In vista delle prossime elezioni statunitensi, non ci sono solamente la crisi sanitaria e le tensioni razziali a turbare i pensieri di Donald Trump. Un altro elemento troppo poco considerato - che avrà un peso non indifferente sul voto del prossimo novembre - è la questione del generale malcontento tra l’elettorato rurale. Quattro anni fa i repubblicani poterono contare su questo alleato. Cittadini bianchi, poco istruiti e che vivono al di fuori dai centri urbani sono alla base dei partiti populisti in tutto l’Occidente. Più nello specifico, Trump si assicurò la vittoria in molti Stati che fanno della produzione e della commercializzazione di materie prime (mais, su tutti) la loro peculiarità grazie a una strenua campagna elettorale che vedeva il farmer al centro del suo programma politico. Dimenticati da un mondo sempre più globalizzato, agricoltori e allevatori hanno visto in Trump uno di loro (seppur con le dovute differenze di classe), capace di poterli risollevare dalla loro situazione. E Trump si è speso in modo particolare per le loro ragioni. Un esempio concreto: andando contro le politiche ambientali volute da Obama, l’amministrazione Trump ha accolto le richieste in sostegno dei gruppi industriali e agricoli rimuovendo alcune protezioni idriche federali, scatenando così l’ira degli ambientalisti. Non solo. Nella guerra commerciale innescata con Pechino, Donald Trump credeva di difendere la posizione degli agricoltori statunitensi, preoccupati dei costi bassi delle materie prime esportate. Risultato: la Cina ha smesso di importare determinati alimenti, come la soia di cui è la prima importatrice al mondo, rivolgendosi verso altri mercati (vedasi alla voce Brasile). Neanche la tregua stipulata tra le due parti ha rassicurato i farmers, in quanto le acquisizioni di materie prime promesse dalla Cina sono attualmente molto inferiori agli accordi stabiliti. A pagare le spese della crisi commerciale voluta da Trump sono stati, quindi, i suoi elettori principali. Secondo l’American Farm Bureau, nel settembre del 2019 i casi di aziende agricole fallite (per lo più a conduzione familiare) sono stati 580, ovvero il 24% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, la maggior parte delle quali negli Stati dove il partito repubblicano ha trionfato nel 2016. Sempre da uno studio del Farm Bureau emerge come la crisi economica abbia innescato un problema sociale tra gli agricoltori, con un tasso di suicidi superiore alla media delle altre categorie lavorative. Contrariamente a quanto si potrebbe credere, però, il reddito totale delle imprese agricole nel 2020 raggiungerà il record storico di aiuti. Donald Trump Se durante l’amministrazione Obama i pagamenti diretti agli agricoltori oscillavano tra i 9 e i 13 miliardi di dollari,con Donald Trump questa cifra è stata raddoppiata. Un primato fittizio e potenzialmente esplosivo, dovuto a una serie di sussidi caduti a pioggia dalle tasche federali. Il settore agricolo è stato quindi dopato dagli aiuti di Stato ed è dipendente al punto tale che, nel momento in cui si dovranno inevitabilmente chiudere i rubinetti, ci sarà una grave situazione economica e sociale a cui dover far fronte. Seppur importanti, a volte i numeri non riescono a spiegare bene la situazione. Ciò che potrebbe far perdere le elezioni all’attuale presidente è il malcontento insinuatosi nella sua base più solida. "La campagna si gioca su un filo molto sottile", dice ad Huffpost Mattia Diletti, professore a La Sapienza di scienza politica e sistemi politici istituzionali. "Le motivazioni per cui Trump rischia di perdere sono essenzialmente due: le mancate promesse al settore agricolo, a cui erano state garantite maggiori vendite in Cina, e l’incapacità di gestione del Covid-19 anche nelle zone rurali″. Inizialmente, infatti, la pandemia non si era diffusa in queste aree ma solo nei grandi centri urbani. Ora, invece, il coronavirus è arrivato anche nei sobborghi con un impatto devastante. "Alle critiche dell’elettorato repubblicano bianco e istruito sulla gestione della pandemia, si sono ora aggiunte quelle dei bianchi e meno scolarizzati che popolano i sobborghi", continua Diletti. "Il disagio nella società bianca nei confronti di Trump potrebbe portare a un maggior astensionismo e questo sarebbe un vantaggio per Biden". Gli Stati Uniti fanno delle esportazioni delle materie prime un loro punto di forza. È da leggere - anche - in questo senso "l’ossessione" di Trump per il mondo rurale: nel 2016, analizzando la vittoria Stato per Stato, si può notare come i democratici siano stati letteralmente spazzati via dai territori rurali, che sono anche quelli più in bilico a ogni tornata elettorale e che garantiscono il maggior numero di Grandi Elettori. Joe Biden sembra aver compreso gli errori dei democratici di quattro anni fa e ha delineato una politica agricola che include l’aumento delle esportazioni agricole per evitare le lotte tariffarie. Anche se non è ancora chiaro il modo in cui intenda porsi nei confronti della Cina, ciò che è certo è che non potrà smettere di erogare denaro da un momento all’altro, pena il collasso dell’intero settore. "Qualora vincessero, anche i democratici continueranno con una politica dopante per il settore agricolo", afferma Diletti. La situazione, rispetto a quattro anni fa, è ancora di più difficile analisi. "Non c’è una divisione solamente tra Stati rurali e urbani, ma una frammentazione anche all’interno degli stessi Stati. Come in Minnesota, ad esempio, dove i democratici sono in vantaggio nelle grandi città e completamente assenti nelle aree extra urbane. Basta poco per spostare l’equilibrio da una parte all’altra". La partita si sta giocando su un filo sottilissimo. Più che di conquista, sembrerebbe essere una campagna elettorale volta al mantenimento del proprio elettorato. È difficile immaginare un afroamericano votare per Donald Trump dopo le tensioni razziali di questo periodo, così come un elettore rurale non voterà per i democratici per una ragione d’identità. Ma nel momento in cui la sfiducia verso il proprio candidato inizia a crescere, lo sfidante ne trarrà inevitabilmente giovamento. "Chi riuscirà a mantenere il sostegno, vincerà", conclude Diletti. E a Dondald Trump, parte del suo elettorato agricolo, sta iniziando a voltare le spalle.

LORENZO SANTUCCI