di FABIO PORTA
La "National Security Strategy" di Trump è un manifesto sovranista ed antieuropeo
In un documento un documento di appena 33 pagine gli Stati Uniti hanno messo nero su bianco la propria visione del mondo basata sul principio "America First" che declina la politica estera secondo gli interessi economici nazionali, rapportandosi al resto del mondo in base ai rapporti di forza tra potenze. Nessuna critica alla Russia di Putin, timore reverenziale verso la Cina e disprezzo verso l'Europa. Un mondo governato dal cinismo, dove non c'è più spazio per il multilateralismo e la democrazia. L'America Latina, per gli USA, torna ad essere il "cortile di casa" ossia un'appendice meridionale da controllare con le buone o le cattive.
Il documento ha il "pregio" di rendere esplicite e ufficiali una lunga serie di affermazioni e di conseguenti atteggiamenti che avevano già caratterizzato l'attuale presidenza americana; dalla fascinazione per i dittatori alla mancanza di rispetto per gli alleati europei, passando per le minacce di annessione a Canada e Groenlandia ai messaggi minacciosi a quanti in America Latina non volessero adeguarsi alla supremazia USA.
"Il vecchio mondo sta morendo. Quello nuovo tarda a comparire. E in questo chiaroscuro nascono i mostri": ancora una volta la celebre frase scritta da Antonio Gramsci durante la prigionia ci aiuta con sorprendente quanto preoccupante attualità a descrivere un drammatico e quanto mai incerto passaggio storico, dove appare sempre più evidente il prevalere delle logiche di potere - la "prepotenza delle superpotenze" - sul diritto internazionale (ormai considerato un inutile orpello dalle leadership sovraniste e autocratiche).
È indubbio che l'Europa paghi oggi il prezzo di troppe incertezze e ritardi che hanno segnato in questi anni il processo di integrazione, in una continua oscillazione tra l'allargamento a nuovi Paesi e il diritto di veto dei singoli governi. Altrettanto reale negli ultimi anni è stata l'ingerenza degliStati Uniti di Trump nelle scelte di politica interna dei Paesi aderenti all'UE, dal referendum sulla Brexit che sancì l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione al sostegno diretto o indiretto ai partiti o movimenti sovranisti ed euroscettici.
Il continente europeo, secondo il documento americano, potrà continuare ad essere un partner strategico degli Stati Uniti a condizione che a dominarlo siano gli alleati del Presidente Trump e non le forze politiche che puntano ad un'autonomia dell'UE dalle superpotenze e ad un suo nuovo protagonismo sullo scenario internazionale, a partire dal raggiungimento di una pace giusta in Ucraina e dal rafforzamento di una sua politica di difesa.
La "National Security Strategy" insomma è la sistematizzazione in dottrina dell'approccio trumpiano alla politica estera. Niente universalismi, niente progetti di ingegneria politica all'estero, niente garanzie gratuite agli alleati e nessun idealismo.
L'America First non è più così un semplice slogan ma una vera e propria strategia di una potenza selettiva: forte, sovrana, industriale, impermeabile a influenze esterne, e libera di agire, o non agire, secondo un criterio semplice: cosa serve all'interesse americano? Tutto il resto è relegato a inutili costi sul piano economico e politico, a partire dal sostegno al multilateralismo fino ad oggi rappresentato dal sistema delle Nazioni Unite, ai quali gli Stati Uniti danno un colpo pressoché mortale. Un mondo senza ONU, con una UE indebolita ed un'America Latina ai propri servizi: eccola NSS di Donald Trump. Come recitava il titolo di un dramma di Pirandello: "Così è (se vi pare)."















