Quello che sta vivendo il M5S è l’avvitamento, che in aeronautica indica quando il precipitare di un aereo raggiunge il punto di non ritorno, e nessuna manovra e nessun miracolo potrà più salvare il veicolo. Qualsiasi linea scelgano infatti Di Maio e/o Casaleggio jr., il M5S continuerà nel suo precipitare. Ecco perché… Se rompe con Salvini e si va a elezioni anticipate l’emorragia di consensi continuerà. Se rompe con Salvini e si forma una coalizione di centro destra con tanti "responsabili" transfughi dal M5S che non vogliono perdere il seggio, la catastrofe sarà ancora più rapida. Se rompe con Salvini e nasce un "governo del Presidente" per fare una finanziaria con il solito "lacrime e sangue" (che tradotto vuol dire, paga chi ha meno, s’impingua chi ha di più), dimostrerà la sua impotenza e irresponsabilità (se va all’opposizione) o la sua impotenza e acquiescenza verso i poteri forti (se vota il governo). Se non rompe con Salvini ma continua a governarci insieme, dovrà inchinarsi a una dieta di rospi quotidiani.

Il 24 aprile 2018, prima che nascesse il governo Salvini (Conte), dicevamo: "In Siberia il M5S di Di Maio ci si è messo da solo". L’avvitamento si è iniziato allora, quando il M5S ha scelto di andare al governo con un partito che aveva programmi, passato, radici, valori, opposti ai propri. E ha finto che si potesse stabilire invece un programma comune. Il famoso "contratto", che Salvini ha considerato carta straccia da subito, facendo del governo Conte il suo governo, dell’odio per il migrante lo specchietto per le allodole, dell’odio per i magistrati e dell’amore per i padroni del cemento e degli appalti la stella polare della continuità con Berlusconi, e della spartizione in Rai e in ogni carica dove il governo ha voce l’unico terreno effettivo di accordo tra i due partiti. In un sabba di oscenità (tranne rarissime nomine di meritevoli), il M5S ha fatto lo stuoino di Salvini, puntando tutto sul salario di cittadinanza, che ha dovuto però rimpicciolire ed edulcorare fino a farne poco più di una elargizione di emergenza per alcune delle fasce più deboli (sempre meglio che niente, sia chiaro). E ha invece rinunciata a fare le battaglie qualificanti sbandierate nella campagna elettorale e unificate nel ritmato "onestà, onestà!".

Che in effetti sarebbe – eccome! – un programma di governo, implicando guerra senza quartiere alle mafie, al loro brodo di coltura, grande evasione, riciclaggio, segreto bancario, corruzione, e poi fine di ogni lottizzazione in Rai e in ogni funzione pubblica, rigorosa politica ecologica, valorizzazione (l’opposto della mercificazione!) dei beni culturali, e via articolando. E invece ingoieranno anche la Tav, la seconda per inutilità delle grandi opere (la prima è il ponte sullo stretto di Messina, la cui società ancora non è stata azzerata). E hanno ingoiato il go-go di condoni, liberi subappalti e ogni altra nefandezza di berlusconiana origine e memoria. Ovvio che polemizzare con Salvini nelle ultime settimane di campagna elettorale è servito solo ad accrescere il discredito: nessuno ti prende sul serio con l’antifascismo in zona Cesarini, o con quattro ciance sull’eguaglianza, mentre continui ad accettare che si discuta di flat tax, cioè del più gigantesco regalo che si possa fare ai ceti
abbienti (la Costituzione, non a caso, esige una fiscalità progressiva, per trasferire danaro dai più ricchi ai meno fortunati).

ANONIMO NAPOLETANO