Prima ancora che lo scrutinio cominciasse, Matteo Salvini si è affrettato ad esultare per la vittoria. "Da oggi la Basilicata sarà governata dalla Lega", ha detto il ministro dell’Interno evitando di coinvolgere nel tripudio post elettorale gli alleati del centrodestra, ovvero Forza Italia e Fdi.

Ovvio che non si tratta di una dimenticanza ma di una scelta, nonostante il nuovo governatore della regione, l’ex generale Vito Bardi, sia stato voluto fortemente da Silvio Berlusconi e assai meno dal Carroccio. Salvini però non può e non vuole riconoscere meriti al Cavaliere, del quale è ancora costretto a essere alleato ma da cui spera in un prossimo futuro di potersi liberare. Per riuscire nell’impresa avrebbe bisogno di tempo e a concederglielo può essere soltanto l’altro suo alleato: il M5s.

Salvini confida nella fragilità di Luigi Di Maio. Nel timore (fondato) dell’attuale leader pentastellato di essere sostituito una volta esaurita l’esperienza del governo gialloverde. Salvini non mente quando dice che «il governo va avanti», che intende «mantenere i patti». Le sue non sono dichiarazioni di facciata e lo hanno capito (non pochi a malincuore) anche i suoi compagni di partito. Il leader della Lega preferisce dover fare i conti con le crisi pentastellate sulla Tav e sull’Autonomia di Veneto e Lombardia piuttosto che dover celebrare il ritorno del centrodestra, sia pure nella posizione di leader della coalizione e candidato premier. Solo che questa strategia/prospettiva poteva essere realistica fino a un paio di mesi fa.

Il vicepremier leghista oggi non è in grado di prevedere quale sarà l’evoluzione interna al M5s dopo la terza sconfitta consecutiva nell’arco di soli due mesi e quando ne mancano altrettanti per l’appuntamento decisivo con le Europee. Così come non può ignorare che anche questa terza vittoria orgogliosamente rivendicata è stata possibile, al pari delle precedenti, perché ai voti della Lega ha potuto sommare anche quelli degli altri alleati del centrodestra. Senza il loro apporto, di Berlusconi e della Meloni e delle varie liste più o meno civiche della galassia di centrodestra, tanto in Abruzzo che in Sardegna e da ultimo in Basilicata avrebbe vinto il centrosinistra. Prospettiva inimmaginabile fino a qualche mese fa. Ma in politica ultimamente le sorprese sono frequenti e non metterle nel conto potrebbe riverlarsi esiziale. Anche per chi viaggia col vento in poppa dei sondaggi.

BARBARA FLAMMER