I non eletti? Un esercito. I trombati delle elezioni europee? Tanti nomi illustri, dai Mussolini, la popolare Alessandro e il meno noto Caio Giulio Cesare, a Irene Pivetti. Niente debutto a Bruxelles anche per lei. E tutte e tutti, candidati donne e candidati uomini, impegnatissimi nell’indoramento dell’amara pillola. "Ma io lo sapevo, non sono sorpresa, l’esito era scontato". Alessandra Mussolini va addirittura oltre, la scusa se inventata è buona davvero, funziona. "Mi sono candidata perché me l’ha chiesto il presidente Berlusconi, per spirito di servizio". 17.785 voti per lei, fuori da Bruxelles dopo due mandati. Non è riuscita a conquistare il seggio nella Circoscrizione Centro. Ma c’è comunque di tutto un po’ nei commenti dei non eletti, posticcia l’ironia, parole e sorrisi falsi a simulare la delusione. Che deve essere stata bruciante, come da prassi e copione comuni a tutte le competizioni elettorali in Italia.

Strano Paese il nostro, inesauribile fornitore di notizie, curiosità e originalità. Abbiamo il sindaco eletto per un solo voto in un comune della Toscana, registriamo l’avvento del primo sindaco transgender, novità assoluta per l’Italia. L’evento a Trombello, in provincia di Pavia: l’avvocato Gianmarco Negri, 41 anni, eletto col 37,5% dei voti. Nella sua prima vita era Maria, figlia della Jolanda parrucchiera. "Un conto sarà il mio lavoro in giunta con la fascia tricolore, altra cosa la mia battaglia per i diritti civili degli omosessuali e dei transessuali". Candidata per Forza Italia nel Nord Ovest, Lara Comi è il simbolo di una delle tante stranezze elettorali in Italia. Indagata sulle tangenti in Lombardia, ha avuto 32mila preferenze. Il boom a dare valore all’intercettazione che l’ha inguaiata. "Qui rischio di prendere più voti di Silvio". Però non tornerà a Bruxelles, non potrà avere un altro mandato.

"Contenta di aver vissuto una splendida avventura", prova a smarcarsi dalla delusione Irene Pivetti, cinquantasei anni, già presidente della Camera. Era candidata nella Circoscrizione NordEst. Daniela Santanchè si consola a modo suo, "sono stata partecipe di un successo". Pochi voti per lei, senatrice di Fdl, 7.878 preferenze. Emma Bonino pure non eletta, in compagnia di Civati, Gardini. Pizzarotti, Mineo, Rizzo. L’elenco dei trombati illustri è lungo da far mancare il fiato in chi è tenuto a recitarlo. "Ripicche locale e giochetti interni, è stata la più brutta campagna elettorale di sempre", chiosa la Mussolini, i sorrisi più falsi del trucco cui è costretta una sessantenne che vuole apparire ancora. Il nome non ha catturato i nostalgici anche nel caso del bisnipote del Duce, Caio Giulio Cesare. In campo per Fratelli d’Italia non ce l’ha fatta. Ventunomila voti, ma solo quinto nel suo partito, nella Circoscrizione Sud. Un buon incassatore, Caio Giulio Cesare, evidentemente. "La politica è questa, si vince e si perde, però il partito è andato peggio delle previsioni". La lista non è stata ritenuta credibile dagli elettori. Nel segreto dell’urna potrebbero aver prevalso la paura e il voto utile.

Cècile Kyenge, ex ministra dell’integrazione del governo Letta, ha raccolto 42.172 voti. Non pochi, ma insufficiente per confermarsi al parlamento di Bruxelles. 58.550 preferenze non sono bastate a Massimo Paolucci, tornato tra le braccia del Partito Democratico da Articolo 1. Eurodeputato chiaramente ex, non è riuscito a sfondare nella Circoscrizione Sud. Pensava di prendere almeno 63.000 voti uno dei bersaniani del Pd. Obiettivo disegnato sulla carta non centrato, come mai? "Vengo dalla scuola di Federico Mauriello, che a Barra, periferia di Napoli, prevedeva i voti che avrebbe incassato con acribia scientifica. Sapevo che era complicato". La Pivetti ha calcolato di aver percorso ottocento chilometri al giorno in campagna elettorale. "Se non fosse stata per l’accordo scellerato con Svp, che impone loro di cedere un collegio in quanto minoranza linguistica, oggi sarei eletta". Di chilometri ne ha percorsi in abbondanza anche l’illustre trombato Massimo Paolucci. Non è servito a nulla. "Ho battuto il territorio venti ore al giorno, era giusto fare una lista unitaria. La gente questo vuole, unità. Soprattutto ho capito che la gente chiede radicalità. Ormai è il tempo delle posizioni nette, non delle mezze parole. La destra l’ha capito, dobbiamo farlo anche noi".

Rimpianti e rammarichi. La Santanchè rivendica una scelta personale, servita però anch’essa a poco. "Mi sono sobbarcata la fatica della campagna elettorale per amore del partito. Ho portato una buona quantità di voti d’opinione. Il futuro è nostro, di Fratelli d’Italia". Conclusione e parere sono decisamente opinabili, comunque non confortati dalle nuove tendenze elettorali. Almeno a livello di elezioni europee. Daniela Santanchè informa di aver ricevuto telefonate da decine di sindaci e amministratori targati Forza Italia "che vogliono smarcarsi e venire da noi". Francesco Alberoni l’ennesimo trombato illustre, sociologo di ottantanove anni, candidato per Fratelli d’Italia nella Circoscrizione Nord Ovest, non è riuscito a ottenere un seggio. 5.231 voti non hanno fatto rumore. Nell’affollata compagnia dei finti non dispiaciuti, un candidato bocciato fortemente sincero, Nicola Fratoianni. Ha macinato chilometri, quasi 14mila in trentaquattro giorni e partecipato a oltre settanta iniziative. Risultato? L’1,74%, lontanissimo dal quorum del quattro per cento. "Col senno di poi, un errore correre da solo. Non siamo stati credibili e gli elettori ci hanno puniti. Sono sincero, mi aspettavo un risultato migliore". La solitaria bocca della verità in un esercito di falsi non delusi. E di grandi, impagabili, inesauribili dissimulatori.