ROMA - Favorire le politiche di rientro con un’attenzione particolare agli italiani e oriundi residenti all’estero, facendo sistema per incoraggiare la rinascita, economica e demografica, dei borghi del Centro Italia colpiti dal sisma del 2016 e del Paese in generale. Questo quanto ribadito oggi in Senato nella conferenza “Tornare in Italia conviene, dalla flat tax a una politica nazionale per il rientro. Borghi e nuove economie” promossa dal senatore Roberto Menia, Responsabile dipartimento Italiani nel mondo di Fratelli d’Italia, cui hanno partecipato, moderati da Francesco De Palo, Guido Castelli, Commissario Straordinario al sisma 2016 e Giuseppe Stabile, Vicesegretario Generale del Cgie per l’Europa e l’Africa del Nord.
Durante i lavori è stata ribadita l’opportunità di informare le comunità dei vantaggi prodotti dalla misura che prevede la flat tax al 7% per i pensionati residenti all’estero da almeno 5 anni, percettori di un reddito da pensione da un soggetto straniero, che scelgono di tornare a vivere nell’Appennino centrale. Un progetto di promozione che dall’aprile scorso coinvolge anche il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero alla luce del Protocollo d’Intesa firmato con il Commissario Castelli.
Gli italiani all’estero, ha esordito il senatore Menia, o “vengono retoricamente definiti “risorse” o “ambasciatori” dell’Italia all’estero” oppure “non si percepisce appieno il loro valore”, quando invece sono “portatori di cultura, intelligenza, lavoro, lingua, modo di vedere e di essere della nostra Nazione fuori confine”.
Un valore, ha aggiunto, che la nuova legge sulla cittadinanza ha inteso “rafforzare” collegandolo ad un “legame oggettivo e riconoscibile: sei italiano quando sei figlio di questi valori, quando parli la nostra lingua e la conosci”. Una riforma “coraggiosa”, nata per mettere fine “alla vendita della cittadinanza o alla sua riacquisizione da parte di persone che non avevano legame con la Nazione”, spesso “confusa con il possesso di un passaporto utile per spostarsi”. Una legge, ha ricordato Menia, che favorisce anche il rientro dei connazionali: “due gli emendamenti a mia prima firma: grazie al primo, cittadini e oriundi possono rientrare in Italia per due anni con un rapporto di lavoro”. L’obiettivo è “riportare popolazione di origine italiana verso quei borghi di cui si parla oggi”. In un Paese spopolato e “che invecchia”, è importante attuare politiche per la famiglia, “come stiamo facendo in finanziaria” ma anche “riportare in Italia persone che hanno origini e valori comuni”. Con la modifica prevista dal secondo emendamento “gli italiani all’estero possono tornare a lavorare in Italia indipendentemente dalle quote previste dal decreto flussi”.
Da connazionali e oriundi, dunque, giungerebbe nuova linfa all’economia locale e contro lo spopolamento del Paese.
Una visione alla base della misura della flat tax al 7%, ha confermato il Commissario per la ricostruzione Guido Castelli, che ha parlato della “valorizzazione delle radici” come “base per politiche e strategie”. La misura fiscale dedicata ai pensionati, “si aggiunge a quelle politiche di attrattività fiscale attuate dal Governo per favorire il rientro o il ritorno di capitali, di giovani, di studenti”. La misura, in particolare, “è dedicata alle zone del cratere: mentre ricostruiamo le case, mettiamo in atto strategie per evitare che rimangano vuote”, per “ridisegnare un Appennino moderno”.
Per questo è importante “far conoscere la possibilità per i pensionati esteri scelgono di trasferire residenza in uno dei comuni del cratere” nelle regioni Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo. Per questo, ha ricordato, è stato siglato il protocollo con il Cgie, affinchè “ci sia sempre più conoscenza di questa misura, così che il ritorno possa essere suggestivo, ma anche economicamente vantaggioso”. Ad oggi, ha riferito Castelli, hanno aderito alla misura 670 pensionati in tutta Italia.
A rappresentare il Consiglio generale questa mattina è stato Giuseppe Stabile, Vicesegretario Generale del Cgie per l’Europa e l’Africa del Nord. “La parola chiave è capillarità”, ha esordito. “Ogni persona che lascia l’Italia porta con sé una parte del suo Paese e ogni ritorno è una ricchezza per la Nazione”. Non ci sono solo “i cervelli in fuga”, ma aggiunto, sottolineando come “la flat tax al 7% per chi riceve pensione estera” rappresenta un “modello virtuoso che può diventare un modello nazionale”.
“La rinascita locale è l’infrastruttura della rinascita nazionale”, ha aggiunto Stabile. “Se ripopoliamo i territori, grazie ai ritorni di persone e di investimenti, ricostruiamo il Paese, contribuendo a consolidare l’economia italiana, ad allargare la base fiscale, ad aumentare la domanda di servizi”. Richiamando i lavori della recente Continentale d’area, Stabile ha riportato le cifre rese dall’istituto previdenziale tedesco secondo cui negli anni 23/24 l’Italia era la prima destinazione mondiale delle pensioni tedesche all’estero: la Germania versa 348mila pensioni a beneficiari in Italia.
Ma per facilitare il ritorno di “investimenti e competenze” è necessario “coinvolgere Ministeri, Regioni e Comuni per un percorso condiviso”. Negli anni, ha aggiunto Stabile, “si è parlato sempre solo delle cause dell’emigrazione: precarietà, burocrazia lenta, nessuna politica per chi rientra, ascensore sociale bloccato. Ora dobbiamo pensare alla cura”.
“Conoscere, coordinare e attrarre” le tre azioni proposte dal vice segretario del Cgie, che ha parlato di un “archivio unico che renda accessibili tutte le misure, nazionali e regionali, dedicate all’attrazione di persone e capitali, con un linguaggio semplice e chiaro per far conoscere gli strumenti esistenti”. In secondo luogo occorre “rafforzare le misure già in vigore con proposte concrete. Ad oggi – ha informato – ho fornito quattro contributi al Commissario: una nota tecnica sul rientro dei discendenti; un’integrazione al ddl sulla semplificazione edilizia; una nota su come coordinare la flat tax alla legge sull’immigrazione e una proposta di riforma della golden tax”.
Tutto, ha concluso, per “costruire le ragioni per cui vale la pena tornare a vivere, a investire e a credere nell’Italia”.
Presente in Senato anche Marynellis Tremamunno, fondatrice e presidente dell'Associazione “Venezuela La Piccola Venezia”, che ha puntato il dito contro la burocrazia italiana che impedisce, di fatto, il rientro dei connazionali che volessero lavorare nel Paese. Citato l’accordo che dal 2020 permette a medici e infermieri venezuelani di lavorare in Molise e le difficoltà incontrate dai connazionali per il riconoscimento dei titoli di studio, Tremamunno ha invitato l’Italia a “guardare alla Spagna che ha promulgato la legge per il rientro degli spagnoli all’estero nel 2006”.
Una “sollecitazione” raccolta da Menia che ha definito il Venezuela “uno stato banditesco dove spariscono le persone, una delle forme cattive del marxismo nell’America Latina”, un Paese dove “la comunità italiana è ridotta della metà, vista la fuga di molti”. Se con il Piano Mattei “aiutiamo chi è nato in Paesi meno fortunati a costruirsi il futuro lì dove sono”, l’Italia “deve privilegiare quote di immigrati che siano compatibili con i nostri valori e degli italodiscendenti se ne hanno bisogno. Il provvedimento di cui parliamo oggi va diffuso per farne conoscere la convenienza, non solo economica, ma anche morale e spirituale”.
È “un elemento che si aggiunge a tutto il resto”, ha confermato Castelli. “Nell’area del cratere i ritmi della ricostruzione hanno raggiunto finalmente la velocità attesa; stiamo lavorando al rilancio sociale ed economico, agganciando frammenti di politiche nazionali”. Gli italiani all’estero, ha ricordato, “nell’immediatezza della tragedia provocata dal sisma si sono distinti per la loro attenzione, per filantropia e mecenatismo”.
Questo, ha chiosato Stabile, è “un nuovo punto di partenza per gli italiani all’estero, si tratta solo di fare sistema”.
COSA PREVEDE LA FLAT TAX AL 7%
La flat tax al 7% riguarda i pensionati residenti all'estero che tornano a vivere nel Centro Italia: questa misura è rivolta a chi risiede all'estero da almeno cinque anni e percepisce un reddito da pensione da un soggetto estero.
Le persone che ricevono una pensione dall'estero e si trasferiscono in Italia in un comune con meno di 20miloa abitanti e situato nelle zone colpite dai terremoti del 2009/2016 possono optare per l’assoggettamento di tutti i redditi con la formula della flat tax.
Questa imposta è calcolata in modo forfettario con un’aliquota del 7% sui redditi esteri per nove anni a partire dal primo anno in cui fanno questa scelta.
Basta la percezione di un qualunque reddito da pensione per poter assoggettare al 7% qualsiasi altro reddito percepito da soggetto estero.
BENEFICI
I pensionati residenti all'estero possono trasferire la residenza fiscale in un comune dell'Appennino centrale e beneficiare dell'imposta sostitutiva al 7% per 10 anni su tutti i redditi prodotti di qualunque categoria anche quelli non da pensione.
REQUISITI
Essere titolare di reddito da pensione erogato da soggetto estero.
Avere residenza all'estero da almeno cinque anni (cittadini stranieri o italiani che risiedono all'estero da almeno cinque anni, anche iscritti all'Aire).
COSA BISOGNA FARE PER USUFRUIRE DELLA FLAT TAX
Individuare un'abitazione (luogo di residenza) in uno dei comuni dell'Appennino centrale con popolazione inferiore a 20.000 abitanti;
richiedere all'Agenzia delle entrate l’attribuzione del codice fiscale;
richiedere l'iscrizione all'anagrafe del comune di residenza scelto.
Dopo almeno sei mesi dall'iscrizione, presentando la dichiarazione dei redditi è possibile scegliere il regime di flat tax al 7%, per tutti i redditi prodotti per l'anno di imposta e i successivi 9 le regioni coinvolte sono Umbria Marche Abruzzo e Lazio
SIMULAZIONI
Secondo una simulazione del Commissario straordinario, un pensionato tedesco con 60mila euro di pensione lorda, con la flat tax al 7% in Italia risparmierebbe mille euro al mese.
GLI ALTRI PAESI
Il Portogallo ha eliminato ogni agevolazione per i pensionati, ma altri Paesi ancora la mantengono. In Slovacchia e Albania non si pagano tasse su pensioni straniere; in Grecia c’è la flat tax al 7% per 10 anni; a Cipro la flat tax è al 5% per le pensioni che superano i 3420 euro. (manuela cipollone\aise)















