E' iniziato il conto alla rovescia per la grande battaglia su Tim. Con la pubblicazione, oggi, dell'avviso di convocazione dell'assemblea del prossimo 24 aprile iniziano a decorrere i dieci giorni a disposizione del fondo Elliott per chiedere l'integrazione dell'ordine del giorno con la revoca dei consiglieri esecutivi di Vivendi, a partire dal presidente Arnaud de Puyfontaine e dall'ad Amos Genish. La richiesta è attesa la prossima settimana, quando il fondo potrebbe formalizzare a Consob l'atteso superamento della soglia del 5%, se è vero che una parte del 10% di Tim scambiato a Piazza Affari la scorsa settimana è finito nel suo portafoglio.

FIN DOVE POTRA' SPINGERSI ELLIOTT?
Elliott, assistito da Vitale & co e dall'avvocato Sergio Erede, non risulta essersi ancora mosso ma dispone di quattro giorni di Borsa aperta per farlo. Non è noto fin dove Elliott - che ha escluso di voler prendere il controllo di Tim - voglia spingersi, magari ricorrendo a derivati. C'è chi parla del 10% del capitale ordinario, posizione che, ai corsi attuali, equivarrebbe a un impegno di 1,1 - 1,2 miliardi, a cui si aggiungerebbe altri 100-150 milioni per il 3% delle risparmio che si dice il fondo abbia rastrellato. Non bruscolini, anche per il campione dei fondi attivisti.

LA PARTITA SI GIOCHERA' SUI PROGRAMMI
La partita si giocherà sui "programmi" per conquistare il voto degli azionisti, su cui si scatenerà una caccia all'ultima delega. Elliott propone di trasformare Tim in una public company gestita da amministratori indipendenti e sventola la quotazione della rete e di Sparkle, lasciate gravitare nell'orbita pubblica, e la conversione delle risparmio, per creare valore. Vivendi, con il nuovo piano industriale che Tim sta portando in road show, dovrà far dimenticare una gestione macchiata dai conflitti di interesse e che ha lasciato fredda la Borsa.