John Bucci è stato un artista autodidatta, nato in quella parte dell'Italia che dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale passò a quella che era la ex Jugoslavia. "Vivere sotto il comunismo - diceva - era così opprimente. Non potevano parlare italiano e hanno dovuto cambiare i loro nomi". Si chiamava Giovanni Desiderio Bucci e nel 1955, mentre era in bicicletta, si accorse che le guardie di frontiera avevano reciso un tratto di recinzione per andare a bere a una fontana italiana. "Lasciò cadere la bicicletta - ha raccontato la moglie Jeanne Guaraldo - e si mise a correre".

Quattro anni in un campo profughi, poi nel 1959 emigrò negli Stati Uniti, a Chicago. Bucci è morto nel febbraio scorso, a 84 anni, ma ha lasciato dietro di sé ricordi indelebili. "Nulla è impossibile" diceva. E negli States, tra le tante realizzazioni in plexiglas che realizzò, una delle più celebri, anzi non c'è dubbio la numero uno, fu proprio la riproduzione della Fontana di Trevi, ma non solo perché la sua opera era anche itinerante.

Variavano da una lunghezza di sei metri fino a quindici e hanno rappresentato il momento clou per tanti italo-americani e i loro festival. Erano realizzate in modo che potesse anche sgorgare l'acqua e la gente, come succede in quella vera, tirava le monetine. Ma durante la sua vita aveva realizzato, sempre in plexiglas anche riproduzioni di auto e altro ancora.