Premesso che nelle diverse elezioni – europee, nazionali e amministrative - non si vota nello stesso modo e non votano nemmeno tutti gli stessi elettori (ieri in Italia ne sono mancati ben più del 40%), l’Europa appare oggi segnata da una gran croce – con un braccio euroscettico franco-italiano di destra e uno tedesco-spagnolo-portoghese di segno contrario - ma anche dalla chiara sconfitta delle forze oscurantiste e disgregatrici del nazionalismo, populismo e sovranismo. Pur alquanto cresciuti, i "negazionisti dell’Europa Unita" hanno perso un po’ ovunque meno che in Francia, purtroppo Italia e parte dell’Europa dell’est; lasciando del tutto perdere la follia inglese del Brexit (e omonimo vincente partito) i cui maligni effetti sono tuttora imprevedibili.

A Bruxelles e dependances le decisioni che contano verranno infatti adottate nel segno di un Parlamento che, in base ai dati disponibili oggi, potrebbe vedere una maggioranza o almeno un’intesa di circa due terzi (500 deputati su 750) composta, salvo imprevisti, da Popolari, Socialisti, Liberali e perfino Verdi; anche senza questi ultimi la maggioranza parlamentare dei primi tre (179+150+107, numeri non definitivi ma attendibili) sarebbe comunque tale da permettere perfino ai Popolari di espellere, per esempio, dal loro gruppo parlamentare quel malefico corpo estraneo costituito dai 13 seggi del trionfante cacicco ungherese Orban, amico di Salvini ma nemico dell’Italia e dell’Europa unita.

L’Unione Europea, dunque, appare non solo salva rispetto ai suoi chiassosi ma più che contenibili nemici ma potenzialmente arricchita al vertice da gruppi come l’Alde e i Verdi che finiranno con l’affiancare e stimolare, forse arricchire e rinnovare il tradizionale lavoro di Popolari e Socialisti, costretti a evitare possibili inciuci e a guardarsi dalla pur inevitabile azione negativa e dai rumorosi latrati dei diversi immarcescibili euroscettici, euro distruttori, sovranisti, populisti e altri irresponsabili di varia natura. In questo contesto, l’Unione Europea potrebbe cambiare davvero in meglio togliendo spazio ai critici in buona e malafede.

SALVATA L’EUROPA

Come si presenta la situazione dell’Italia all’indomani delle elezioni europee? Con la Lega salviniana acclamata primo partito – ma nell’attuale Parlamento resta terzo con la metà dei voti ottenuti ieri - e i Cinquestelle invece ancora primo partito in sede nazionale ma ieri dimezzati rispetto a un anno fa, il futuro del governo del paese appare più ricco di ombre che di luci. Spinta verso l’estinzione la creatura dell’ex-cavaliere, in ascesa oltre il 6% la nuova alleata della Lega (con la Meloni che già chiede un governo nuovo senza Cinquestelle), un piccolo bagliore sembra accendersi a sinistra con il Pd di Zingaretti apprezzabilmente in crescita. Un seme di speranza per un futuro non si sa quanto lontano di uscita dall’angoscioso, accidentato e periglioso sentiero gialloverde dell’ ultimo anno. Un piccolo seme che però potrebbe prima o poi dare qualche frutto in e con un’Europa unita nuova e alquanto diversa da quella del passato, ormai per il momento affrancata dal reazionario pericolo popul-nazional-sovranista.

A scrutinio non ancora completato, negli studi televisivi già si discuteva degli incarichi che la Lega potrebbe/dovrebbe avere a Bruxelles e dintorni; forse sarebbe più opportuno riflettere e discutere della problematica situazione economica nazionale, delle presumibili forti resistenze che la a dir poco imbarazzante rappresentanza leghista incontrerà nell’Europa unita uscita dalle urne, e di quel che il Pd potrà fare a Bruxelles, d’intesa magari con Spagna, Germania, Portogallo e altri di buona volontà affinché nessun braccio della croce comparsa sull’Europa venga usata per crocifissioni nazionali. Non solo il rinascente Pd ma soprattutto tutte le forze continentali veramente moderate e seriamente progressiste, dopo aver salvato l’Europa dal baratro oscurantista possono salvare – con le buone e se necessario con le cattive - anche l’Italia da una possibile disfatta economica e da un futuro tragico di isolamento con definitiva perdita del suo storico ruolo di fondatore e costruttore dell’Europa Unita.

Pietro Mariano Benni