L'aquila è un monumento simbolo della città di Atlantida, importante località costiera a pochi chilometri da Montevideo. Si trova sulla spiaggia di Villa Argentina, a due chilometri da Atlantida, su un piccolo rialzo a pochi passi dalle acque del Rio della Plata che qui già ha le apparenze dell'oceano.
A farla costruire, nel 1945, fu l'imprenditore calabrese residente a Buenos Aires Natalio Michelizzi che fu il propulsore dello sviluppo urbanistico della città.
Dopo anni di abbandono e forti deterioramenti, nei giorni scorsi si sono conclusi i lavori di restauro del monumento realizzati da un gruppo di detenuti.
Iniziato nel 2014 su iniziativa della Ong El Águila che si occupa di salvaguardare questo patrimonio, il progetto ha avuto l’appoggio di diverse istituzioni: i ministeri del Turismo e dell’Interno oltre alla Intendencia di Canelones (che nel 1997 l’aveva dichiarata di interesse dipartimentale) e di altre organizzazioni sociali.
Ricca di leggende e trame occulte, l’aquila che è rimasta oggi è solo una parte del grande lavoro che realizzò Juan Torres su incarico di Michelizzi e che negli anni è stato inghiottito dall'acqua. La struttura in pietra è molto particolare ed ha una testa di aquila e un corpo a forma di delfino.
Per il suo ideatore il progetto iniziale era quello di erigere una cappella ma ciò non venne mai realizzato.
Fu per questo che l’aquila divenne luogo di incontro per Michelizzi con amici, familiari e amanti come narrano le numerose leggende sorte intorno al monumento che tirano in ballo anche spie naziste e centri di energia cosmica.
Michelizzi arrivò per la prima volta ad Atlantida nel 1935 e venne folgorato dalla bellezza del posto, un luogo incontaminato e naturale che meritava di essere valorizzato.
Decise di acquistare vari lotti di terra grazie a un prestito del Banco Italiano del Uruguay e facilitò l'arrivo dei turisti argentini che popolarono la zona.
Fu l’artefice anche del Planeta Palace Hotel - una struttura all'avanguardia per quell'epoca  famosa per la sua costruzione a forma di nave.
"Il restauro è un’ottima notizia, speriamo che venga mantenuta bene perché è l’emblema della nostra città" commenta con soddisfazione Mario Darino, presidente del Circolo Italiano della Costa de Oro, l’associazione che riunisce italiani e discendenti di tutta la zona.
"Per tutti gli abitanti di Atlantida si tratta di un monumento che è diventato il simbolo della città. Direi che è una visita obbligatoria sia per i residenti che per i tanti turisti che vengono a vederla".
Darino ne risalta in particolare l'ubicazione e il panorama di un "luogo bellissimo" dove "le perso- ne vengono ad ammirare i tramonti meravigliosi nel pomeriggio" in un angolo di Uruguay "incontaminato e naturale".
Oltre alle bellezze del paesaggio, però Darino sente che attualmente la memoria dell’italiano che rese grande Atlantida non è sufficientemente onorata.
"Purtroppo qui nessuno ricorda la storia di Natalio Michelizzi che è stato un grande visionario. Non c’è uno spazio pubblico, una piazza o una via dedicata a lui. Non riesco a capire il perché. La realtà è che dopo il suo arrivo è cambiata completamente la storia di Atlantida. Grazie agli investimenti di quest'uomo divenne un'importante meta turistica, qualcuno la chiamava la Punta del Este degli anni quaranta e cinquanta".

(di Matteo Forciniti)

Mario Darino
Natalio Michelizzi e Marcela Benincampi
L'aquila, il monumento simbolo di Atlantida