Torniamo all’antico. Forse di più se la curva dei contagi continua a salire così. Si chiude la notte non solo in Lombardia e in Campania, pure nel Lazio e forse in Sardegna. Walter Ricciardi, il consulente del ministro della Salute, tuona: "Siamo come nella Venezia del 400, nonostante la tecnologia". L’impressione è che il Governo non sappia che fare, è in confusione. Giuseppe Conte non vuol sentir parlare di lockdown. Ma intanto in molte regioni entra in vigore il coprifuoco, o meglio il "coprifuochino", come lo definisce Il Fatto. Anzi, con le previsioni si va più in là. Se si dovesse arrivare alla fine della settimana a 20 mila contagi, la stretta sarà ancora più significativa. Si arriverebbe a un coprifuoco che impedisca di uscire di casa dalle 21 in poi, se non dalle 20. Certo i numeri sono allarmanti e gettano nel panico la gente. "Abbiamo perso il controllo di molte città importanti", sostengono gli scienziati. Roma, Milano, Napoli e Genova sono le maggiori imputate e si naviga a vista, cercando rifugio nel passato. Ad esempio con l’autocertificazione che ci riporta al marzo scorso. Quando per mettere il naso fuori di casa dovevi dimostrare che era necessario. Lo stesso vale ora per il coprifuoco. E si torna all’antico anche con le scuole. Perché a Milano e Roma, a cominciare da lunedì, le lezioni torneranno a distanza. La destra cavalca subito questa restrizione: "È la dimostrazione che il ministro Lucia Azzolina deve farsi da parte". Parafrasando Marcel Proust, si potrebbe dire che si va alla ricerca del tempo perduto. Si, insomma, a quei sette mesi estivi in cui il Governo ha sottovalutato la situazione. È rimasto fermo. E non ha pensato di fronteggiare la seconda ondata d’autunno che tutti davano per certa. Insomma, l’Italia è arrivata impreparata. E invece di agire si è preoccupata di identificare i responsabili. In parole povere, di andare alla ricerca di chi aveva sbagliato. Come se questa inutile indagine avesse potuto dare i risultati sperati per il futuro. "Il virus ha infettato il governo", titola in un editoriale il più giovane dei quotidiani. Le critiche non si placano, Conte è messo sotto accusa e con lui una buona parte dei suoi collaboratori. Oltre all’Azzolina, anche Paola De Micheli viene considerata la maggiore imputata del disastro dei trasporti pubblici locali, forse i maggiori indiziati della diffusione del Covid19. Così, da oggi molti italiani diventeranno come Cenerentola obbligata a tornare a casa a mezzanotte. Forse dovranno addirittura anticipare di un’ora o due. Comunque, invece di andare alla ricerca di un’intesa, le forze politiche continuano a dividersi. Anche tra alleati, come tra il Pd e i 5Stelle. Non è solo il MES a spaccare la maggioranza. Pure per le prossime elezioni di primavera non si trova un accordo. È sempre più Roma nel mirino dei due partiti. I Dem si rivolgono niente po’ po’ di meno che al premier per convincere Virginia Raggi a ritirarsi. Ma i pentastellati, almeno all’apparenza non mollano. Chiediamo al Palazzo: si può vincere il virus se i problemi principali sono questi?

BRUNO TUCCI