Ci risiamo. La sinistra, o quel che ne resta del Novecento cerca ancora un nemico, un avversario totalizzante verso cui scagliare gli strali peggiori e indirizzare le proprie debolezze, come in gioco di specchi freudiano. È successo nel 1948, ma allora c’erano la Democrazia cristiana e il Partito comunista e Socialista, con classi dirigenti pensanti e pesanti. L’irruenza di Matteo Salvini, la sua capacità di stare sul palcoscenico politico sia dal Governo che dall’opposizione ha dicotomizzato, ancora una volta, l’elettorato italiano.

Facilitando lo schema, perdente, della Sinistra o meglio del centro-sinistra. Un insieme indistinto e indistinguibile che pretende di immolarsi per salvare la Carta costituzionale, la democrazia (addirittura) dagli strali strampalati del senatore di Locri Epizephiri. Un raggruppamento assembleare per fare cosa non si capisce bene, in assenza di programma, un insieme di orfani in cerca d’autore, sebbene, ça va sans dire, persone in gamba ce ne siano, benché rappresentino una sparuta minoranza senza influenza. Ma Salvini salva il centro-sinistra.

È il bene rifugio per il lungo periodo di crisi, passato e futuro. Manca l’analisi; e quella poca che c’è è fuori fuoco, oppure rimane eco, sottofondo, brusio. La classe dirigente del centro-sinistra non conosce e non si riconosce nel Paese che governa, e che ha governato per 8 anni negli ultimi 10. Sconta la debolezza culturale e intellettuale (altro che egemonia), attestata com’è sullo schema del Novecento, che pure aveva un valore euristico, ma senza aggiornarlo. Mancanza di coraggio, di visione, di revisione, di ambizione (declinata in negativo, carrierismo o leaderismo), di volontà di cambiare in profondità la società, le contraddizioni, la diseguaglianza. Che è poi il tema centrale.

Il riflesso, di matrice comunista ortodossa mai elaborato fino in fondo, è la chiusura, la paura del "diverso", dell’alieno, del nuovo, del futuro, dell’incertezza, che è la quintessenza della società umana. Salvini, come Nanni Moretti (mutatis mutandis), sostiene che con "questa sinistra" governerà per altri 30 anni. È esattamente il contrario, con Salvini come spauracchio un ceto politico mediocre rimarrà ancorato non solo a un passato mitizzato, ma a un futuro senza speranze di dispiegare effetti politici. Salvini è un perfetto alibi, Salvini è il diamante (pardon) che garantisce transazioni in periodi di magra e di guerra civile, la casamatta per pavidi burocrati vagamenti brezneviani, Salvini è garanzia di restare in sella. L’avversario perfetto, come del resto lo fu l’amato Silvio Berlusconi, che permise a incerti politici di lucrare sull’opposizione schmittiana "amico-nemico", ricattando milioni di elettori affinché votassero per evitare le déluge, la fine del mondo civilizzato, l’arrivo dei barbari. Funzionò per mascherare la pochezza.

Ma il mascheramento è quasi finito nel 2013 quando un gruppo di ragazzotti senza troppe letture si è affacciato sulla scena politica. Anziché sfidare il Movimento 5 stelle, traendone anche linfa ed eventuali spunti di riflessione, il centro-sinistra è passato dalla demonizzazione spocchiosa alla esaltazione acritica del populismo di stile sud-americano. Ormai osannando il neo ministro degli Esteri, il Presidente della Camera e il peri-patetico, quasi fossero Olof Palme, Pietro Nenni e Che Guevara redivivi. Subalternità culturale. Del resto, gli intellettuali, prima forse troppo pensosi e organici, ma certamente utili a comprendere i fenomeni sociali e politici, sono stati scacciati come appestati dal Tempio (ormai in rovina), e/o si sono ritirati a vita (de)privata.

Sono stati sostituiti da altrettanto arguti scrittori di gialli, filosofi fuori tempo e fuori linea, strali da osteria, ma vicini "al popolo". Ci sarebbe da balzare sulla sedia, se non fosse patetico e ridicolo, ascoltare le tante Alice nel paese delle meraviglie destarsi e distrarsi avendo scoperto ieri l’altro che Salvini e Meloni sono vicini a Casa Pound, che il centro-destra è a trazione estremista, che Berlusconi è ammaliato dalle sirene del centro-destra d’antan. Benvenuti. Sulla quasi totale assenza di qualità di pensiero politico dell’ex ministro alla falsificazione storica è persino inutile indulgere.

Ma è proprio questa pochezza che svela l’incapacità e inconsistenza del progetto di Sinistra, ché altrimenti la "questione" Lega Nord sarebbe risolta in sei mesi, riportandola a una dimensione folkloristica. Dunque, se la dualità amico-nemico è cruciale in politica, per il centro-sinistra rimane l’unico collante, l’unica alternativa, per evitare di mostrare le nudità del monarca. Per scoprire, come direbbe Gaber, che era "un uomo dell’Ottocento". Si spiegano così i corteggiamenti di Renzi e Zingaretti che senza avversario sarebbero costretti a dire di più, soprattutto meglio. È cruciale dunque tenere in vita politica Salvini. Que viva Matteo! Hasta siempre capitano.

GIANLUCA PASSARELLI