Hanno fatto discutere, e tanto, le parole del governatore della regione Veneto Luca Zaia di qualche giorno fa sui cinesi, il coronavirus e i topi. "Penso – le parole di Zaia durante una intervista con Antenna Tre NordEst – che la Cina abbia pagato un grande conto in questa epidemia perché li abbiamo visti tutti mangiare i topi vivi o cose del genere… Sa perché noi dopo una settimana abbiamo 116 positivi, dei quali 63 non hanno sintomi e ne abbiamo solo 28 in ospedale? Sa perché? Perché l’igiene che ha il nostro popolo, i veneti, i cittadini italiani, la formazione culturale che abbiamo è un regime di pulizia personale particolare. Anche l’alimentazione…".

Le parole hanno scatenato un piccolo caso e hanno anche scatenato l’indignazione dell’ambasciatore cinese a Roma: "In un momento cruciale come questo, in cui Cina e Italia si trovano fianco a fianco ad affrontare l’epidemia, un politico italiano non ha risparmiato calunnie sul popolo cinese. Si tratta di offese gratuite che ci lasciano basiti". Tanta l’indignazione che alla fine Zaia è stato costretto anche a una marcia indietro. Fin qui tutto noto. ArtTribune.com però ricorda un aneddoto divertente. Ricorda, infatti, che solo due anni fa, era il novembre del 2018, lo stesso Zaia esaltava una mostra in cui era stata esposta una foto che testimoniava come in Veneto un secolo fa per qualcuno non fosse così strano mangiare… topi.

Per necessità (era durante la prima guerra mondiale) ovvio. Ma pur sempre topi erano. "Topi messi a essiccare a Belluno durante ‘l’an de la fam’, l’anno della fame. Questa straordinaria immagine – scriveva proprio Zaia parlando della mostra – è esposta, insieme a moltissime altre, nella straordinaria mostra documentaria, iconografica e multimediale su Belluno durante la Prima guerra mondiale appena inaugurata a Palazzo Crepadona". Corsi e ricorsi… topi e ri-topi.