Una volta in Italia il basket americano era talmente lontano che diventava difficile anche sognarlo. Ma da quando siamo entrati nel terzo millennio, ecco che tutto è cambiato. Giocatori italiani nella NBA, allenatori e dirigenti. L'inavvicinabile sport a stelle e strisce adesso è non solo alla nostra portata, ma gli italiani sono anche capaci di arrivare al vertice e vincere gli anelli. Nel giro di cinque anni infatti sono stati addirittura tre i nostri connazionali, capaci di toccare vertice. Il primo Marco Belinelli, protagonista del titolo NBA 2014. Poi tre anni dopo ecco Cecilia Zandalasini che con le Minnesota Lynx, nella WNBA, ha eguagliato l'impresa del cestista bolognese di San Giovanni in Persiceto. E siccome non c'è il due senza il tre, è arrivato anche il momento di Sergio Scariolo, assistant coach a Toronto che ha centrato l'impresa al primo tentativo. Un successo che nessuno si aspettava, a cominciare dai bookmakers, ma i Raptors hanno battuto tutti, a cominciare dai pronostici.

E se nel 2014 Belinelli a San Antonio faceva canestro, cinque anni dopo a Toronto Scariolo è stato tra gli artefici di un successo costruito a tavolino. Le idee, gli schemi, le proposte del coach bresciano hanno contribuito a costruire il trionfo, il primo nella NBA per una franchigia canadese, ma anche per una squadra fuori dai confini USA. "Non è stato facile - ha raccontato Scariolo, 58 anni, una lunga carriera fatta di successi, titoli vinti in Italia, Spagna e ora anche in America - all'inizio anzi le difficoltà erano tante, dalla lingua, un conto è parlare un'altra durante stage negli Stati Uniti, tutta un'altra cosa è farlo per lavorare. Ma dopo gli inevitabili problemi di partenza, passati, due mesi, ecco che le cose hanno cominciato ad andare nella giusta maniera". E Sergio Scariolo si è subito trasformato in una pedina fondamentale in quello scacchiere che poi ha visto le mosse giuste per arrivare fino al titolo NBA conquistato poi contro i campioni in carica, quei Golden State che sembravano imbattibili.

Con il tempo però i Raptors, certo agevolati dagli infortuni pesanti che hanno colpito gli avversari (ma lo stesso era capitato in precedenza a Golden State contro Cleveland), hanno mostrato una compattezza e una forza che alla fine sono state determinanti per raggiungere un successo che ha fatto impazzire Toronto. "Una città fredda, da un punto di vista metereologico - ha raccontato Scariolo - ma per il basket ha un calore indicibile. Tifosi straordinari che ci hanno seguito anche in trasferta, una cosa rara nella NBA. Se non sei i Celtics o i Lakers, che hanno fan un po' dappertutto, è quasi impossibile vedere propri tifosi fuori dalla propria arena. Invece i Raptors anche sotto questo aspetto hanno dimostrato qualche cosa di unico".

D'altra parte Toronto è anche la seconda città italiana più grande fuori dai confini dell'Italia dopo San Paolo. Si calcolano in oltre 400.000 gli italiani o i discendenti di italiani che vivono nell'area metropolitana della capitale finanziaria del Canada. Insomma un calore che ha radici anche nostre... E gli stessi Raptors hanno sempre avuto un legame molto stretto con l'Italia: da Vincenzino Esposito ad Andrea Bargnani e lo stesso Marco Belinelli, tutti hanno giocato a Toronto, ma anche Maurizio Gherardini, che per anni è stato dirigente della franchigia, e infine anche Francesco Cuzzolin che ha fatto parte dello staff dei preparatori atletici della squadra. Una tradizione italiana che conferma, in quella che è la prima lega cestistica al mondo, gli alti livelli a cui è arrivato il nostro basket, in tutti i campi.

Sergio Scariolo, non è un caso che è stato anche il più giovane allenatore a vincere uno scudetto in Italia, a Pesaro, si è così trasformato in un ambasciatore del basket azzurro in quella che è la università dei canestri. E così la NBA, il top del basket mondiale, si è accorta della grande preparazione dei nostri tecnici. Prima con Ettore Messina, assistant coach a San Antonio dal 2014 fino alla conclusione di questa stagione (dopo essere stato un consultant ai Los Angeles Lakers) e poi con Sergio Scariolo, senza dimenticare che anche la NCAA, il grande campionato universitario, si è già accorta del valore dei nostri tecnici, l'esempio più importante Gonzaga, grande tradizione e anche Riccardo Fois nello staff tecnico. Ma il successo ottenuto a Toronto da Sergio Scariolo, che ha un contratto di altri due anni con i Raptors, che, non dimentichiamolo è anche l'head coach della nazionale di Spagna, può trasformarsi in uno 'spot commerciale' non indifferente per i nostri tecnici: l'America adesso non è più lontana e aspetta nuove idee.

Roberto Zanni