Depositphotos

ROMA - Nel 2024, il valore in euro delle esportazioni di merci dell’Italia, invariato nel 2023, ammonta a 623,5 miliardi di euro e registra una modesta flessione (-0,4%), sintesi di un aumento delle vendite di beni di consumo e di una contrazione delle esportazioni di energia, beni strumentali e beni intermedi. È quanto emerge dall’Annuario statistico Istat-ICE 2025 “Commercio estero e attività internazionali delle imprese” presentato ieri pomeriggio a Roma alla presenza dei Ministri degli esteri Tajani e delle imprese e Made in Italy Urso.
Giunto alla 27ª edizione e frutto della collaborazione tra l’Istat e l’ICE, nell’ambito del Sistan, e del contributo di Banca d’Italia, l’Annuario fornisce un quadro aggiornato al 2024 sulla struttura e sulla dinamica dell’interscambio di merci e servizi, sui flussi di investimenti diretti esteri, nonché sulla struttura e le attività realizzate dai principali attori presenti sul territorio nazionale: operatori, imprese esportatrici e importatrici, e multinazionali a controllo nazionale ed estero.
I DATI
Nel 2024 il commercio mondiale di beni, misurato in dollari ed espresso a prezzi correnti, registra un aumento del 2,3% rispetto al 2023. Questo risultato è sintesi di una crescita dei volumi scambiati (+3,1%) e di una diminuzione dei valori medi unitari (-1,0%). Il valore nominale dell’interscambio mondiale di servizi registra un aumento del 9,1% e crescono anche gli investimenti diretti esteri (+3,7%).
Nel 2024, il valore in euro delle esportazioni di merci dell’Italia, invariato nel 2023, ammonta a 623,5 miliardi di euro e registra una modesta flessione (-0,4%), sintesi di un aumento delle vendite di beni di consumo e di una contrazione delle esportazioni di energia, beni strumentali e beni intermedi. Il valore delle merci importate, pari a 568,7 miliardi di euro, si riduce del 3,9%, quasi totalmente a seguito della contrazione degli acquisti di energia. Queste dinamiche hanno determinato un netto miglioramento del saldo commerciale del nostro Paese, risultato positivo per 54,8 miliardi di euro (era +34,0 miliardi nel 2023).
Un contributo importante all’avanzo commerciale deriva dalla forte riduzione del deficit energetico (-49,6 miliardi di euro, da -65,1 miliardi del 2023), su cui ha inciso sia l’ulteriore flessione dei prezzi dei prodotti energetici (in particolare gas naturale ed energia elettrica) sia la riduzione dei volumi importati di questi prodotti. Al netto della componente energetica l’avanzo commerciale raggiunge i 104,3 miliardi, in aumento rispetto al 2023 (+99,1 miliardi).
La modesta flessione delle esportazioni italiane in valore nel 2024 riflette una crescita dei valori medi unitari (+2,1%) e una riduzione, di quasi pari entità, dei volumi (-2,5%). Per le importazioni la riduzione in valore è spiegata principalmente dalla flessione dei volumi acquistati (-2,7%), mentre i valori medi unitari flettono dell’1,2%.
Nel 2024 la quota di mercato dell’Italia sulle esportazioni mondiali di merci (misurata in dollari) registra una lieve diminuzione (2,76%, da 2,83% nel 2023).
La quota dell’Italia sulle esportazioni mondiali è diminuita in quasi tutte le aree geografiche, in particolare in Africa Settentrionale (da 6,34% a 5,89%), America Settentrionale (da 2,16% a 1,98%) e Altri Paesi Africani (da 1,31% a 1,19%). Incrementi della quota si rilevano invece nei Paesi europei non Ue (da 4,95% a 5,25%), Oceania (da 1,88% a 1,96%) e America centro-meridionale (da 1,36% a 1,37%).
Nel 2024 le esportazioni nazionali di servizi ammontano a 143,4 miliardi di euro, in aumento rispetto al 2023 (+5,3%); le importazioni raggiungono i 150,4 miliardi (+6,9% rispetto al 2023). Gli investimenti italiani all’estero aumentano e raggiungono i 31,5 miliardi di euro, dai 28,3 miliardi del 2023; mentre gli investimenti esteri in Italia si dimezzano e scendono a 20,1 miliardi (erano 38,9 miliardi nel 2023).
Malgrado l’ulteriore contrazione della domanda tedesca di merci italiane, nel 2024 la Germania si conferma il principale mercato di sbocco delle esportazioni italiane, con una quota dell’11,4% dell’export nazionale. Stati Uniti e Francia si collocano al secondo e al terzo posto tra i Paesi partner, con quote pari, rispettivamente, al 10,4% e al 10,0%; seguono Spagna (5,5%), Svizzera (4,8%) e Regno Unito (4,4%). Tra i principali Paesi, i mercati di sbocco più dinamici (incremento della quota sulle esportazioni nazionali pari o superiore a 0,2 punti percentuali rispetto al 2023) sono Turchia, Spagna, Regno Unito, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti; all’opposto, quelli meno dinamici, per i quali si registrano le più ampie riduzioni della quota sull’export nazionale, sono Cina e Germania.
Con riguardo ai raggruppamenti principali di industrie, nel 2024, oltre alla riduzione del deficit nell’interscambio di prodotti energetici si registra un deficit minore anche nell’interscambio di beni intermedi (-7,9 miliardi di euro, da -14,3 miliardi nel 2023); per i beni di consumo si rileva un incremento del saldo positivo, che passa da +58,1 miliardi del 2023 a +62,3 miliardi nel 2024; mentre per i beni strumentali il saldo positivo si riduce, portandosi a +50,0 miliardi nel 2024, da +55,3 miliardi dell’anno precedente.
Tra i gruppi di prodotti manifatturieri in cui l’Italia detiene nel 2024 le maggiori quote sulle esportazioni mondiali di merci si segnalano: materiali da costruzione in terracotta (24,42%); pietre tagliate, modellate e finite (15,29%); prodotti da forno e farinacei (13,19%); cuoio conciato e lavorato, articoli da viaggio, borse, pelletteria e selleria, pellicce preparate e tinte (12,66%); tubi, condotti, profilati cavi e relativi accessori in acciaio, esclusi quelli in acciaio colato (10,26%); prodotti vegetali di bosco non legnosi (10,15%); altri prodotti della prima trasformazione dell’acciaio (9,80%); macchine per la formatura dei metalli e altre macchine utensili (9,75%).
Rispetto al 2023 gli incrementi maggiori della quota sulle esportazioni mondiali si registrano per gioielleria, bigiotteria e articoli connessi; pietre preziose lavorate (da 5,68% a 8,61%), materiali da costruzione in terracotta (da 22,40% a 24,42%) e pietre tagliate, modellate e finite (da 13,34% a 15,29%); i cali più ampi riguardano navi e imbarcazioni (da 8,58% a 6,42%) e altri mezzi di trasporto (da 7,58% a 5,78%).
La modesta flessione dell’export in valore nel 2024 è sintesi di andamenti divergenti tra le regioni italiane; gli incrementi più marcati riguardano Toscana (+13,6%), Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (+11,1%) e Calabria (+9,4%); all’opposto, i cali maggiori si segnalano per Basilicata (-42,4%), Marche (-29,7%) e Liguria (-24,1%).
Le esportazioni aumentano soltanto per l’Italia centrale (+4,0%), mentre si riducono con diversa intensità per le restanti aree: Italia insulare (-5,4%), Italia meridionale (-5,3%), Italia nord-occidentale (-2,0%) e Italia nord-orientale (-1,5%).
La provenienza territoriale delle vendite sui mercati esteri si conferma fortemente concentrata nelle regioni del Centro-nord, da cui proviene l’87,2% dell’export nazionale, mentre il Mezzogiorno contribuisce per il 10,4%. Nel 2024 la quota della Lombardia sulle esportazioni nazionali è del 26,3%; seguono Emilia-Romagna (13,4%), Veneto (12,9%), Toscana (10,1%) e Piemonte (9,7%). Rispetto al 2023 l’incidenza sul totale dell’export nazionale aumenta per il Centro (da 17,6% a 18,4%) mentre si riduce per il Nord-ovest (da 38,0% a 37,4%), il Nord-est (da 31,7% a 31,4%), il Sud (da 7,6% a 7,2%) e le Isole (da 3,4% a 3,2%).