"In oltre vent’anni non ci sono mai stati problemi con gli elenchi che servono per garantire un sistema di pagamento che in Uruguay funziona e questo è ciò che conta". Filomena Narducci interviene dopo l’inchiesta di Gente d’Italia pubblicata nei giorni scorsi. I dati personali di un migliaio di connazionali circolano da anni liberamente senza alcun controllo per colpa di un elenco inviato ogni mese da Scotiabank a tutti i patronati operanti nel paese: contiene nome, cognome, indirizzo, data di nascita, quantità di denaro da riscuotere dalla pensione dell’Inps eccetera.

Come ammette la responsabile del patronato Inas, dunque, l’elenco esiste o almeno è esistito in attesa di nuovi sviluppi sulla vicenda. L’informazione pubblicata è vera, Gente d’Italia ha raccontato la verità e questa è la prima cosa da sottolineare perché il dovere di un giornale è quello di pubblicare notizie verificate anche quando queste risultano scomode per qualcuno. Fortemente infastiditi dalla pubblicazione di due articoli sull’argomento, i tre patronati più grandi presenti in Uruguay (Inas, Inca e Acli) affidano la loro difesa a Filomena Narducci o almeno ne condividono a pieno il pensiero. Nell’intervista della Narducci emerge chiaramente una cosa: come dice subito ciò che più ha dato fastidio è un’ipotetica falsificazione del voto estero (in un sistema già di per sé marcio) e non il diritto alla privacy dei pensionati che viene affrontato solo nella seconda parte del suo intervento.

"Chi intende far politica non ha bisogno di queste liste dato che ogni candidato ha accesso all’elenco elettorale. Quindi non capisco di cosa si stia parlando con le gravi accuse che sono state scritte". Sia chiaro, a parlare è una persona che si presenta regolarmente alle elezioni politiche in Italia, stessa situazione in cui si trova il collega Renato Palermo responsabile dell’Inca. Il punto fondamentale è invece un altro. Questo metodo degli elenchi può avere come conseguenza un’alta esposizione al rischio che chi entra in possesso dei dati ne faccia un uso improprio. Esistono garanzie al riguardo? Quante persone hanno ottenuto le liste? La realtà è che controllare è un compito impossibile ma non genera preoccupazioni. Rappresenta allora una violazione della privacy? Lei lo esclude in nome dell’obiettivo. "Si parla di tutela della privacy con una certa leggerezza ma questo dovrebbe significare anche tutela dei diritti. Qui non è mai successo niente grazie alla collaborazione di tutti i soggetti coinvolti. L’elenco è stato uno strumento di tutela delle persone e risponde alle particolarità del sistema del pagamento delle pensioni che è stato stabilito in Uruguay in comune accordo con l’Inps e le istituzioni italiane".

Il sistema uruguaiano è basato sulla terziarizzazione: City Bank, titolare dell’accordo con l’Inps all’estero, lo delega a Scotiabank che a sua volta lo gira a Red Pagos dove il pensionato si reca per ottenere il pagamento finale. Nonostante i numerosi passaggi il sistema sembra funzionare essenzialmente per tre motivi: si paga in euro, non ci sono costi di commissione ed è puntuale. Ma c’è bisogno di schedare i pensionati (ignari di tutto) per poter garantire l’efficienza di questo sistema? Davvero non esistono alternative? Anche tra i membri degli stessi patronati esistono numerose preoccupazioni sull'effettiva utilità di questo metodo nonostante le buone motivazioni invocate. Secondo la Narducci l’elenco però sarebbe indispensabile perché facilita il lavoro di controllo di ogni patronato che "deve costantemente vigilare dato che spesso succedono problemi con l’Inps che ostacolano o ritardano i pagamenti e ciò comporta un lungo lavoro".

Il concetto di esclusività di ogni persona con il suo patronato non esiste dato che i dati finiscono per essere condivisi tra tutti: "Ognuno può andare al patronato che vuole e infatti quando viene qui si firma solo l’autorizzazione alla delega di un solo tramite. Se uno poi decide di tornare è per via del rapporto di fiducia che si è creato con il tempo. Non ci vedo niente di strano nel fatto di avere a disposizione i dati degli assistiti degli altri patronati. Da parte nostra chiarisco che l’accesso alla lista è ristretto. L’importante è che, a differenza di atri paesi del Sud America, qui non ci sono stati mai problemi grazie al lavoro collettivo e i risultati lo dimostrano. Mi interessa che si sappia questo punto". In nome di un bene superiore capiamo che in fin dei conti la privacy dei pensionati può essere tranquillamente violata in Uruguay ed è tutto normale.