Nel clima di incertezza per la formazione di un nuovo Governo, si è riunita a Montevideo la commissione dell’America Latina del Cgie, il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, l’organo che ha il compito di rappresentare le collettività presso il Ministero degli Esteri e il Parlamento. Questa riunione continentale è stata organizzata in preparazione della seduta plenaria che si svolgerà a Roma nel mese di luglio.

Una tre giorni di dibattiti e riflessioni su molteplici tematiche che riguardano gli italiani all’estero iniziata durante la giornata di giovedì e che ha visto la discussione dei seguenti punti: la crisi del Venezuela, l’analisi del voto estero e la diffusione della lingua e della cultura italiana. Quattordici i rappresentanti della regione nella commissione guidata da Mariano Gazzola così divisi: sette per l’Argentina, tre per il Brasile, uno a testa per Cile, Perù, Uruguay e Venezuela.

Il consigliere uruguaiano e membro del Comites di Montevideo Renato Palermo ha fatto gli onori di casa intervenendo per primo: “Non sappiamo ancora quello che succederà con il nuovo Governo e siamo in attesa di nuove notizie. L’unica cosa certa è che avremo davanti nuovi interlocutori. La nostra sfida sarà quella di continuare a difendere i diritti degli italiani all’estero nelle diverse tematiche”.

La prima parte della riunione ha toccato svariati temi con diverse riflessioni sullo stato delle tante collettività del Sud America con le loro analogie e le loro differenze. La riflessione sullo stato dell’italianità è stato al centro del primo discorso dell’ambasciatore d’Italia
in Uruguay Gianni Piccato: “In un paese come questo dove il 40% ha origini italiane, oggi questa italianità si è diluita per tante ragioni. Di fronte a noi abbiamo una sfida doppia. Il problema dei servizi consolari è giusto ma c’è anche un problema più strettamente culturale di riappropriazione di quelli che sono gli elementi fondamentali che costituiscono l’italianità. Nella mia lunga esperienza in America Latina, posso dire che più delle volte
tutto si riduce solo a un cognome e a un passaporto e nient’altro. E lo dico con grande tristezza. Questa situazione ci riguarda tutti, tanto le istituzioni come le collettività e le associazioni”.

Timidamente e senza particolari novità l’ambasciatore ha toccato in alcuni passaggi anche il tema del momento, ossia il clamoroso flop delle elezioni in Uruguay come già trattato nei giorni scorsi durante la seduta del Comites. Sono stati citati però soltanto i problemi puramente amministrativi senza entrare nei dettagli dell’organizzazione e della distribuzione delle schede che hanno generato  tanta polemica. “A volte può capitare un ritardo con il comune. Altre volte c’è la disattenzione del connazionale nel non aggiornare il suo indirizzo. La colpa è di tutti e di nessuno. Siamo coscienti delle problematicità che
può generare il voto per corrispondenza”.

Il secondo tema accennato in termine di importanza è quello relativo ai servizi consolari, un cavallo di battaglia del Cgie che si ripete puntualmente. “In Uruguay la situazione è migliorata” ha affermato Piccato fornendo alcuni numeri. “La previsione è che nel 2018 ci saranno in totale tra gli 11mila e i 12mila passaporti. Un numero raddoppiato rispetto al 2017 con lo stesso personale e le poche risorse”.

Di tutt’altro genere la testimonianza diretta di Nello Collevecchio che ha denunciato lo “stato di abbandono” degli italiani in Venezuela che stanno vivendo una “crisi umanitaria drammatica. È difficile da capire se non si è coinvolti in prima persona. Noi cerchiamo di sopravvivere perché i nostri nonni ce lo hanno insegnato con il sacrificio”. Collevecchio ha usato parole dure nei confronti dell’Italia, rea di “aver abbandonato completamente i connazionali” e di non aver mostrato nessuna attenzione. “Di quale Italia vogliamo parlare se noi stiamo vivendo una tragedia simile? Sembra che noi stiamo chiedendo l’impossibile ma non vogliamo soldi. Chiediamo attenzione”. Sulla crisi del Venezuela, la commissione del Cgie ha approvato la mozione nella quale si chiede un incontro con le nuove autorità, presidenti del Parlamento e il nuovo Governo.

Durante la giornata è intervenuto in video conferenza anche il direttore del dipartimento per gli italiani nel mondo, Luigi Vignale con cui sono stati affrontati tanti argomenti a cominciare proprio dal recente voto: “Nonostante le modalità che sono quelle che sono, c’è stato un buon risultato anche alla luce del rafforzamento dei controlli con il tagliando nelle buste con un codice a barra. Far votare gli italiani all’estero in modo sicuro ha un costo”
ha concluso.

M. F.