E così, caro Baffetti, la storia finisce qui. È finita il 1° agosto (il compleanno del Napoli, 94 anni!), col San Paolo deserto per la pandemia, e il tuo saluto ai sediolini vuoti, la fascia di capitano per un addio senza homenaje, l’omaggio che avresti meritato, con molti applausi e tanto sentimento, per questi sette anni napoletani, core mio, bene mio, in punta di piedi e di gol, 347 partite e 82 reti.

Ciao, cavallino andaluso sul sentiero di destra col piede che s’è andato spegnendo dopo quei venti gol della prima stagione. Le esigenze di squadra ti hanno inchiodato al titolo di equilibratore, oh un grande onorifico titolo tattico, che ti ha ridotto il brivido della conclusione a rete, quell’appuntamento a occhi chiusi sul cambio-gioco di Insigne che ti recapitava il pacco-dono della palla della felicità. Da pennellatore di gol fulminanti alla carriera di operaio specializzato nel coprire la fascia, avanti e indietro, postino tattico, disciplinato, ubbidiente alle indicazioni degli allenatori senza mai protestare per quell’allegria del gol che si appassiva mentre ti allontanavano dalla meta. Sempre meno protagonista sui tabellini dei marcatori, salvo la stagione pirotecnica dei 94 gol azzurri in cui tornasti fromboliere allegro con 17 centri.

Sette anni napoletani vissuti con garbo e discrezione, mai un gesto fuori posto e un paio di trascurabili amenità, i capelli argento e i baffetti dell’ultimo periodo che all’avvocato Carlo Correra, eminente e poetico tifoso azzurro, hanno ricordato i baffetti di Julinho a Firenze. Ci siamo voluti bene senza strepiti, un matrimonio sereno per questo tuo carattere così poco spagnolo che neanche il Vesuvio ha incendiato. È possibile che la Sierra Nevada sopra quel paesino, Motril, dove sei nato, ti abbia raffreddato un po’. Che cosa farà il Napoli senza Callejon? Cercherà un nuovo equilibratore oppure ci rinuncia e prende l’ala bum-bum che forse avresti voluto essere?

Il titolo tattico ti servirà in famiglia, caro Baffetti, dove sarà necessario tutto il tuo equilibrio fra quattro donne, Marta, la moglie deliziosa, e le tre figlie Paula, India e Arya, queste ultime due nate a Napoli perché, a Napoli, man mano ti è mancato il gol, ma hai messo a segno due colpi di felicità. Buona fortuna, José Maria. Hai percorso la passerella del calcio, ampollosa, ridondante, anche fasulla, col passo leggiadro del signorino Felicita. Saresti piaciuto a Gozzano.

di MIMMO CARRATELLI