di VINCENZO GIARDINA
ROMA – “Forse non volevano applaudire perché dicono che sono romanista, ma i giornalisti non sempre dicono la verità”.
Si è aperta con questa battuta, pronunciata a braccio, l’udienza del papa ai dirigenti e ai calciatori del Napoli, che ha appena vinto il suo quarto scudetto.
“Benvenuti! E congratulazioni per la vittoria del campionato! Una grande festa per la città di Napoli!”, il saluto di Leone XIV, che ha spiegato come “vincere il campionato è un traguardo che si raggiunge al termine di un lungo percorso, dove ciò che conta di più non è l’exploit di una volta, o la prestazione
straordinaria di un campione”.
“Il campionato lo vince la squadra, e quando dico squadra intendo sia i giocatori, sia l’allenatore con tutto il team, sia la società sportiva. Perciò, sono contento di accogliervi adesso, per mettere in risalto questo aspetto del vostro successo, che ritengo il più importante. E direi che lo è anche dal punto di
vista sociale”. “Sappiamo quanto il calcio sia popolare in Italia e nel mondo ha argomentato il Pontefice – e allora, anche sotto questo profilo, mi sembra che il valore sociale di un avvenimento come
questo, che supera il fatto meramente tecnico-sportivo, è l’esempio di una squadra – in senso lato – che lavora insieme, in cui i talenti dei singoli sono messi al servizio dell’insieme”.
L’ALLARME SULLO SPORT CHE DIVENTA BUSINESS
“Purtroppo, quando lo sport diventa business, rischia di perdere i valori che lo rendono educativo, e può diventare addirittura diseducativo – ha aggiunto il Santo Padre – Su questo bisogna vigilare, specialmente quando si ha a che fare con gli adolescenti”.
“Faccio appello ai genitori e ai dirigenti sportivi – il monito di Leone XIV – : bisogna stare bene attenti alla qualità morale dell’esperienza sportiva a livello agonistico, perché c’è di mezzo la crescita umana dei giovani. Penso che ci siamo capiti, e che non c’è bisogno di tante parole. Vi ringrazio per la vostra visita. Ancora complimenti! Il Signore benedica tutti voi e le vostre famiglie”.
LA SIGNORA ROSA
Al termine dell’udienza, come aveva fatto all’inizio, il pontefice ha parlato a braccio, facendosi estensore dei complimenti “di una signora che in questi giorni sta facendo da mangiare per me e Napoli: la signora Rosa, è molto tifosa, vorrebbe essere qui anche lei”.