Siamo circondati. È vero: in Italia i contagi aumentano. Quel che preoccupa di più gli scienziati e i politici del nostro Paese sono i casi dei nostri vicini: 12 mila in Spagna, 6700 in Gran Bretagna, la Francia non è da meno. Il ministro Roberto Speranza non è allarmato e non ritiene che siamo vicini al secondo lockdown. Però si rende conto che la situazione non è idilliaca e bisogna prendere tutte le precauzioni possibili e immaginabili per evitare il peggio. È indispensabile "tornare all’antico". Quando gli italiani nel pieno dell’ondata di covid si sono comportati in modo egregio tanto da ottenere il riconoscimento e il plauso del mondo intero. Ricordate? Vietato uscire se non andare a gettare la spazzatura. L’obbligo delle mascherine. Le scuole chiuse come pure le università. Gli stadi vuoti, il pallone nel cassetto. Il distanziamento. Dimenticarsi la stretta di mano, il compagno di banco. Insomma un inferno di nome covid. Oggi, per carità, non siamo a quel punto, però i contagi aumentano giorno dopo giorno, i focolai pure. In Campania, il governatore Vincenzo De Luca non ha peli sulla lingua e dice: "Se il flusso non si ferma sarò costretto a chiudere tutto". Mentre il più diffuso quotidiano del Mezzogiorno titola a caratteri cubitali: "Napoli allo sbando". Milioni di famiglie sono in ansia perché la scuola funziona al cinquanta per cento. Tanto è vero che oggi scendono in piazza per una manifestazione unitaria genitori, docenti e studenti. "Chiediamo che lo studio ritorni quello di una volta. E non è così, malgrado le parole di ottimismo del ministro Lucia Azzolina. Pensate che oggi per tornare a scuola dopo la quarantena bisogna fare due tamponi. Un incubo". Se non si vuol parlare di allarme poco ci manca. E bene fanno i responsabili dell’Istituto di Superiore di Sanità a dire che bisogna procedere con quattro piedi in una scarpa. Sarebbe necessaria, anzi indispensabile, una maggiore tranquillità tra le forze politiche. Invece, tra gli uni e gli altri, cioè tra maggioranza e opposizione, ma anche fra gli stessi esponenti di uno stesso partito le polemiche e le divisioni non accennano a diminuire. Nell’occhio del ciclone è ancora il Movimento 5Stelle che ha subito un brutto colpo dalle elezioni regionali. Avrebbero dovuto gioire per il risultato del referendum. Ma i numeri impietosi che dimostrano una notevole marcia indietro nei suffragi ha scatenato la rissa interna. Ci sono i governisti e gli anti governisti. Coloro che predicano la politica di un tempo (non ci si allea con nessuno) e quelli che sostengono a spada tratta che il Movimento ha bisogno di aria nuova. Come predica Roberta Lombardi, ex capogruppo dei 5 Stelle alla Camera: "Fuori i big dal nuovo direttorio". Non si limita alle frasi generiche, va ben oltre. Ad esempio, tuona: "Vogliamo ancora tenerci Virginia Raggi in Campidoglio? Andremo incontro ad una sconfitta sonora". Tra i pochi a mantenere la calma è Roberto Fico, presidente della Camera, anche se l’opposizione lo coglie con le mani nel sacco: "Dice di essere favorevole al pensiero di Grillo che rifiuta la democrazia parlamentare e indovinate da chi viene la predica? Da quell’uomo che occupa la poltrona di terza carica dello Stato". Infine, tanto per rimestare nel fango, rimane consistente il gruppo di quelli che gridano alla riapertura degli stadi con un massino di ventimila persone. Questi stessi personaggi dimenticano forse che cosa significò quella partita dell’Atalanta giocata in Champions a San Siro invece che a Bergamo. L’inizio di una pandemia da covid diffusa in Lombardia, regione che ha sempre battuto il record dei contagi. Per fortuna, questi signori vengono placati se non zittiti dal ministro Speranza: "Non se ne parla proprio di riportare i tifosi sulle gradinate". Parole sacrosante.

BRUNO TUCCI