Così come tra i rappresentanti della comunità anche all’interno delle associazioni italiane in Uruguay si respira una grande preoccupazione dopo il trionfo del sì al referendum che porterà al taglio dei parlamentari. Abituati ormai a essere costantemente trascurati da Roma, la notizia dell’esito del referendum è stata accolta con tutto quello scetticismo che avvolge da anni il mondo associativo italiano che non si sente degnamente supportato. "Abbiamo perso forza nel Parlamento, perdendo rappresentanza avremo meno voce" sostiene Fernando Pizzuti dell’Associazione Abruzzese di Montevideo. "Gli italiani all’estero saranno meno rappresentanti rispetto agli italiani che vivono in Italia: 4 senatori e 8 deputati dovranno far valere gli interessi di oltre 6 milioni di elettori a cui bisogna aggiungere anche le persone che non si iscrivono ai consolati. Anche se appare difficile, forse l’unico modo per farsi sentire sarà quello di stringere alleanze con i parlamentari eletti in Italia per poter portare avanti le nostre rivendicazioni".

"Per noi non cambia niente, eravamo già abituati a essere emarginati" riconosce Roque Pascale della Collettività Satrianese San Rocco riferendosi ai 130mila cittadini italiani residenti in Uruguay e la scarsa incidenza avuta nella circoscrizione dell’America meridionale. "A livello sudamericano invece sì, ci saranno pesanti conseguenze dato che il taglio va contro lo spirito degli articoli della Costituzione che regolano il voto all’estero. Questa riforma è un anticipazione di ciò che avverrà in futuro, le distanze si riducono a favore di una maggiore presenza virtuale. Niente sarà più come prima".

Livia Boschiero del Cavu (Comitato delle Associazioni Venete in Uruguay) chiama in causa la responsabilità della classe politica come elemento principale: "La percezione che hanno gli elettori è che i parlamentari, tanto quelli italiani come quelli dell’estero, non fanno bene il loro lavoro e per questo motivo sono stati puniti con un voto di protesta. Certo, la decisione può essere discutibile e le conseguenze saranno negative ma questa dovrebbe essere anche l’occasione per fare una seria riflessione sul ruolo della rappresentanza che non ha funzionato bene".

Concetti simili esprime anche Eugenio Nocito dell’Associazione Calabrese di Montevideo: "Questo è stato un voto di protesta populista nei confronti della classe politica italiana. A noi non ci cambia molto rispetto a quello che è stato fatto fino ad ora dato che i parlamentari eletti in Sud America hanno sempre trascurato l’Uruguay". Ma al di là della riduzione dei membri del Parlamento, Nocito vede "indispensabile" il potenziamento degli organismi di rappresentanza partendo dai "Comites e dal Cgie per farli funzionare davvero a tutela del mondo dell’emigrazione" e proseguendo poi con "servizi consolari adeguati alla domanda della popolazione".

Commenti ancora più rassegnati si registrano nell’interno dell’Uruguay dove si vive, rispetto a Montevideo, una condizione di ulteriore abbandono da parte delle istituzioni italiane. Flavio Fuccaro del Centro Culturale Italiano di Paysandú si dice poco sorpreso e guarda al futuro con ulteriore preoccupazione: "Era evidente che avrebbe vinto il sì, i cambiamenti erano prevedibili. La realtà è che questo sarà solo il primo passo verso ulteriori tagli, penso innanzitutto alla cittadinanza dato che ci sono troppe persone con diritti acquisiti che generano obblighi e una costante domanda di servizi. Evidentemente c’è un filo da tagliare con gli italiani all’estero, molti dei quali portano avanti con grande sacrificio la difesa dell’italianità nel silenzio più assoluto".

Andres Natale della Società Italiana di Colonia chiama in causa la scarsa informazione avuta all’estero per questo referendum: "Almeno qui in Uruguay la campagna informativa dell’Ambasciata è stata completamente insufficiente. Bisognerà fare una seria riflessione su questo punto e analizzare i motivi di questa scelta che hanno condizionato la scarsa affluenza, il dato più significativo che ci lascia il voto. Qualcuno potrebbe interpretare questi dati come un indizio che agli italiani all’estero non interessa partecipare e dunque si apriranno le porte ad ulteriori tagli su tutte le politiche a favore degli italiani nel mondo che sono state già pesantemente ridimensionate. Insomma, la situazione è complessa, speriamo di non perdere altro in futuro".

Matteo Forciniti