Strano da decifrare il pensiero di Vito Crimi, sottosegretario con delega all'Editoria, che dopo lo stop alla Camera dell'emendamento presentato dal deputato grillino Adriano Varrica, ha assicurato che le modifiche al fondo saranno ripresentate al Senato.

Modifiche che comporterebbero la fine dei contributi pubblici all’editoria e la conseguente chiusura di un numero imprecisato di giornali (si parla di 300) e il licenziamento di migliaia di persone che lavorano all’indotto (giornalisti, stampatori, segreterie, etc..).

Contributi - e non finanziamenti, ricordiamolo - però determinanti per la sopravvivenza dei giornali editi da cooperative ed enti senza fine di lucro, dei quotidiani delle minoranze linguistiche, dei periodici per non vedenti, delle testate delle associazioni di consumatori nonché i quotidiani e periodici italiani diffusi all'estero, come il nostro. Strano il pensiero di Crimi perché dice che ha a cuore i precari, ma poi rischia di moltiplicarne il numero.

Forse, non ha cuore la stampa colpevole di raccontare la realtà dei fatti che spesso porta i media a criticare l’operato del MoVimento 5 Stelle ovviamente caro al sottosegretario. Emendamenti, quelli richiesti da Crimi, che spesso usa come una vera spada di Damocle sulla testa dei giornalisti. Continuare a criminalizzare i giornalisti e a demonizzare il ruolo dell'informazione, mostrando allergia alle domande e avversione a qualsiasi critica, significa mettere in discussione il diritto dei cittadini ad essere informati e formati attraverso la circolazione delle idee e anche la contrapposizione di voci differenti.

Chi sogna una stampa asettica e notarile pensa a modelli illiberali dominati dal pensiero unico, in cui i giornalisti sono messi nelle condizioni di non nuocere. Dopo i ripetuti e violenti attacchi alla stampa portatati avanti dal Movimento 5 Stelle sia attraverso l'annuncio di interventi punitivi, come quello appunto sul fondo per il pluralismo, sia con frasi sprezzanti e delegittimanti verso i giornalisti, si stenta a dare fiducia alle dichiarazioni del sottosegretario Crimi sulla volontà del governo di tutelare l'informazione: "Non c’è nessuna intenzione e attacco al pluralismo, il governo ha a cuore la libertà di stampa", le sue parole. Ma il vero auspicio è che l'esecutivo riconduca finalmente il dibattito nell'alveo di un confronto costruttivo, abbandonando una volta per tutte i toni agonistici.