Dal suo arrivo, a metà agosto, sono aumentati gli appuntamenti per ottenere i documenti, è stato creato il "Silver Day" per gli over 70, sono arrivate a cinque, caso unico al mondo, le postazioni mobili per il rilevamento delle impronte. Poi una attività frenetica a livello di iniziative culturali e incontri. "Siamo una squadra - ha raccontato - io sono come un piccolo allenatore. E il palazzo non è la torre d'avorio. Mi aspetto, e l'ho già riscontrata, la collaborazione dei connazionali. Seguiteci su Twitter e Facebook. A fine mese a Roma ci sarà la riunione dei Consoli di tutto il mondo, saremo ricevuti dal Presidente Mattarella, occasione di confronto".
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di Roberto Zanni
MIAMI
Prima i fatti, poi le parole.
Cristiano Musillo, 46 anni, da due mesi è il nuovo Console Generale d'Italia a Miami.
Appena arrivato si è messo immediatamente al lavoro accelerando in maniera visibile e consistente quello che è il nodo cruciale di ogni Consolato al mondo, gli appuntamenti e il rilascio dei passaporti. Poi progetti già diventati realtà come il 'Silver Day', iniziative, in ambito culturale, che si stanno moltiplicando, una nuova Italia che finalmente può presentare il suo volto migliore anche a Miami.
Il dottor Musillo ci ha accolti in Ponce de Leon, in quello che, grazie alla sua impronta, è diventato in un paio di mesi un 'Consolato aperto a tutti'.
- Dottor Musillo, quale è stato il suo primo atto ufficiale, una volta preso possesso in agosto del nuovo incarico a Miami?
"Ho voluto inviare un video-messaggio ai circa 12.500 studenti di italiano per mandare loro un grande in bocca al lupo in vista dell'inizio dell'anno scolastico e accademico. L'italiano, come lingua viva, lingua dell'arte della scienza, del fare impresa è sicuramente uno dei settori in cui il Consolato è più impegnato all'interno della grande cornice generale dell'osservatorio sulla nostra lingua che viene coordinato dalla Ambasciata d'Italia a Washington D.C.
- Come creda debba essere il rapporto tra Console e comunità, al di là ovviamente di quello che prescrive la legge.
"Non deve essere una strada a senso unico, per la comunità e tanto meno per il Console, anzi meglio dire il Consolato. L'ho detto fin dal primo giorno: il Consolato è una grande squadra. A partire dalla reception dell'edificio dove abbiamo la sede fino al Console e anche più in alto, siamo un grande team, se uno sbaglia, sbagliamo tutti. Noi siamo molto impegnati a migliorare i servizi consolari, che poi è il core-business del Consolato. In queste prime settimane di mia permanenza a Miami, ho puntato molto sull'aumento degli appuntamenti giornalieri e anche la strutturazione di una rete di circa 120-130 persone nei 16 uffici consolari onorari che ci consente non solo di avere un rappresentante onorario, ma di poter contare in ogni sede di almeno 10-12 persone che possono essere utilizzate, sensibilizzate come maglie di questa rete anche in situazione di eventi estremi come possono essere le calamità naturali che ogni tanto, purtroppo, si abbattono specialmente in questa zona".
- Uno sguardo che poi si è anche concentrato su una fascia particolare degli italiani.
"È stato varato un progetto che secondo me è molto importante, l'abbiamo battezzato 'Silver Day' e riguarda gli over 70 che adesso avranno la opportunità evitare l'appuntamento online, inviando una e-mail, o anche una lettera per posta regolare al Consolato, per potersi avvalere di questa giornata speciale, che sarà il giovedì, dedicata a loro".
- Impegno più profondo, ma lei si attende anche un aiuto.
"Lo aspetto dalla comunità italiana della circoscrizione consolare e in particolare di Miami dove ci sono tanti connazionali che occupano posizioni importanti e prestigiose. Mi riferisco ai ruoli nelle università, negli ospedali, nei centri di ricerca, nelle industrie: ecco tutti questi italiani devono sentirsi parte anche loro di questa squadra. Noi siamo una rete e anche loro possono, e devono, contribuire al miglioramento della immagine e della reputazione del nostro Paese anche in questa parte degli Stati Uniti. Credo di essere una persona che dà molto, attraverso e assieme a tutto il Consolato, quello che chiedo alla comunità è una grande disponibilità, in termini di offerta di una collaborazione, di aiuto anche quando organizziamo eventi. Adesso c'è stata la settimana della lingua, ma ci sarà poi quella della cucina e ancora altro in concomitanza di Art Basel, poi ancora l'Italian Design Day. Si tratta di progetti di promozione dell'Italia, non sono del Consolato, ma della comunità, di tutti. Quindi mi aspetto, ma devo anche dire che lo sto già riscontrando, un contributo che non si faccia sentire solo attorno al 2 giugno quando c'è da festeggiare la Repubblica. Si deve realizzare una rete, efficace, che faccia vedere ai nostri amici americani quanto l'Italia sia qualificata, le nostre qualità, la nostra organizzazione. Tutti noi lavoriamo, non c'è troppo tempo, ma anche all'interno delle attività proprie c'è la possibilità di fare qualcosa".
- Dopo due mesi come può dire di aver trovato la comunità italiana a Miami?
"Belle sorprese. Il mio messaggio è stato di grande trasparenza e rispetto delle regole. E anche in seguito a tutto ciò approfitto per dire agli italiani che quando devono rinnovare il passaporto, di ricordarsi con un certo anticipo. Oggi questo documento ha una validità di 10 anni e visto che il peso sul Consolato è sempre maggiore, viste anche le situazioni che si stanno verificando in altre nazioni del Sudamerica, con tante persone che si trasferiscono a Miami, incidono sul nostro lavoro. Ma lo facciamo volentieri, perché significa una profonda sensibilità, verso certi Paesi e parlo poi in particolare di uno (il Venezuela ndr) che si trova in un momento non molto felice della propria storia. Anche per questo vogliamo fare di tutto per offrire un servizio consolare efficace, ma i connazionali devono anche sapere prima quello che debbono fare".
- Arrivato a Miami cosa l'ha colpito di più, in maniera positiva e negativa.
"In positivo la grande volontà e capacità di tutti i colleghi del Consolato di voler lavorare per i connazionali. Una bellissima squadra e io, tra virgolette come piccolo allenatore, come tutti, cerco di dare anche un taglio soggettivo, privilegiando il rapporto interpersonale. Quello che dico sempre è che dietro alle carte ci sono degli esseri umani. Ho trovato una grande disponibilità. L'aspetto negativo è che avremmo bisogno di un rafforzamento dell'organico. Passando da 28.500 italiani del 2014 ad oltre 41.000 del 2018, e l'anno deve ancora finire, bastano i numeri a far capire la situazione".
- Ma il Consolato di Miami è, geograficamente, molto vasto: cosa vorrebbe dire a quegli italiani che vivono nel South Carolina o in Giamaica, lontani dalla sede fisica di Ponce de Leon?
"Non si devono sentire isolati. C'è qualcuno qui che non solo li pensa, e sarebbe comunque qualcosa di limitato, ma che lavora per fornire loro servizi migliori. Un esempio per essere più chiaro: abbiamo richiesto e ottenuto dal Ministero degli Affari esteri di avere cinque postazioni per la rilevazione delle impronte digitali, un caso più unico che raro, al mondo. Vuol dire che in alcune isole che dipendono da qui, stati lontani, si avrà la possibilità di andare all'ufficio consolare onorario per il rilascio o rinnovo del passaporto, un aspetto pratico e soprattutto operativo. Senza dimenticare che tutto ciò porta a un aumento del lavoro in sede. Ma il connazionale che vive a Kingston o a Portorico non dovrà più venire qui. Un lavoro che è stato portato a termine in questi ultimi mesi, le postazioni già consegnate, quattro su cinque, è stato eseguito anche un training specifico per i capi degli uffici dei consolati onorari ai quali rivolgo un grande pensiero per il lavoro che stanno svolgendo, con spirito di abnegazione e amore per l'Italia. Non si potrebbe fare nulla senza questa rete che, nella più grande accezione del termine, è davvero onoraria".
- E proprio riguardo il tema che spesso è il più dibattuto, il passaporto, esperienza personale anche nostra, non si può stare mesi a cercare di ottenere l'appuntamento online, anche se poi una volta ottenuto in un'ora si riceve il documento.
"È un aspetto importante per il miglioramento dei servizi consolari. Il sistema appuntamenti è gestito da Roma, noi non abbiamo possibilità di incidere. C'è un desk di supporto che comunque interviene in caso di malfunzionamenti, ma l'aspetto di base è che il sistema è oggettivo e non lascia spazio a favoritismi, di qualsiasi genere. Detto questo capisco che in media andando oggi a prendere l'appuntamento l'attesa va dai due mesi e mezzo ai tre, ma bisogna anche metterla in relazione con la validità del documento che è di dieci anni. Ecco guardiamo un po' tutto, anche perchè poi in Italia non è che l'attesa sia tanto minore. C'è anche un'altra cosa che voglio dire: ogni giorno alle 18 italiane, il sistema conferma o cancella gli appuntamenti, quindi ce la possibilità di attese molto inferiori alla media. E poi se c'è l'emergenza, quella vera, il Consolato viene sempre in aiuto. C'è anche un altro punto che io stesso voglio sottolineare: mi piacerebbe avere un centralino con una voce umana, il problema è che con uno staff ristretto togliere una, due persone vorrebbe dire ridurre i servizi che stiamo offrendo. E questa comunque è anche una occasione per invitare i connazionali a vedere il nostro sito internet, che mi sembra ben fatto, segnalando nel caso anche ciò che non funziona. Stiamo in ogni caso cercando di guardare un po' a tutto, anche il miglioramento della sala d'attesa, nel monitor abbiamo inserito video promozionali dell'Italia, perché poi il Consolato è una grande sfida, ma anche una grande opportunità".
- C'è poi anche l'altra via, perché il Consolato abbraccia anche chi guarda all'Italia.
"Una grande attenzione verso gli amici americani. C'è chi vuole andare in Italia per motivi di studio, per business, investimenti, per elezioni di residenza, acquisto immobili, un altro aspetto che vogliamo privilegiare. Un servizio consolare per i connazionali, ma anche per gli americani, un modo per agevolare il Sistema Paese".
- Il Comites, un organismo importante.
"La settimana scorsa, una riunione a Washington D.C., poi il gala del NIAF, si è discusso molto dei servizi consolari, del sistema economico-commerciale. Innanzitutto una grande soddisfazione per Miami, perchè Barbara Cornacchia, presidente del nostro Comites è stata eletta presidente dell'Intercomites degli Stati Uniti, una attestazione di stima per tutta la circoscrizione. Le indicazioni che personalmente ho dato al Comites sono state quelle di rendersi, anche assieme al Consolato, interpreti di una nuova migrazione. Non perchè quella classica non debba essere considerata, lo dimostrano il 'Silver Day' o il recapito che abbiamo fatto a domicilio di un centenario del passaporto. Sono episodi significativi, come anche il fatto che ho proposto ad alcune scuole di ospitare anziani che abbiamo storie da raccontare, esperienze di vita, di lavoro, eventi storici di rilievo, il passaggio del testimone, sono aspetti di grande valore. Detto ciò si deve anche vedere quella che è la nuova migrazione, che chiamerei mobilità di cervelli. Quello che sta facendo ora il Comites, e che spero faccia ancora di più con noi, è di dare una rappresentatività a questa nuova migrazione che a volte non si avvicina troppo alle istituzioni, ci sono anche pregiudizi. Mi sono già sentito dire diverse volte: 'Non credevo che un Console facesse anche questo...'. Da una parte fa piacere, ma dall'altra no".
- Perché forse spesso non si sa esattamente quali sono tutte le funzioni di un Consolato.
"In Italia il lavoro che svolge un Consolato si divide in innumerevoli uffici, basta pensare alla parte del tribunale, del giudice tutelare, gli atti notarili, l'ufficiale di stato civile, la camera di commercio, all'estero invece tutto è concentrato in uno unico. Io credo tanto nella comunicazione, un modo di spiegare e confrontarsi e visto che da entrambe le parti ci sono persone disponibili, offrendo numeri, dicendo quello che si fa, alla fine ci si incontra. Quello che voglio ribadire è che il Consolato non è una torre d'avorio, non è il palazzo, vuole essere trasparente e al servizio degli italiani, ma si aspetta dai connazionali la capacità di capire questa collaborazione, deve essere un gioco di squadra".
- È utopistico pensare a eventi tipo 'Consolato a porte aperte', visite guidate per il pubblico?
"Nelle mie precedenti esperienze personali l'ho fatto ad esempio a Brasilia, un progetto 'verde' con pannelli fotovoltaici e altro ancora. Questo per dire che non sono nuovo a iniziative simili, mi piacciono. Certo che si deve avere anche l'edificio che lo consenta. Comunque lo faremo qui a Miami, perché ho già una richiesta da parte di alcuni studenti. Gruppi piccoli, lo facciamo perché ospitiamo anche degli stagisti che vengono dall'Italia, lavorano tanto, ci aiutano, vedono come è la vita in un Consolato. E inoltre rivolgo un invito ai connazionali a seguirci sul profilo Twitter, Italy in Miami, poi Facebook: anche se lo staff è ridotto, cerchiamo sempre di aggiornarli con informazioni utili".
- Qual è, dopo due mesi, il suo primo obiettivo
"I traguardi da raggiungere sono tanti, ma non c'è dubbio che i servizi consolari rappresentino una priorità, cercare di migliorarli, ma anche vedere nei connazionali un atteggiamento diverso. A fine ottobre parteciperò a Roma alla conferenza dei Consoli, avremo anche un incontro con il Signor Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ci onorerà ricevendoci al Quirinale, una occasione importante per confrontarsi anche con gli altri colleghi. Devo aggiungere che gli Stati Uniti, in generale, sono sempre visti come casi di buone prassi e devono essere implementate anche per il Consolato di Miami"
- Ce l'ha un sogno da realizzare qui?
"Aprendo la settimana della lingua italiana alla University of Miami, in mezzo alla sala c'era proprio l'Albero dei Sogni, realizzato in maniera sostenibile dall'artista Paola Cassola, con il contributo degli studenti delle scuole, che hanno attaccato i loro disegni, anche mia figlia, diventando così una condivisione di sogni. Un esempio per dire che è qualcosa che voglio condividere con gli italiani che sono qui, si tratta di un lavoro da fare tutti assieme ed è anche un sogno che si deve coltivare, attraverso piccoli passi, si fa così anche nella vita. Perché ho notato con grande soddisfazione l'apertura degli italiani, ma anche quella degli americani e di tutti quelli che vivono qui. Tante culture, tanti livelli dove si può agire. Un altro esempio, per la settimana della cucina italiana, in novembre, saremo presenti con la nostra chef stellata Cristina Bowerman, ma anche nella bookfair del Miami Dade College, per la prima volta, una organizzazione in collaborazione con Confindustria, i piccoli editori, Casa Artusi, porteremo la cucina casalinga. Faremo una mostra importante sui tappeti artistici dei grandi artisti del futurismo italiano, che hanno abbellito anche i transatlantici, e qui torniamo alla emigrazione E venendo dal Palazzo Ducale di Genova, c'è ancora l'unione tra queste due città, adesso poi dal grande significato. Questo per ribadire che il Consolato è aperto alle iniziative che vengono portate avanti dagli italiani e dagli americani. E questo non vuol dire che si debba avere sempre un enorme riscontro di pubblico, c'è anche la qualità intrinseca, il valore specifico che eventi simili riescono ad esprimere. Non c'è alla fine un sogno personale, ma è di tutti i connazionali, i quali poi devono sapere di essere rappresentati, lo spero, nel migliore dei modi".