Nell’Italia che si distingue per l’opacità delle azioni dei suoi governanti e delle ruberie a tutti i livelli, non solo quelle dei faccendieri professionisti, arriva una buona notizia. Persino singolare, una tantum. Il riconoscimento, l’ufficializzazione di un attivo di bilancio di una società, finalmente un’eccezione, una particolarità, nel mare italiano di rendiconti regolarmente in rosso. Anzi di più, in profondo rosso. Volete, desiderate conoscerla davvero questa eccezionale stranezza italiana?

Bene: Expo 2015 chiude in attivo. E l’originalità dell’evento non finisce qui: i soci, ovvero lo Stato italiano e quant’altri, avranno indietro parte dei soldi investiti. Li riceveranno, sicuro che li riceveranno, a meno che non si verifichino “eventi al momento non prevedibili”.
In perfetto linguaggio burocratese la comunicazione ufficiale contenuta nel documento finale sulla relazione del liquidatore di Expo spa, Gianni Confalonieri.

Expo chiude in attivo. L’annuncio è un urlo di compiacimento del primo cittadino di Milano, Beppe Sala. Già, Milano. La città che ospitato l’esposizione universale nel 2015, avuta in assegnazione sette anni prima. Investita da processi a ripetizioni, scandali sfusi e a pacchetti, richieste di condanne e assoluzioni, appalti talvolta oggetto di indagini, Milano si è superata. Impeccabile durante centottantaquattro giorni della mostra che radunò nel capoluogo lombardo espositori e visitatori provenienti da angolo del pianeta. Un successo generato e alimentato anche dall’entusiasmo dei milanesi e dei lombardi, più in generale,
con i visitatori italiani e stranieri estasiati davanti all’albero della vita.

Il simbolo di Expo 2015. Milano ci ha messo tutto l’entusiasmo possibile e la migliore interpretazione di cosa significhi partecipare. Venti milioni i visitatori accertati. Cinquemila gli eventi organizzati nell’ambito dell’esposizione mondiale. Momenti di riflessione e idee per il futuro. I numeri, ora. Quelli dei conti, in attesa di scoprire cosa saprà fare Dubai nel 2020. Il rendiconto 2017 approvato mette in evidenza “il raggiungimento di obiettivi economico-finanziari”. Quali, di grazia? Il documento finale ufficiale comunica un“risultato netto d’esercizio pari a tredici milioni e duecentomila euro”. Sarebbe il caso di dirla alla
napoletana, “è uscito pazzo il padrone”.

Ma i numeri rappresentano e riferiscono verità intangibili, quando anch’essi non sono soggetti a trucchi e acrobazie contabili. I conti di Expo presentano “efficienze complessive sui costi e oneri della fase liquidatoria pari a dodici milioni”. Il patrimonio netto è di trentatre milioni e centomila euro. Buona, decisamente buona la posizione finanziaria netta, 49,3 milioni, “contestuale all’assenza di debito finanziario”. Sembra un prodigio, una magata, laddove semplicemente è il rendiconto economico-finanziario di Expo Spa. È accaduto in Italia, reggetevi forte.

Niente debito finanziario, presenti i debiti commerciali netti, 50,3 milioni di euro. Allora fumo negli occhi e punto? No, almeno nel caso di Expo spa. Oltre cinquanta milioni di debiti, ma sapete i crediti? Eccoli: 10,2 milioni netti quelli commerciali, 77,2 gli altri. Il risultato positivo d’esercizio è pari a 13, 2 milioni di euro. Il patrimonio netto, poi. Trentatre milioni di euro al 31 dicembre 2017. Il dato è clamoroso, anche in rapporto al corrispondente periodo del 2016, poco più di undici milioni di euro. E qui incidono in
misura pesante e fondamentale sugli effetti del risultato d’esercizio e le variazioni positivi
emerse. Emerse in che senso? In seguito “alle efficienze realizzate sui costi ed oneri della
fase liquidatoria”.

Il linguaggio tecnico, a questo punto, appare un tantinello criptico. Decisamente criptico per chi non possiede contezza del gergale patrimonio di consulenti finanziari, fiscalisti, esperti della contabilità aziendale. I dettagli citati nella relazione del liquidatore di Expo Spa quantificano “su tutto il periodo della liquidazione in 12 milioni, di cui 8,6 di competenza dell’esercizio 2017”. Lo Stato e i soci quando e come avranno indietro i loro soldi? “In attesa di eventi al momento non prevedibili”, e più precisamente sulla base delle previsioni economico patrimoniali “si prevede la disponibilità residua di risorse finanziarie a fine liquidazione”. Il termine non può essere precisabile. Ma una cosa appare certa: la restituzione avverrà senza l’utilizzo del capitale sociale versato e della maggior parte dei contributi dei soci a copertura della fase liquidatoria”. A quel punto, il sipario calerà definitivamente su Expo 2015. L’esposizione mondiale che ha ricevuto il consenso ammirato del mondo, attraversando momenti segnati da denunce, indagini su scandali veri e presunti, inchieste della magistratura,bolle di sapone e accuse provate. Ma queste sono altre storie. I conti raccontano di un momento finale totalmente positivo.

Franco Esposito