Si parla e si tratta di cosa? "Revenge porn", vendetta usando il porno. In parole molto povere, "la condivisione pubblica di immagini o video intimi utilizzando Internet senza il consenso di chi è ripreso in quegli atteggiamenti". Nella circostanza in questione, la presunta vittima sarebbe un’onorevole della Repubblica. La deputata del M5S Giuliana Sarti, riminese alla sua seconda legislatura, ex presidente della Commissione Giustizia della Camera. In Italia il "revenge porn" non è considerato reato in quanto tale. Anche se è stato, nel recente passato, causa di suicidi. Come quello di Tiziana Cantone. In quanto alle foto intime, Giulia Sarti ha incassato la solidarietà di tutte le forze politiche, di destra, di sinistra, di centro. Il sospetto è che lei e alcuni personaggi di primo piano del M5S siano stati ripresi in atteggiamenti intimi a loro insaputa.

Teatro dei discutibili episodi casa Sarti, a Rimini. La deputata è stata nel 2013 vittima di un attacco informatico da parte di alcuni hacker, che hanno violato la sua casella di posta elettronica. Il contenuto diffuso su Internet. Pochi mesi dopo il fatto Giuliana Sarti chiese aiuto a Bogdan Tibusche, nato a Bucarest, esperto informatico e suo futuro fidanzato. Allo scopo di rimuovere le foto dalla Rete. Laddove, negli ultimi giorni, le immagini hanno ripreso a girare con una diffusione che è facile definire rapida. Confermato il passaggio anche su whatsApp. A tutela della propria iscritta, parlamentare della Repubblica, il M5S insiste per accelerare l’iter di una legge forte con il "revenge porn". L’introduzione di un nuovo reato, previsto dall’articolo 612-ter del codice penale, procedibile a querela di parte. È prevista una speciale tutela per i minori.

"Uno schifo quando sta accadendo su Giulia Sarti", brontola Luigi Di Maio, il numero uno del Movimento che divide con la Lega la responsabilità di un Governo decisamente imbarazzante, un giorno sì e quello successivo pure. Sul caso in questione, il M5S vive intensi tormenti. La questione presenta aspetti indubbiamente pruriginosi. È molto cochon, per dirla alla francese. Fanno capolino il letto e il pelo, nulla di più stimolante per gli inguaribili tenaci amanti dello scandalo intimo. Materia chiaramente da pubblicazioni borderline. Buttando sguardi oltre la difesa del Movimento e del ministro Di Maio, all’interno dei Cinque Stelle prevale questo sentimento. "Giuliana Sarti, alla fine, sarà espulsa". Lei, di rimando, si sfoga con grande apprezzabile energia. "Non vi occupate più di me".

Aveva già presentato un esposto per le foto, dopo la denuncia dell’ex fidanzato. Bogdan Tibushe, l’ex fidanzato della Sarti, viene indicato come presunto autore di un continuo ricatto ai danni di Giulia Sarti. Che rischia comunque un’eventuale denuncia per calunnia o una richiesta di risarcimento da parte del suo ex, in seguito alla decisione del tribunale di Rimini di archiviare l’inchiesta. L’uomo era stato accusato di aver sottratto i soldi destinati al Movimento. Intanto, ha consegnato il computer e il suo telefonino ai magistrati che indagano sulla vicenda dei rimborsi. "Tutto in regola", ha stabilito una perizia. "Il pc è pulito", fa sapere Bogdan attraverso l’avvocato che lo assiste, Mario Scarpa. Rimborsopoli nel M5S è il caso esploso nel 2017. Alcuni parlamentari non effettuano rimborsi volontari. Tra loro c’è anche Giulia Sarti, che si giustifica accusando l’allora fidanzato Bogdan Tibusche. M5S sporge denuncia dei suoi confronti, ma l’indagine viene archiviata dagli inquirenti. Il professionista rumeno annuncia di volersi rivalere nei confronti della Sarti. E va a dirlo in tv. Il giallo monta e con esso lo scandalo.

Spuntano ipotesi su come sono stati spesi dalla deputata i soldi dei mancati versamenti; tra le spese figura anche l’installazione di un sistema di videocamere in casa, compresa la camera da letto. Tibushe non esclude la presenza del video. La vicenda ha assunto nel tempo contenuti e contorni maleodoranti. In difesa della deputata del M5S si sono schierate, come detto, le cariche istituzionali dello Stato, non solo i rappresentanti di Pd, Forza Italia, Lega, Leu, e Mara Carfagna, Barbara Saltamarini, Laura Boldrini. Però l’ex presidente della Commissione Giustizia è sotto processo da parte dei probiviri del M5S. Giulia Sarti si difende: gli scatti privatissimi finiti su Internet sarebbero stati fatti a beneficio di un compagno lontano. E lei, all’epoca, non era ancora alla Camera. La storia è venuta comunque fuori in un’opaca storia di furto di email. Una vendetta, secondo alcuni, verso un’eletta considerata poco affidabile, colpevole di essere stata la fidanzata del primo dissidente Cinque Stelle. L’allora consigliere regionale Giovanni Favia, emiliano.

La vicenda è comunque piena di punti oscuri. I vertici del Movimento pensano che della Sarti non ci si possa più fidare. Lei verrebbe dimostrare il contrario. Il gip e una procura non le hanno creduto, perché il contenuto di alcuni messaggi all’ex fidanzato, "Abbiamo sbagliato", hanno indotto a pensare che fosse a conoscenza dei trucchi dei bonifici. I soldi venivano versati al fondo e poi ritirati. La domanda su Bogdan Tibushe, uomo dalla doppia vita, è soltanto una: esistono davvero filmati fatti all’insaputa di chi frequentava casa Sarti? Se sì, potrebbero rendere ricattabili la Sarti e i personaggi con responsabilità politiche rilevanti? Tibushe è stato presentato alla Sarti dal sottosegretario alla Difesa Angelo Tofolo, che considerava l’uomo "Un esperto informatico". L’ex sottosegretaria della Commissione Giustizia sapeva che quelle foto "erano state sempre in circolazione", assicura Bogdan Tibushe, "è stata la stessa Sarti a segnalarmi Google drive che contenevano, e io consigliavo sempre di denunciare tutto alla polizia". Pirandelliano il gioco delle parti. Sarti e Bogdan Tibushe non si sono più visti, nessun contatto dal giorno della denuncia. L’ex di tutto assicura di aver raccontato tutta alla magistratura. "Approfondimento e date". Al netto di bugie e contraddizioni, almeno si spera. Finita nel mirino dei vertici M5S, la sua ex è nei pasticci. E noi costretti a turarci il naso.

Franco Esposito