Visitando l’Inas si ha l’impressione che questo sia il patronato italiano più grande dell’Uruguay. Alle 14.30 di un giovedì pomeriggio, pochi minuti prima dell’apertura, c’è già una coda di una decina di persone fuori dalla sua sede, un immobile che si trova nel centro della città al numero 1484 della calle Vázquez.

Aperto a Montevideo nel 1986, l’Inas è l’Istituto Nazionale Assistenza Sociale e dipende dal sindacato Cisl. "All’epoca -ricorda la responsabile Filomena Narducci- si lavorava tantissimo dato che cominciava ad essere operativa la convenzione tra Italia e Uruguay in tema di previdenza sociale. Chiaramente, oggi le pensioni stanno diminuendo ma qui si fa un po’ di tutto. Ultimamente stanno aumentando anche i nuovi arrivati che hanno esigenze diverse e spesso hanno contributi previdenziali in più paesi". Membro dell’esecutivo del Comites di Montevideo e con una lunga attività nella comunità italiana, la Narducci pone l’accento sul concetto di "assistenza integrale" di questo patronato verso i cittadini italouruguaiani.

Filomena Narducci

"Fin dai primi anni di vita dell’Inas, noi abbiamo sempre cercato di dare un’assistenza completa a 360 gradi cercando sempre di difendere i diritti. Chi veniva qui per la pensione veniva anche aiutato nell’orientamento per il riconoscimento della cittadinanza per i figli e i nipoti. Questo tipo di servizio oggi è di gran lunga quello più richiesto".

In linea con questo principio, negli ultimi anni sono stati portati avanti in Italia una serie di cause legali contro una norma discriminatoria nei confronti delle donne italiane che non possono trasmettere la cittadinanza ai figli nati prima del 1948. Attraverso un accordo con la onlus Progetto diritti, "noi diamo informazioni e consulenza mettendo a disposizioni gli avvocati per fare la causa. La gente si sta muovendo per far valere questo diritto che sta iniziando finalmente a essere riconosciuto".

Altro servizio sempre molto richiesto è il prenota on line, il sistema degli appuntamenti disponibile unicamente sul sito web e che esclude di fatto tantissime persone anziane e con scarsa conoscenza dell’informatica. "Noi lo facciamo perché ce lo chiedono in tanti. Ormai si sono abituati. È un tipo d'aiuto molto diffuso come potrebbe essere quello di un familiare perché queste persone -che dovrebbero ricevere un trattamento personalizzato- non hanno invece alcuna alternativa. Il problema semmai sono gli intermediari che si fanno pagare per ottenere le date".

Il patronato Inas

In passato questo patronato dava anche corsi di italiano vista la "sempre alta domanda" ma attualmente -a causa della diminuzione dei finanziamenti- le attività sono diminuite e viene fatta promozione ai corsi del centro culturale Vissi d’Arte. Da anni si parla di un accordo tra il Ministero degli Esteri e i patronati per regolarizzare questa situazione di stallo che si è venuta a creare con i consolati ma ancora niente è stato definito.

Ecco come si esprime sul punto la responsabile dell’Inas: "La realtà è che quando si sono visti con l’acqua al collo per i carichi di lavoro nei consolati si sono preoccupati di noi e si è tornati a discutere di questo accordo. Forse molti lo dimenticano ma i patronati, che si finanziano con i versamenti dei lavoratori e degli imprenditori, sono istituzioni emanate dalla legge e sono sotto il controllo del Ministero del Lavoro. Insomma hanno tutte le garanzie dal punto di vista normativo. Sarebbe più logico mettersi d’accordo sui ruoli di ciascuno e chiarire una volte per tutte le competenze di ognuno con chiarezza. In questo modo il sistema funzionerebbe meglio ma manca la volontà politica per risolvere il problema".

"Noi non siamo contro i consolati" -insiste la Narducci- "veniamo in loro favore aiutando il cittadino. È anche vero però che se non ci fossero i patronati i servizi consolari sarebbero terribili. Ma lavorando in tutti questi anni ci siamo conquistati una certa affidabilità e la gente ci vede come un punto di riferimento". Ecco perché la scelta di affittare una sede consolare temporanea per dare informazioni al pubblico è un errore: "Non serve a nulla, non si capisce a che cosa serva dato che i patronati sono i veri sportelli informativi che accolgono il pubblico. Questo lavoro lo facciamo già da tanto tempo ma non ci viene riconosciuto".

MATTEO FORCINITI