Non si governa per qualcuno ma contro qualcuno.

Nel caso presente la recessione tecnica per il presidente Conte e i suoi ministri è diretta responsabilità degli esecutivi di centro sinistra guidati da Renzi e Gentiloni, mentre la crescita dell’occupazione è merito esclusivo dei gialloverdi.

Troppo facile per Renzi replicare che quando c’era lui a Palazzo Chigi “in quattro anni ci sono stati 14 trimestri consecutivi di crescita”.

La debole difesa del Governo in carica è stata smantellata dal vice presidente della Commissione Europea, Valdis Dombrovskis: ”Come temevamo, l’impatto dell’incertezza delle politiche economiche sulla fiducia delle imprese e sulle condizioni finanziarie sta diventando rapidamente visibile”.

La recessione, pertanto, è soprattutto colpa del governo attuale, che prevedeva una crescita dell’1,5 % per poi ridurla, su richiesta dell’Unione Europea, all’1%. Un obiettivo nettamente mancato perché, come sappiamo, c’è stato un calo (– 0,2%).

Dello stesso parere il presidente della Confindustria, Boccia: “Il governo ha fatto una manovra che voleva essere espansiva, in deficit ma che ora rischia di peggiorare le cose”.

La richiesta è di sbloccare gli investimenti, già stanziati, per le infrastrutture. Si tratta di 26 miliardi.

Per Boccia con questo stimolo agli investimenti si possono generare 400mila posti di lavoro che diventerebbero 450 se riprenderanno i lavori per la TAV. Interrotti in attesa che si chiariscano i forti dissensi fra i 5 Stelle, contrari alla prosecuzione dell’opera e la Lega favorevole.

Da notare che il candido ministro Tuminelli ne approfitta per fare l’ennesima gaffe affermando che se i 5 stelle cambieranno parere e passeranno al Sì Tav lo faranno per l’interesse del popolo italiano. Mitico. Così dicendo ammette che il No tav non lo fa…

Alle accuse di Conte durissima la replica dell’ex ministro dell’Economia Padoan.

Per lui da Palazzo Chigi arrivano «dichiarazioni infami e ignoranti sul Pil».

I dati dicono che «l’andamento negativo è cominciato con la nuova maggioranza e con l’impatto dello spread».

Del resto anche Oxford Economics boccia la lettura degli effetti esogeni: «I Pil di Spagna (+0,7%) e Francia (+0,3%) sono rimasti solidi nel quarto trimestre e si è allargato il divario tra Italia e Ue».

Se andassimo davvero «in crisi adesso, con un calo del Pil dell’1-2%», prevede Cottarelli, «temo una patrimoniale del 10%».

La reazione di Conte e degli altri esponenti del Governo presenta, come accennato, delle interessanti variazioni sul tema. La principale è spostare in avanti gli obiettivi e poi inserirne di nuovi.

Il presidente del Consiglio sostiene che nella seconda metà del 2019 il PIL tornerà a crescere e non spiega il perché, mentre il sottosegretario Garavaglia si impegna addirittura per il 2020.

Secondo lui, “sarà l’anno della Flat Tax per i dipendenti e le persone fisiche” con l’obiettivo, che definisce “ambizioso, pluriennale ma concreto” di abbassare “l’IRPEF per tutti e di portare la prima aliquota al 20%”. Questa variante la possiamo chiamare “campa cavallo”.

Ne arriveranno altre di qui alle elezioni europee di maggio.