Egregio Direttore, caro Mimmo

L’epidemia del Corona Virus ha messo in ginocchio il mondo intero causando malattie e morti, provocando il blocco forzato delle più elementari e essenziali attività dei cittadini e dell’economia con forti restrizioni dei rapporti umani e della socialità. Tutti i paesi confrontati con l’emergenza sanitaria stanno ricorrendo a misure di contenimento e di contrasto alla diffusione del virus, tra le quali le più semplici e naturali sono l’isolamento e la distanza fisica.

Chi ha vissuto e conosciuto le ristrettezze del periodo bellico sembra ritornato a vivere, in altre forme, gli oscuri periodi dei conflitti sociali e della guerra. Sono mesi oramai che la scienza e il laboratori di ricerca sono impegnati nella ricerca dell’antidoto o del vaccino per sterilizzare gli effetti di questo nuovo virus patogeno; a ritmo incessante si susseguono notizie su cure mirabolanti e su nuovi farmaci sperimentali da impiegare a corto termine: si tratta di notizie che alimentano e tengono appesa la speranza, perché forte è il desiderio di un ritorno alla normalità, poderosa è la voglia di vivere. Intanto, i disagi e i contagi si diffondono nel mondo, aumentano i morti ed emergono le contrastanti differenze dei sistemi sanitari esistenti tra i paesi più avanzati e quelli fermi sulla soglia del progresso, come anche si distingue l’efficacia sanitaria tra i sistemi mutualistici pubblici e quelli privi di assistenza generalizzata. In questa emergenza, tuttavia, il virus continua la sua opera devastante e non guarda in faccia a nessuno.

Di fronte al flagello dell’epidemia siamo tutti uguali: non esiste clemenza, né compassione, il virus non risparmia né donne né uomini, né giovani né adulti, né bambini né vecchi. Sale la ribellione interna delle persone confinate e segregate desiderose di libertà. Si è consapevoli che quando tutto questo finirà niente rimarrà come prima e vogliamo augurarci che finalmente diminuiranno le distanze sociali e economiche che hanno contraddistinto gli ultimi secoli. Questo passaggio storico sarà ricordato come il più atroce momento dell’inizio del nuovo millennio in particolare per noi cristiani che in questi giorni celebriamo la Pasqua, intrisa del messaggio della rinascita spirituale e del ritorno alla luce, ad una nuova vita, che ci deve rafforzare nello spirito per ripensare un mondo nuovo, più giusto e migliore.

Le rappresentanze degli italiani all’estero del CGIE e dei Com.It.Es. dell’America latina hanno preso conoscenza dell’ampiezza del degrado umano in cui sono relegate alcune città, paesi e quartieri dove vivono anche nostri connazionali o italo discendenti e si sono fatte promotrici presso il governo italiano di richieste puntuali e rapide per sostenere le famiglie più fragili e coloro che hanno bisogno di cure mediche. Il nostro paese ha predisposto aiuti finanziari e assistenziali per gli italiani all’estero residenti in forma stabile e per coloro che temporaneamente sono impossibilitati a rientrare in Italia. Per chi è in condizioni d’indigenza e ha bisogno di cure dovrà chiedere assistenza ai Consolati italiani. Siamo grati a tutti i mezzi d’informazione impegnati in prima linea nella ricerca di notizie che riescono a comunicare nonostante il blockdown.

In questa esperienza giornali, radio e televisioni etniche di lingua italiana si sono prodigati come non mai per informare scrupolosamente sull’attualità sanitaria e sulla mobilità delle persone garantendo trasparenza e veridicità della cronaca. Per queste ragioni possiamo essere orgogliosi del lavoro puntuale che "Gente d’Italia" svolge da 22 anni per far conoscere al mondo le peculiarità delle nostre comunità nei due continenti americani promuovendo contestualmente l’immagine, la storia e la modernità dell’Italia. Molte ricerche e inchieste promosse da questo giornale hanno messo in luce tratti e storie dimenticate o sconosciute facendoli conoscere al mondo intero. Bisogna essere orgogliosi e felici di avere in casa dei gioielli di famiglia, questi meritano considerazione e cura, vanno adeguatamente valorizzati perché anche in periodi carestia e di crisi garantiscono gli equilibri e assicurano la legittimazione che rende credibile la notizia e il ruolo dell’informazione.

MICHELE SCHIAVONE, SEGRETARIO GENERALE CGIE