E’ il “Re dei paparazzi”, il fotografo che ha svelato al mondo il fascino della Dolce Vita. Sino al 28 ottobre nello spazio Extra del Museo Maxxi di Roma si può ripercorrere la carriera del fotoreporter che meglio di chiunque altro ha impersonato il “paparazzo”, Saverio Barillari, detto Rino, oggi settantatreenne. La mostra fotografica “Rino Barillari – The King of Paparazzi” prodotta da Istituto Luce Cinecittà con il contributo del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, è una rilettura dei momenti cruciali del nostro paese attraverso gli scatti del fotografo che ha saputo farsi guidare dall’istinto e dalla passione per catturare le immagini più significative degli ultimi 50 anni della nostra storia: non solo le star internazionali, ma anche i sanguinosi fatti di cronaca che hanno segnato le pagine più dolorose degli ultimi decenni, per arrivare alle grandi personalità di ieri e di oggi.

In quattro sale, suddivise con un criterio tematico, si possono vedere 100 foto, ognuna delle quali racconta una storia, grazie all’allestimento di Martino Crespi e da un’istallazione sonora di Federico Giangrandi. Negli “scatti di Rino” ritroviamo gli attori della commedia all’italiana, i grandi registi del dopoguerra, i politici della prima repubblica, ma ritroviamo soprattutto quel mondo che ruotava attorno a Via Veneto, la strada degli scoop e degli scandali, delle auto di lusso e delle fughe dei divi inseguiti dai paparazzi. In vetrina anche i grandi fatti degli anni sessanta e settanta: il sequestro di Paul Getty III, gli effetti personali di Pier Paolo Pasolini dopo il suo assassinio, la rivolta del carcere di Rebibbia, gli attentati delle BR a Roma. Quelle esposte al Maxxi sono solo una minima parte del tesoro di Rino Barillari: un archivio personale di oltre 400mila fotografi, che durante 60 anni di carriera ha collezionato 163 ricoveri al Pronto Soccorso con 11 costole rotte e una coltellata, ha avuto fracassate 76 macchine fotografiche, alcune delle quali esposte ora a Roma. Ne scaturisce l’immagine di un’Italia in forte sviluppo economico, di una Roma che vuole stare alla moda, di un popolo con i suoi vizi e le sue virtù.

Ma il paparazzo numero uno al mondo riesce a coglierei capricci e le intemperanze delle star di passaggio a Roma a rischio ricevere di fratture e ricorrere a ricoveri ospedalieri. Con lui si nota la metamorfosi del costume nazionale, da un popolo clericale ad uno godereccio che scopre, appunto, i piacere della Dolce Vita felliniana. Ma subito dopo ecco l’Italia degli anni bui del terrorismo, degli attentati politici, della piaga della droga, delle manifestazioni di piazza, dei crimini della mafia. Il fotoreporter del quotidiano “Il Messaggero” riesce anche a “rubare” tanti scatti per strada di gente comune, religiosi, stranieri. Al Festival di Roma verrà presentato anche il documentario “The King of Paparazzi”, realizzato da Spano e Scarchilli. Per Oliviero Toscani tra i 40 fotografi più importanti degli ultimi decenni c’è anche Rino Barillari, considerato “una risorsa mondiale tra passato e futuro per la dedizione e la testardaggine, l'insistenza e velocità di esecuzione”.

Paparazzo, viene ricordato nel catalogo della mostra romana, è la terza parola italiana più conosciuta al mondo dopo pizza e Ferrari. Accanto ai protagonisti della Hollywood sul Tevere, ci sono Enzo Tortora portato via in manette, i detenuti in rivolta sul tetto di Regina Coeli, un'asina che vola (recuperata in un fosso e imbragata dall'elicottero dei carabinieri), il Papa che gioca a bocce con i vecchietti, il ghigno di Totò Riina dietro le sbarre, il cadavere di Aldo Moro nella Renault, Ali Agca catturato subito dopo l'attentato a Papa Wojtyla. Le sartine che cuciono gli orli al sole in piazza di Spagna alla fine degli Anni Cinquanta rappresentano invece l'immagine poetica di una Roma che non c'è più. Ma a colpire di più è sempre Via Veneto con i suoi personaggi, come Robert Kennedy e Rudolph Nureyev. Una mostra che girerà il mondo, a cominciare da Mosca.

Così dice di sé il famoso Rino: “Attraverso le mie immagini rendo omaggio a tutti i fotografi che hanno svolto e svolgono il loro lavoro con passione e sacrificio. Soprattutto quelli meno conosciuti: io non ho inventato niente, i paparazzi li ha creati Federico Fellini nel suo capolavoro ‘La Dolce Vita’. E se mi chiamano paparazzo sono orgoglioso”.

Marco Ferrari