provvedimento nulla finora è stato fatto da questo Governo per sanare la situazione.
Giova ricordare che in seguito ad alcune modifiche al nostro sistema fiscale introdotte fino al 2016 i soggetti residenti all’estero in uno Stato che assicuri un adeguato scambio di informazioni hanno potuto beneficiare delle detrazioni e delle deduzioni previste dagli articoli da 1 a 23 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi) in forma completa, analogamente a quanto previsto per i soggetti residenti, comprese le detrazioni per carichi di famiglia, a condizione che il reddito prodotto dal soggetto nel territorio dello Stato italiano sia pari almeno al 75 per cento del reddito dallo stesso complessivamente prodotto e che il soggetto non goda di agevolazioni fiscali analoghe nello Stato di residenza. Tuttavia tali soggetti, che sono definiti “non residenti Schumacker”, hanno potuto usufruire delle detrazioni per figli a carico (fino ai 21 anni) solo fino a marzo del 2022 quando con l’introduzione dell’Assegno Unico tali detrazioni (insieme all’ANF) sono state eliminate sia per i residenti in Italia che per i residenti all’estero.
Se da una parte però l’abolizione delle detrazioni per figli a carico (ma anche dell’assegno per il nucleo familiare) non ha comportato particolare danno per i residenti in Italia che in sostituzione si sono visti riconoscere l’Assegno unico universale, dall’altra parte invece vi sono state conseguenze economiche pesanti (da centinaia a migliaia di euro annui a soggetto) per i contribuenti italiani residenti all’estero ai quali non sono state più concesse le detrazioni e l’Anf e ai quali non può essere riconosciuto l’Assegno unico universale per i figli che è subordinato alla residenza in Italia, nonostante essi paghino le tasse e la contribuzione previdenziale in Italia. Per questo motivo e per tutelare i diritti dei nostri lavoratori e pensionati residenti all’estero credo sia necessario intervenire nella Manovra 2026 per introdurre con i nostri emendamenti uno specifico provvedimento legislativo che ripristini per gli stessi “non residenti Schumacker” il diritto, revocato dal 1° marzo 2022, alle detrazioni per figli a carico di età inferiore ai 21 anni (e alla concessione dell’assegno al nucleo familiare).