Il movimento sindacale uruguaiano ha alcune particolaritá: da una parte una similitudine importante con il diritto sindacale italiano, di cui ha ereditato istituti e strategie. Dall’altro una inconfondibile vena anarchica, anche questa di origine italiano. Infatti se guardiamo bene vedremo un condizione comune ai sindacati uruguaiani: quella di confrontarsi - in maggiore o minor misura - con lo Stato. Mentre sembrava ideologicamente ragionevole il confronto tra il sindacato uruguaiano collocato a "sinistra" con i "partidos tradicionales", oggi suscita perplessitá lo scontro tra sindacato e un governo che tutto sommato condivide un'origine ideologica con il sindacato: immaginate che ci sará uno sciopero generale il 25 giugno, proprio cinque giorni prima delle elezioni "interne", vere "primarie" di questo paese.

Questo non é comune in America Latina, dove in molti Stati il governo e il sindacato vanno a braccetto o si scontrano politicamente. Caso paradigmatico quello dell’Argentina con il peronismo; ma troviamo altri esempi in Perú, Messico, Colombia e via di seguito. In questi casi, il sindacato o sta col Governo (se dello stesso colore) o contro. In Uruguay invece il sindacato si schiera sempre sul marciapiede opposto a quello del governo, qualsiasi sia l’ideología. Per capire questa particolaritá, dobbiamo risalire alle origini del movimento sindacale, che nasce in questo paese alla fine del Secolo XIX con tre correnti ideologiche diverse: quella anarchica, la socialista e - in forma minore - la cattolica. Di queste tre correnti, la piú importante all’epoca era quella anarchica, dove fu determinante l’influenza degli emigranti italiani. Invece é per me un fatto curioso che non si costituí mai - come in altri paesi latinoamericani - un sindacato di Stato, che ben potrebbe aver seguito una corrente di tipo "batllista".

Oggi gli anarchici in Uruguay sono pochi e l’organizzazione sindacale non si definisce anarchica. Peró - come molte volte si riconosce - sono rimaste tracce forti dell’anarchismo nel sindacalismo uruguaiano: é proprio un certo spirito anarchico dei primi tempi, che lo fa contrastare con lo Stato, qualsiasi sia il governo di turno, Va ricordato che l’emigrazione italiano cominció a arrivare in Uruguay verso il 1840 e si sviluppó fino alla fine del secondo conflitto mondiale. L’emigrazione italiana portó in Uruguay una lingua, abitudini, tradizioni, ed anche pensiero. Non solo il dialetto, non solo la pasta e la pizza; ma anche il pensiero, che molte volte era rivoluzionario. Ricordiamo che la cultura e l’intelligenza italiana in Uruguay alla fine del secolo XIX trovava riscontro nei diversi giornali italiani che si pubblicavano nel paese. Tra questi possiamo ricordare i piú popolari che erano L'Italia y L'Italia al Plata. Insieme con i giornali - e quindi con l’attivitá di tipografica, culla del sindacalismo uruguaiano - apparsero gran numero di pubblicazioni propagandistiche generalmente legate al movimento anarchico.

Nel 1885 appare il primo giornale socialista in Uruguay: "La Colonia Italiana", seguito poco dopo dal giornale di tendenza anarchico-comunista "Il Socialista", che si dichiara "Irreligioso, anti patriottico e scritto da lavoratori". Il grande esponente dell’anarchismo italiano in Uruguay fu indubbiamente Orsini Bertani, nato nel paesino di Cavriago, nella provincia di Reggio Emilia, che scappó al Rio de la Plata alla fine del secolo XIX perseguito dalla polizia italiana e francese. Amico di Malatesta e di Luigi Fabbri, visse prima a Buenos Aires e poi si installó definitivamente a Montevideo nel 1902 con la sua famiglia. A Montevideo, come giá aveva fatto in Argentina, fondó una casa editrice, che avrebbe poi pubblicato autori como Julio Herrera y Reissig, Javier de Viana, Álvaro A. Vasseur, Manuel de Castro. E naturalmente con la sua tipografia ebbe stretti vincoli con le nuove organizzazioni sindacali che nascevano nel paese. Poté lavorare tranquillamente nel paese, anche perché era protetto da José Batlle y Ordóñez, che lo appoggió in tutti i sensi. Non dimentichiamo che la mano destra del Pepe Batlle fu il calabrese Domenico Arena (che giunse alla Vice Presidenza della Repubblica), un batllista di origine anarchica.

Le radici anarchiche fecero nascere nel 1905 la prima centrale sindacale uruguaiana a livello nazionale: la "Federación Obrera Regional Uruguaya", nota come FORU, di chiara tendenza anarchica. Su quella colonna sindacale originale, poi si sarebbero sviluppate altre centrali sindacali di tendenza marxista e socialista, mentre un altro discendente di italiani, Emilio Frugoni, intellettuale eminente, fondó nel 1911 il Partito Socialista, per poi diventare "Decano" della Facoltá di Diritto. Frugoni, figlio di emigranti di La Spezia, fu anche un insigne post-garibaldino che scrisse una famosa "Ode a Garibaldi". In tempi di comunitá smosciata, vale la pena ricordare le radici intellettuali, sindacali e anche politiche dei nostri emigranti che contribuirono alla costruzione dell’Uruguay.

JUAN RASO