Condannata Chiara Appendino, sindaco pentastellato di Torino. Falso in bilancio, ma assolta dal temuto abuso di ufficio, perché "il fatto non sussiste". Sei mesi di carcere con sospensione condizionale della pena ha scritto nella sentenza il gup Alessandra Piffner. Chiara Appendino si è autosospesa dal M5S, "in ossequio al nostro regolamento interno". Ma non decade da sindaco di Torino in quanto indenne dai nefasti effetti della legge Severino. La sentenza certifica da un lato "una grave irregolarità contabile nel 2012". Un bilancio alterato dalla giunta pentastellata nel dicembre 2016. Dall’altro lato però esclude "un vantaggio politico diretto" che ne sarebbe derivato per il sindaco di Torino.

Sotto la lente d’ingrandimento della magistratura (i pm Enrico Gabetta e Marco Gianoglio) è finita l’area dell’ex Westinghouse. L’amministrazione comunale avrebbe garantito un falso conteggiando un credito ma non il rispettivo debito. Beppe Grillo, il gran capo fondatore del M5S, l’ha presa a modo suo. Con ironia e leggerezza, tipiche quando gli girano veramente. Ha scritto su Facebook alla Appendino "At voi bin Chiara", ti voglio bene in piemontese. Ma gli altri, Di Maio e Crimi? In call con i leader del Movimento, la Appendino ha incassato un "Chiara tieni duro, siamo con te". Ma la botta resta, e leggera proprio non è. Al contrario è pesante, di una pesantezza disagevole, non facile da incassare.

Dovendo mettere nel conto alcuni eventi che hanno avuto come protagonista negativo la Appendino in qualità di sindaco di Torino. Dovrà rispondere di disastro e lesioni plurime e omicidio colposo per il panico che si scatenò in piazza San Carlo il 3 giugno 2017 durante la proiezione su schermo gigante della finale di Champions League Juventus-Real Madrid. Tre morti e 1500 feriti. Mentre è uscita definitivamente dall’inchiesta che la vedeva indagata per concorso in peculato in relazione a una consulenza da 5mila euro affidata a Luca Pasquaretta, suo ex portavoce, in occasione del Salone del Libro. Il gip ha disposto l’archiviazione.

In questa circostanza è emerso come sulla zona dove forse sorgerà il nuovo centro congressi, la priorità fu ottenuta dalla Ream con il versamento di una caparra di cinque milioni. Nell’anno successivo il progetto non venne aggiudicato alla Ream, ma ad Amteco Maiora. In quella occasione il Comune incassò una parte dei 19,7 milioni offerti dai privati. Di conseguenza, avrebbe dovuto decurtare cinque milioni da restituire a Ream. Secondo i pm, la somma non è stata mai versata, tantomeno iscritta a bilancio in due distinte occasioni. Ma approvata nel 2017. "Un chiaro caso di falso", sostengono i giudici.

Da qui le condanne anche per l’assessore al Bilancio, Sergio Rolando, sei mesi, e per l’ex capo di Gabinetto del sindaco Chiara Appendino, Paolo Giordano. Otto mesi per lui ritenuto "l’ispiratore della manovra contabile". Assolto l’assessore alle finanze del Comune, Paolo Lubbia. Chiara Appendino ha annunciato che ricorrerà in Appello. "Certa della mia innocenza e della mia assoluta buona fede. Come si evince chiaramente dalle anche carte processuali, non ho tratto alcun vantaggio personale. Non avrei avuto quindi il movente per commettere intenzionalmente il falso".

Sostenuta da suoi legali Luigi Chiappero e Luigi Giuliano, il sindaco Appendino sottolinea come "l’entità della pena irrogata dimostra l’irrilevanza del fatto". Una bufera comunque non imprevista, l’ennesima, si abbatte sul capo del Movimento Cinque Stelle, segnalato in forte ribasso ovunque dall’esito della recentissima consultazione elettorale a livello di rinnovo dei governi regionali. La Procura di Torino ritiene di poter essere più che serena sulla sentenza. "Il reato di falso è staro riconosciuto e l’abuso d’ufficio sarebbe comunque caduto. Al di là dell’assoluzione nel merito, per effetto della riforma della fattispecie di reato avvenuta col Decreto di Semplificazione".

L’ultima sentenza di condanna, in pratica, mette fine alla luna di miele del primo sindaco donna di Torino con i cittadini. Quattro anni turbolenti alla guida della città, in un alternarsi di fasi, segnati dalla tragedia di piazza San Carlo. Un flop anche per il grande sponsor della Appendino, l’attuale ministro Luigi Di Maio. La figura del sindaco appare non più spendibile in chiave Cinque Stelle alla guida del Comune di Torino. La sentenza congela il sindaco condannata in un limbo. Anzi di più, in un vicolo cieco. Chiara Appendino deve dire addio all’ipotesi di leadership del M5S.

Franco Esposito