Sul Po come all’istmo di Panama. Il grande fiume d’Italia torna interamente navigabile. Se ne gioverà anche il turismo, assicurano gli emiliani di Parma e i lombardi di Mantova e Cremona. Una conca consentirà alle navi di superare quel salto di dodici metri, l’Isola Serafini, che impediva la navigazione del Po fino a Pavia e alla foce del fiume Mincio.

La provvidenziale opera costata quarantasette milioni di euro sarà aperta il 23 marzo. Il rilancio della navigazione interesserà anche le merci. Un ritorno al passato, quando il Po svolgeva la funzione di autostrada d’acqua percorsa dalle petroliere che alimentavano le centrali elettriche di Porto Tolle, Piacenza, Sermide. Il Po delle bettoline cariche di granaglie o profilati d’acciaio.

Da anni, la barriera costruita dalla diga dell’Enel al confine tra Emilia e Lombardia rappresentava un insormontabile ostacolo per barche e pesci. Il Po non sarà quindi più
spezzato in due dal salto d’acqua di dodici metri che ostacolava, quasi a mo’ di dazio, transito merci e turismo. L’Emilia Romagna ha investito quaranta milioni, sette sono stati finanziati dall’Europa.

Isola Serafini diventa la Panama padana. Navi merci e da crociera potranno risalire il grande fiume grazie a un ascensore d’acqua lungo centoventi metri, largo dodici, profondo dieci chilometri. Ma la vecchia conca che fine ha fatto? Costruita negli anni Sessanta, era fuori uso da tempo, a causa anche di alcune particolarità del Po. Il fondale del fiume è soggetto a continue metamorfosi. Complici i massicci scavi eseguiti in passato, quando la sabbia terminava il suo tortuoso viaggio nei cantieri, anche l’alveo si è abbassato di cinque metri. Complicazioni che hanno reso del tutto inservibile il vecchio impianto.

La navigazione, di conseguenza, è risultata azzerata. Laddove è stata spostata nel Canal Bianco, molto più moderno. Il canale collega Ostiglia, località nel Mantovano, alla veneta Rovigo, nel Polesine. Svolge una funzione alternativa, in grado di mantenere la profondità necessaria. Vi agiscono cinque chiuse in un corso d’acqua privo di forti flussi in risalita. La risalita dall’Adriatico presenta soprattutto un’incredibile capacità: la possibilità di risparmiare carburante e tempo.

Ma come funziona l’ingegnoso marchingegno? È molto semplice. Due corridoi detti anche mandracchi, a monte e a valle, dispongono di sbarramenti simili ad ante di armadio. È tutto automatico: quando le barche si avvicinano a valle, il lato di più basso, si apre la porta corrispondente. L’altra resta sbarrata, ovvio. Assolto il suo compito, la paratia si chiude. L’imbarcazione si trova in un bacino allagato gradualmente attraverso condotti dall’acqua a monte, dodici metri più alta. Il completamento dell’operazione di riempimento consente all’imbarcazione di trovarsi allo stesso livello del fiume dal lato sorgente. Aperta la paratia a prua, l’imbarcazione può proseguire in direzione Piacenza. La manovra contraria viene effettuata in direzione opposta, con un solo manovratore e senza l’impiego di pompe.

Unico lo svuotamento, riempimenti e svuotamenti avvengono per gravità. Il passaggio, finora, poteva avvenire solo con piccole imbarcazioni, spostate da una parte all’altra con una gru. Un sistema che ha sempre sollevato forti perplessità anche in materia di rischi reali. Il nuovo impianto stile Panama verrà tenuto a battesimo il 23 marzo dalla motonave Stradivari. Una dei rari esemplari che ancora riescono a spostare i turisti tra Mantova e Piacenza.

Un’imbarcazione lunga sessantadue metri, attraccata in una località del Reggiano, Boretto. Un sessantadue metri, che funzionerà da banco di prova determinante. Nel senso che il nuovo ascensore d’acqua potrebbe rivelarsi un formidabile volano per un poderoso cambio di passo dell’attività turistica sul fiume. Il turismo sul Po presentava caratteristiche di enorme interesse, fino agli albori del Duemila. Grandi motonavi circolavano offrendo importanti e interessanti crociere fluviali che partivano da Venezia. Gestori dell’attività, con imbarcazioni di centodieci metri, armatori francesi, olandesi, tedeschi.

In seguito, complice il fondale che non viene dragato dopo estati caldissime e soprattutto per lo sbarramento di Isola Serafini gli armatori hanno preferito rinunciare. Laddove, alla luce della imminente prossima apertura della nuova ascensore d’acqua, il grande fiume potrebbe avere potenzialità simili ai grandi corsi d’acqua europei. Vista anche la vicinanza con presenze artistiche e culturali come quelle di Giuseppe Verdi, Cesare Zavattini, Ligabue. Località abbellite dalle architetture dei Gonzaga, Guastalla, Sabbioneta.

Poi, le prelibatezze della gastronomia emiliana. Tortellini, tagliatelle, risotti, bollliti, prosciutti, culatello, il lambrusco. Come pure i piatti cucinati con pesce d’acqua dolce. Anguille, cavedani, lucci, storioni, arborelle. Già lanciato per il mese di aprile un programma naturalistico-gastronomico, a bordo della motonave Lambruschetta, in servizio lungo i trenta chilometri tra Torricella di Parma e Boretto. Degustazioni a bordo e dopo lo sbarco pedalate in bicicletta sulla ciclabile. Uno sballo da provare sulle strade cosiddette alzate. Proprio dove passerà la ciclovia che dovrebbe unire Venezia a Torino.

Il Po rivalutato, interamente navigabile. Il grande fiume italiano come generatore di felici prospettive. La possibilità di poterlo navigare grazie alla nuova ascensore d’acqua, sostitutiva della dogana fluviale. Un immenso passo in avanti se si pensa che una chiatta può oggi portare fino a mille tonnellate. L’equivalente di cinquanta Tir.

Franco Esposito