Sono in molti a credere che il premier dovrà rivedere il decreto di domenica scorsa. In modo più drastico: riscriverlo. Il perché lo dimostrano le piazze di Milano, Torino, Napoli, dove migliaia di persone si sono riversate in strada per protestare contro le misure del dpcm del governo.

Negozi saccheggiati, cassonetti incendiati, lanci di pietre, risposte con i candelotti lacrimogeni. La polizia si difende. Ma è attonita dinanzi a tanta caparbietà nel chiedere aiuti e respingere le misure che hanno messo con le spalle al muro tantissimi esercenti fra baristi, ristoratori, pasticcieri. Non c’è da scherzare contro il fallimento a cui va incontro questa gente. Il premier Giuseppe Conte trascorre gran parte della notte a rivedere le immagini in tv. Ma non arretra, almeno per il momento, e fa dire a uno dei suoi collaboratori: "L’esecutivo non arretra. Queste ristrettezze sono indispensabili". Lo sappiamo: tra il dire e il fare... Ragione per cui è convinzione comune che il presidente del Consiglio alla fine cederà.

E sarà costretto ad andare incontro alla necessità di chi difende il lavoro e il danaro per andare avanti. Sono pochissimi coloro che la pensano come Conte. Infatti, il premier non deve difendersi solo dalla piazza, ma anche dai suoi alleati. In primis (manco a dirlo) daMatteo Renzi. Sempre pronto a prendere la palla al balzo quando si tratta di farsi pubblicità. Lo afferma senza termini: "Conte deve innestare la marcia indietro sul dpcm se non vuole che il suo governo frani sotto i colpi di chi protesta giustamente". Insieme con lui pure il presidente della regione Emilia- Romagna Stefano Bonaccini, il quale ritiene, sia pure con minor vigore, che queste misure sono eccessive e vanno ridimensionate. Il leader di Italia Viva non è un esponente dell’opposizione, ma un alleato di governo. Senza i voti del suo partito l’esecutivo traballerebbe. Ecco perché nella maggioranza sono preoccupati.

Innanzitutto, Nicola Zingaretti, il segretario dei Dem, che usa parole forti contro l’ex presidente del Consiglio: "Ci devi chiaramente dire da che parte stai. Una volta per tutte. L’atteggiamento di Matteo è intollerabile". Il clima non è dei migliori se anche Bonaccini fa i suoi distinguo sul dpcm. Così si riaccende la polemica fra Pd e 5Stelle che si era sopita negli ultimi giorni. Chi fa le spese di questa situazione è il premier che sente il governo scricchiolare per le dimostrazioni di piazza e le divisioni tra gli alleati che compongono il suo Gabinetto.

"Conte va avanti a tentoni", tuona il centro destra. "Non si possono definire lavori superflui quelli che il premier ha messo all’angolo". Per il vertice dell’opposizione la situazione è fuori controllo e "questi uomini non possono gestire il virus". Il capo dello Stato segue di ora in ora gli eventi che scuotono il Paese e si augura che "le istituzioni collaborino".

Parole sensate che non verranno raccolte? Difficile rispondere. Anzi, chi si rende subito conto che il pensiero del Colle è quello giusto è Giancarlo Giorgetti, numero due della Lega, il quale lancia una proposta per lo meno innovativa: "Arriviamo alle elezioni del presidente della Repubblica, rinnoviamo il gravoso incarico a Mattarella e poi andiamo al voto, affinchè siano gli italiani ad esprimersi e a disporre chi dovrà guidare il Paese per i prossimi anni". Non sarà semplice. La guerra fra fazioni non si placa e mentre il virus non arretra di un metro, ognuno pensa a coltivare il suo orticello dimenticando i problemi che affliggono il Paese.

BRUNO TUCCI