Nei giorni di massima apprensione per le sorti del Planpincieux, il ghiacciaio del Monte Bianco che si sta sgretolando giorno dopo giorno e minaccia la Val Ferret, Legambiente ci ricorda che questo non è certo un caso isolato. L’associazione ambientalista infatti ha organizzato una tre giorni di "veglie funebri" dedicata ad altre masse di ghiaccio del versante alpino italiano in via di estinzione o seriamente minacciate. Lo spunto è stata la cerimonia, ad agosto, per il ghiacciaio islandese scomparso di Okjokull.

"Il cambiamento climatico si tocca con mano. Non dimentichiamoci che nelle Alpi negli ultimi decenni sono scomparsi circa 200 ghiacciai", spiega Vanda Bonardo, responsabile nazionale di Legambiente Alpi. "Il ghiacciaio del Lys, - prosegue - rispetto all'inizio '900 si è ridotto di almeno due chilometri. La stessa cosa è capitata un po' a tutti gli altri grandi ghiacciai, sono in sofferenza". Oltre a essere un "simbolo dei cambiamenti climatici" e al loro "valore paesaggistico", i ghiacciai scomparsi portano "problematiche molto concrete: sono fonti di approvvigionamento idrico - ricorda Bonardo - e quindi una volta sciolti del tutto o quasi avremo dei problemi anche rispetto all'uso irriguo, all'uso idroelettrico e all'uso potabile. Per non parlare di questa accelerazione di instabilità di versanti. Sono sempre stati instabili ma adesso i movimenti avvengono a una velocità incredibile".

L’allarme del resto arriva anche dal mondo scientifico internazionale. Le regioni del mondo con i ghiacciai più piccoli, fra le quali l'Europa Centrale, "sono destinate a perdere più dell'80% della loro attuale massa di ghiaccio al 2100, e molti ghiacciai sono destinati a sparire comunque, indipendentemente dalle future emissioni". Lo scrive il comitato scientifico sul clima dell'Onu, l'Ipcc, nell’ultimo rapporto su oceani e ghiacci. Le regioni che potrebbero perdere quasi tutti i loro ghiacciai secondo lo studio sono Caucaso, Asia settentrionale, Scandinavia, Ande tropicali, Messico, Africa orientale e Indonesia.

"In molte aree di alta montagna - prosegue l'Ipcc -, il ritiro dei ghiacciai e la fusione del permafrost sono destinati a diminuire ulteriormente la stabilità dei pendii, e il numero e l'estensione dei laghi glaciali continueranno ad aumentare. Inondazioni dovute alla tracimazione di laghi glaciali, frane e valanghe sono destinate ad avvenire anche in nuove aree o stagioni differenti". "È previsto che aumentino i rischi di disastri agli insediamenti umani e ai mezzi di sussistenza in aree di alta montagna e nell'Artico - si legge nello studio -, a causa di futuri cambiamenti nei rischi di inondazioni, incendi, frane, valanghe, condizioni inaffidabili di ghiaccio e neve". "Il turismo di alta montagna, le attività ricreative e i valori culturali è previsto che siano colpiti negativamente da cambiamenti futuri nella criosfera", scrive ancora l'Ipcc.