Come qui previsto, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nel suo discorso per la richiesta di fiducia alla Camera, è tornato sul suo tema preferito, chiarendo la sua idea di nuovo umanesimo in rapporto alla Costituzione italiana: "Il nostro governo si richiamerà costantemente a un quadro consolidato di principi e valori in grado di offrire respiro e orizzonte alle proprie politiche. Sono principi che ritengo ‘non negoziabili’, perché universali. Essi si collocano in una dimensione sovra-governativa e non hanno colore politico. Sono i principi scritti nella nostra Costituzione e che – nei miei numerosi interventi pubblici – ho più volte richiamato, sintetizzandoli con la formula riassuntiva ‘nuovo umanesimo’: il primato della persona, alla quale la Repubblica ‘riconosce’ diritti inviolabili e, allo stesso tempo, richiede l’adempimento di inderogabili doveri di solidarietà; il lavoro come supremo valore sociale, in quanto rende ogni uomo cittadino "pleno iure", in grado di concorrere, insieme agli altri, al progresso materiale e spirituale della società; l’uguaglianza nelle sue varie declinazioni, formale e sostanziale; il principio di laicità e la tutela della libertà religiosa; il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti e la promozione della pace e della giustizia tra le nazioni".

Accusato di prolissità per un discorso durato circa 90 minuti, Conte, dovendo almeno toccare con delicata accortezza tutti i 29 punti del programma di governo, ha finito con il parlare di gran parte dello scibile umano. Ma grazie all’esplicito e puntuale aggancio alla Costituzione il suo nuovo umanesimo è diventato chiara sostanza politica e sociale oltre che preziosismo filosofico e culturale. Per non parlare degli altri numerosi agganci molto concreti mai sentiti in analoghi contesti, come, per esempio, il riferimento all’articolo 11 della Carta in cui l’Italia ripudia la guerra come strumento di composizione dei conflitti.

Non entrerò nel dettaglio di un testo di 25 pagine - diventato più lungo nel tempo anche a causa delle numerose interruzioni dovute alla ripetuta ignobile gazzarra della destra – ma aggiungerò per il momento la mia sostanziale soddisfazione per il se si vuole lutulento ma rassicurante intervento di Conte. Sempre meglio l’esondazione del fiume in piena della democrazia che il vuoto dell’intelligenza politica e la piena dell’odio e della democratura. E, per ora, a caldo, non aggiungo altro mentre attendo il conteggio del voto di fiducia alla Camera, certamente positivo ma comunque da misurare con precisione…

di PIETRO MARIANO BENNI