Napoli 2020 è come Chicago nel 1930. Nei retrobottega dei negozi si preparano pastiere e casatielli di contrabbando, così come nella capitale del crimine di Al Capone si distillava whisky. De Luca sembra lo sceriffo cattivo del far west, ma nessuno ferma la legge della domanda e dell’offerta. E la domanda a Napoli di pastiere e casatielli non è elastica al virus, va bene tutto, chiuderci a casa, nel salotto, nello sgabuzzino. Ma dovunque siamo, anche se chiusi in una cassapanca come contorsionisti, non serve l’aria, ma il profumo del grano, dei fiori di aranci, della ricotta, della sugna che va a nozze con il pepe e si immerge in una dionisiaca orgia con cicoli, ricotta, provola, salame, uova; ad ognuno la sua ricetta famigliare.

Sì perché qui ognuno ha la sua pastiera ed il suo casatiello, quello della mamma, quello è il migliore, ma con gli anni ci si è adattati, è arrivato il consumismo, sfrenato, preferisci il casatiello di questo fornaio o di questa pasticceria, la pastiera alta di questo bar, o quella bassa di quest’altro. Qua si è arrivati a cose mostruose, si sono visti poveri turisti comprare sfogliatelle al bacio, alla nutella. Che è come bere un taurasi migliorato con la coca cola. La comparazione delle pastiere è sempre esistita, ma una volta la disfida era tra quella di nonna e quella di mamma, talvolta una zia, di rado una vicina.

Poi è arrivato il virus e le pastiere bisogna farle a casa ed a Napoli si sono aperti due fronti: in città si è aperta una frattura profonda, insanabile, che per sempre porterà conseguenze gravissime: chi ha la fortuna di avere ancora la mamma e di averla vicina, o almeno una zia, una nonna se è più giovane; o chi ha la moglie che la sa fare, che immemore di anni di battaglie femministe, di orgogliose rivendicazioni di parità di sesso, ha imparato come si fa la pasta frolla, le quantità, la storia delle sette strisce, l’importanza del fior d’arancio e poi la sugna, i cigoli, il pepe, l’impasto sia essa o meno dotata di planetarie o Bimby.

E poi ci sono tutti gli altri, quelli che ramenghi stanno alimentando l’infame contrabbando, che supplicano il fruttivendolo, il macellaio o il salumiere, di fargli trovare una pastiera, qualcuno l’ha chiesta al giornalaio, i più disperati ai farmacisti, sperando negli alambicchi. Per una pastiera ed un casatiello oggi si è disposti a perdere qualsiasi onore, qualsiasi residuo di dignità, spendere cifre folli, ballare il ballo del qua qua alla moglie del ragazzo del supermercato; e anche a rischiare il carcere. Perché a Poggioreale, di riffo e di raffa, una pastiera ed un casatiello ci saranno.

Enzo Ghionni