Mario Draghi con Henry Kissinger

"Sono davvero commosso". Ha esordito così, con toni molto personali, il presidente del Consiglio Mario Draghi nel ricevere il premio di World Statesman, statista mondiale, dall’organizzazione per i diritti umani, la libertà religiosa, la tolleranza e la pace Appeal of Conscience Foundation a New York, dove si trova per partecipare all’Assemblea Generale dell’Onu.

Ha detto: "Sono commosso specialmente dalle parole del dottor Kissinger". Dal fatto che "ha trovato il tempo per venire qui in questa occasione. Per me è un regalo, un grande regalo". A Kissinger, che ha 99 anni, è stata affidata la laudatio: ha presentato Draghi ricordando un’amicizia di lunga data, nata con la condivisione di panini in aereo decenni or sono, e rendendo omaggio tanto alle sue doti di leadership che di analisi intellettuale. Dinanzi alla folta platea presente, il primo ministro italiano si è popi soffermato sulla stretta attualità, affermando che c'è bisogno di un "diagolo, ma senza ambiguità. Perché le autocrazie prosperano davanti alle esitazioni".

Davanti al rischio di una nuova Guerra fredda, di una nuova “polarizzazione” innescata dalla guerra della Russia contro l’Ucraina, ha spiegato, sarà il modo in cui “trattiamo con le autocrazie” che “definirà la nostra capacità di plasmare il futuro”. Per questo, servono “franchezza, coerenza e impegno”. Bisogna essere “chiari ed espliciti sui valori fondanti delle nostre società”, la fede nella democrazia e “nello Stato di diritto”, il rispetto dei diritti umani, la solidarietà globale. Ideali che dovrebbero “guidare la nostra politica estera in modo chiaro e prevedibile”.

Se si traccia una “linea rossa”, bisogna “rispettarla”. Se si prende un impegno, “dobbiamo onorarlo”. Anche per non “pentirsene dopo”. Bisogna essere pronti insomma a “collaborare” anche con i governi autoritari ma senza “compromettere i nostri valori fondamentali”. Nonostante i tempi definiti cupi, Draghi si è detto ottimista sul futuro. Ha citato anzitutto l’eroismo dell’Ucraina come un "potente richiamo a ciò in cui crediamo, a ciò che rischiamo di perdere". E la Ue e il G7 sono rimasti uniti, assieme agli alleati, "nel sostegno all’Ucraina" anche davanti ai tentativi di Mosca di creare divisioni. Allo stesso tempo continua, ha sostenuto, il "nostro sforzo per la pace, come dimostra l’accordo per sbloccare milioni di tonnellate di cereali dai porti del Mar Nero".

E se solo l’Ucraina può decidere quale pace sia accettabile, dobbiamo fare tutto ciò che possiamo per favorire un accordo quando diventerà possibile". Draghi, nel suo intervento di chiusura della serata, ha ricordato il leader Shinzo Abe, premiato un anno fa e morto in un attentato l'8 luglio, l'uomo che "ha creduto fortemente nella stabilità globale, e aveva rilanciato l'economia giapponese, ma la sua eredità resta per il popolo giapponese e oltre". Il premier ha ricordato il valore della "multilateralità" e il ruolo delle istituzioni finanziarie internazionali.