Quanto si è verificato nella vicenda dei tre uomini italiani scomparsi in Messico "e' un fatto grave perché si conferma un dubbio e allo stesso tempo si verifica che c'è infiltrazione criminale, che c'è corruzione": lo ha dichiarato il cardinale José Francisco Robles Ortega, arcivescovo di Guadalajara (Messico) sul caso dei poliziotti di Tecalitlan che hanno confessato di avere consegnato al crimine organizzato tre uomini italiani scomparsi dallo scorso 31 gennaio.

VENDUTI A UNA BANDA CRIMINALE
La polizia di Tecalitlan è accusata di aver sequestrato e poi venduto a una banda di criminali Raffaele Russo, 60 anni, il figlio Antonio (25) e il nipote Vincenzo Cimmino (29), tutti originari di Napoli, scomparsi nella regione di Jalisco. "E' molto triste vivere in un atteggiamento di diffidenza nei confronti alle persone che rappresentano le istituzioni - ha detto il porporato, citato dall'agenzia vaticana Fides - e che dovrebbero offrire garanzie di sicurezza e tranquillità; ma è più grave ancora che questa diffidenza sia confermata".

I tre italiani scomparsi in Messico

NELLE MANI DEL BOSS "EL MENCHO"
Sul fronte delle indagini, gli inquirenti sembrano ormai convinti che dietro il rapimento dei tre napoletani ci sia il cartello di Jalisco denominato "Nueva Generation", uno dei più potenti di tutto lo stato centro americano, capitanato dal boss soprannominato "el Mencho" e attivo sul territorio dal 2012. Quello che adesso si sta cercando di capire, anche interrogando i quattro poliziotti finiti in manette, è il movente. Perché gli agenti hanno consegnato i tre napoletani nelle mani di quell'organizzazione malavitosa?

CATTURATI PER RITORSIONE?
Il timore, forte - ma è bene sottolineare che si resta ancora a livello ipotetico dal momento che le indagini sono in corso - è che il cartello di Jalisco possa aver chiesto ai poliziotti la consegna dei tre come atto di ritorsione per venduto loro dei generatori elettrici di scarsa affidabilità. In tal caso la loro sorte potrebbe realmente essere appesa a un filo.