Una volta, in Italia, a parlare con Dio ci pensava solo il Papa. Ma quello di adesso, Francesco, è troppo impegnato a trasformare la Chiesa in una Ong senza navi per perdere tempo a dialogare con l’Altissimo. In compenso, però, pur non avendo avuto alcuna investitura dallo Spirito Santo, a parlare con Dio ci sono Eugenio Scalfari e Beppe Grillo.

Il primo, che esibisce la propria testa come un tempo i parroci esibivano il Santissimo Sacramento ai fedeli intimoriti da una così alta visione, lo fa scrivendo libri ed editoriali domenicali. Nei primi tiene a ricordare al popolo di essere un Padreterno. Negli altri, pur dimenticando che dagli anni giovanili della fede fascista ad oggi non ne ha mai azzeccata mezza, cerca di ribadire che gli oltre settanta anni di apostolato giornalistico livoroso ed intollerante gli assegnano il diritto di pretendere la genuflessione adorante dei poveri di spirito.

Più diretto e meno contorto intellettualmente è invece Beppe Grillo. Lui con Dio ci parla direttamente senza il bisogno di esibire titoli e benemerenze di sorta. E da Dio, a cui arriva in quanto auto-elevato, riceve le indicazioni da riportare ai comuni mortali immerso della loro desolante mediocrità ed ignoranza. Ora nessuno può negare che il comico genovese abbia barba e capigliatura da attore americano impegnato ad interpretare Mosè in un qualche film del filone biblico. Ma può bastare una rassomiglianza fisica ed una tendenza a trasformare la comicità in messianesimo a giustificare la tendenza di Beppe a salire il suo personale monte Sinai discendendone con le tavole della legge da consegnare al popolo grillino nel frattempo obnubilato dal vitello d’oro Di Maio?

Naturalmente Grillo ha tutto il diritto di atteggiarsi a Mosè che parla con Dio e trasmette i voleri dell’Altissimo ai peccatori colpevoli di essere mediocri e non capire un accidente. Ma non sarà il caso, come nella favola del bambino e del re nudo, che qualcuno incominci a denunciare non la lucida follia di Beppe ma la drammatica mattità di un paese talmente ammalato da arrivare addirittura a prendere sul serio chi si crede Mosè invece di credersi Napoleone?

ARTURO DIACONALE