Quando i problemi si affrontano sul serio con imparzialità e senso delle istituzioni, allora anche per i più ostinati emerge la consapevolezza che il rispetto dei diritti va garantito a tutti e anche agli italiani all’estero.

E’ il caso della partecipazione al voto di 4,5 milioni di cittadini italiani residenti all’estero i quali sono parte integrante del corpo elettorale, chiamato alle urne per rispondere al quesito referendario confermativo sulla riduzione dei parlamentari. Fermo restano le attuali disposizioni in molti Paesi esteri migliaia di loro resterebbero fuori dalla disputa referendaria. In questi giorni si sta ragionando sull’organizzazione delle strutture pubbliche per ospitare le urne referendarie e anche sulla partecipazione al referendum delle elettrici e degli elettori italiani bloccati in quarantena e che non potranno recarsi direttamente ai seggi.

All’improvviso qualche ministero porge l’attenzione anche sul voto a rischio nella circoscrizione estero, nella quale perdurante la pandemia oltre un milione di nostri connazionali rischia di essere esclusa dal voto. Il primo rinvio del referendum previsto per il 29 marzo aveva già fatto scattare l’allarme e resettato il lavoro preparatorio della rete diplomatico consolare. Da quel dì si è alzata forte e vibrante la richiesta del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, dei Com.It.Es. e delle associazioni italiane all’estero di garantire la partecipazione a tutte e tutti le e gli italiani all’estero, questione che oggi viene rilanciata anche in Italia per il riemergere delle difficoltà sanitarie. Ci sono ancora i tempi per scorporare l’election day e organizzare il referendum in un secondo periodo, quando anche i contagi saranno sotto controllo. Ne va della credibilità del voto e del rispetto dei diritti politici degli italiani.

Del resto l’innovazione e la semplificazione legislativa e amministrativa, alla quale il Governo sta dedicando attenzione, arrivano in soccorso a chi dovrà confermare l’election day. Basterebbe perfezionare gli strumenti e le modalità di voto.

MICHELE SCHIAVONE, SEGRETARIO GENERALE CGIE