Bisogna prendere con le pinze quello che dice il ministro della Salute Roberto Speranza, laureato in Scienze Politiche e che dunque poco ha a che fare tutto sommato con la medicina. Ma al momento questo è. Il 2 settembre disse che entro la fine dell’anno sarebbe arrivato il vaccino. Una dichiarazione azzardata che forse andava sponsorizzata con meno enfasi e più controllo da parte della sua comunicazione, dato che qualche giorno fa Astrazeneca, l’azienda farmaceutica britannica al lavoro sull’antidoto, ha dovuto sospendere (per poi riprendere dopo qualche giorno) i test a causa di un effetto indesiderato capitato a un volontario. Insomma, assai difficile che nel 2020 si riesca a trovare una soluzione. Ieri comunque Speranza è tornato sul tema, spostando ovviamente l’arco temporale per la fine della pandemia, prendendosi ‘più tempo’: "Dobbiamo ancora mantenere il distanziamento, portare le mascherine, lavarci le mani, ma non è per sempre: dopo l’autunno e l’inverno vedremo la luce", ha detto nel corso di un’intervista rilasciata al quotidiano ‘La Repubblica’. Il ministro ha poi continuando dicendo che "una cura e un vaccino per il Covid sono vicini e quindi si tratta di resistere altri sei mesi". In merito alla ripresa della sperimentazione di AstraZeneca, si è detto molto soddisfatto di questa notizia, specificando che "il caso anomalo riscontrato non era legato al vaccino. E poi ancora: "Come Unione europea stiamo comprando un pacchetto 6+1, quello di Astrazeneca è uno dei sei ed è in fase più avanzata. Ci sono anche gli altri però. E stanno per arrivare cure innovative: a Siena il professor Rino Rappuoli sta facendo un lavoro straordinario sugli anticorpi monoclonali da cui verranno fuori farmaci efficaci". Un passaggio Speranza lo ha dedicato anche alla scuola, chiedendo a tutti i governanti di finirla con le polemiche inutili "perché non è un problema della ministra Azzolina ma di tutti noi. Abbiamo fatto più che negli altri Paesi europei, nessuno pensa che la situazione sia perfetta, non abbiamo la bacchetta magica e i problemi della scuola italiana non nascono col Covid. Ma ci sono risorse senza precedenti, stiamo provando a investire sul personale scolastico e sulle attrezzature, forniremo 11 milioni di mascherine al giorno a tutti gratuitamente".

STEFANO GHIONNI