L’emergenza sanitaria causata in tutto il mondo dal COVID-19 ha bloccato la vita ordinaria in quasi tutti i paesi, costringendo anche le comunità italiane stanziali ad adeguarsi alle nuove normative restrittive per contenere la diffusione del virus. Ovunque nel mondo riecheggia il motto coniato in Italia: "Io resto a casa, andrà tutto bene". Questa triste esperienza ha fatto riemergere nei nostri connazionali i sentimenti di appartenenza alla nostra patria assieme al rispetto e all’amore degli italici verso il più bel Paese del mondo. Anche in questa circostanza gli italiani all’estero, benché impediti e sopraffatti dalla sofferenza fisica, sociale, economica collettive, che soffocano il bel pensiero e ne scalfiscono gli umori, non hanno fatto mancare gli slanci di solidarietà verso le regioni, le strutture ospedaliere e la protezione civile italiana dando vita a spontanee e ingenti raccolte di fondi, favorendo l’invio di materiale sanitario verso il nostro Paese.

IL LAVORO NEI CINQUE CONTINENTI Nei cinque continenti si sono organizzati ed hanno concorso sia a promuovere il rientro di migliaia di turisti italiani bloccati in aeroporti o luoghi di fortuna, sia dei cittadini italiani domiciliati temporaneamente all’estero; in alcuni casi hanno anche favorito la realizzazione di voli aerei per il loro rientro. Intanto, la battaglia contro il virus continua; si direbbe a mani nude per contrastarlo sperando che la scienza riesca a debellarlo il più presto possibile e ritornare alla normalità. Ovunque ogni vita strappata alla malattia è una vittoria incoraggiante e speranzosa. In giro per il mondo, purtroppo, abbiamo un’altissima percentuale di nostri connazionali in stato di povertà, di indigenza e bisognosa di aiuti la cui sopravvivenza e legata ad un esile filo di solidarietà. Il Consiglio generale degli italiani all’estero e i Comites sollecitano il governo e la cooperazione internazionale a preoccuparsi e a prendere in seria considerazione interventi straordinari, urgenti e mirati per far giungere loro aiuti immediati, anche di prima necessità.

IL SOSTEGNO ALLE NOSTRE ATTIVITÀ In Ecuador, in centroamerica, in Venezuela, nella Repubblica dominicana, in paesi dell’Europa dell’Est e dell’Africa la gente, e tra loro anche numerosi nostri connazionali, muore per mancanza di assistenza alimentare e sanitaria. Le immagini e la narrazione provenienti da questi posti sono inenarrabili. In questi giorni in cui nel parlamento italiano si stanno costruendo le misure per sostanziare i decreti "cura Italia" e quello del 6 aprile per il credito e il sostegno alle imprese, il Consiglio generale degli italiani pone all’attenzione del governo la necessità di inserire nella manovra finanziaria anche interventi a sostegno e promozione delle attività degli italiani all’estero. La potenza di fuoco finanziaria messa a disposizione dal governo italiano, dovrà immancabilmente produrre un gettito anche sugli ingranaggi che tengono in moto il sistema paese e l’internazionalizzazione dell’Italia. All’estero gli addentellati per farlo funzionare sono conosciuti ed hanno nomi precisi: camere di commercio, imprese, scuole, servizi pubblici, associazioni, organizzazioni del terzo settore e media alimentati dalla laboriosità di donne e uomini, che promuovono e fanno fiorire questo sistema; in mancanza di risorse finanziarie fresche i nostri connazionali rischiano di uscire dal mondo produttivo con ricadute regressive del sistema Italia. Maggiore preoccupazione desta il destino di coloro che in molti paesi non godono di tutele lavorative, assistenza e protezione sociale in particolare nell’ambito della ristorazione e del turismo. La loro dignità e il loro futuro meritano un’attenzione e degli interventi straordinari, che il Consiglio Generale degli italiani all’Estero ha più volte segnalato al governo. Nell’emergenza le istanze vanno trattate ed affrontate doverosamente anche con le istituzioni sovranazionali e comunitarie, ipotizzando anche programmi adeguati per un reintegro nel mondo del lavoro in Italia.

MICHELE SCHIAVONE SEGRETARIO GENERALE CGIE