di GIANLUCA PACE
“Questo crollo mi ha reso furioso. Non ha idea di quante volte ho segnalato le condizioni precarie della Torre, a più riprese. Ho scritto relazioni, ho lanciato l’allarme, preavvisato tutti dei possibili rischi di cedimenti. Ho sempre avuto la percezione che prima o poi sarebbe successo, mi sono trascinato questo retro pensiero per anni. Quando ho visto quella tragica scena, quasi non ho dormito la notte. Una rabbia e un dolore che non ha idea”. Lo spiega, in una intervista al Messaggero, Roberto Meneghini, per trent’anni l’archeologo funzionario della Sovrintendenza capitolina responsabile dell’area dei Fori Imperiali.
Nel merito delle segnalazioni spiega: “A livello interno, ogni anno predisponevamo la valutazione generale sul patrimonio culturale. E nella relazione tecnica della Torre dei Conti ho sempre segnalato tutte le sue criticità. Compresi gli episodi di distacchi di materiale. Che poi sono i contenuti riportati nella scheda sullo stato strutturale della Torre allegata al progetto dei lavori. Le strutture vengono definite chiaramente fatiscenti, con la vegetazione insinuata nelle fessurazioni. Insomma, era palesemente a rischio”.
Alla domanda da quando abbia iniziato a fare le segnalazioni risponde: “Nel 2006 la Torre è stata svuotata, sono andati via tutti quelli che avevano a vario titolo le attività d’ufficio dentro la Torre. Nel 2007 è stata chiusa definitivamente. E da quel momento ci siamo resi conto delle effettive condizioni: l’edificio andava deteriorandosi. Nel frattempo non è stata mai fatta manutenzione”.
Meneghini, in conclusione osserva: “Io forse non avrei fatto lo scavo archeologico sotto la torre, nell’area dei giardinetti di largo Corrado Ricci. Forse troppo alto il rischio di andare a compromettere la coesione del terreno alla base. L’intento scientifico è lodevole certo. Ampliare l’area dei Fori e riportare alla luce la parte del Templum Pacis speculare alla parte del monumento di fronte alla chiesa dei Santi Cosma e Damiano. Uno scavo fatto per ampliare la conoscenza del monumento. Ma che toglie terra”.















