Dove sono le Sardine? Sparite o defunte? Latitanti o semplicemente silenziose? Al debutto il 19 novembre 2019, da mesi non fanno più sentire la loro voce. Qual è l’esistenza attuale del movimento che riempì di idee e proposte piazza Maggiore a Bologna e le piazze di mezza Italia? Il 14 e il 15 marzo avrebbero dovuto celebrare il primo congresso a Scampia, sede del mercato della droga più grande d’Europa, alle porte di Napoli.

L’emergenza Covid 19 ne ha causato l’annullamento. Da allora, nessun segnale è più pervenuto dalle Sardine. Come stanno? Pare attraversino un periodo di crisi dovuta all’incerto abbraccio con una vera nuova identità. In tanti vorrebbero trasformare le Sardine in partito. I fondatori però no. Sarebbe stanco uno dei leader, Mattia Sartori, il giovane che ha avuto l’idea. Il fondatore stacca la spina. Le Sardine appaiono a questo punto dilaniate. La maggioranza non silenziosa è al lavoro sottacqua per spingere il Movimento nel mare magnum della politica.

Proprio di questo è stanco Sartori, e di problemi e litigi. E pure irritato, lui simbolo e faccia del Movimento ritenuto fondamentale, si dice anche questo, nell’esito delle elezioni regionali in Emilia, a gennaio di quest’anno. Rieletto trionfalmente governatore dell’Emilia, Bonaccini dovrebbe ringraziare proprio le Sardine. Normali cose italiane anche sotto il cielo rosso dell’Emilia. Si ferma Sartori, ma gli altri, Giulia Trappoloni, Andrea Garella e Roberto Morotti? Lui e gli altri, comunque tutti insieme, consegneranno domani il "manifesto" del Movimento, atteso da mesi.

A seguire "la pausa di riflessione" annunciata da Sartori. Il messaggio del fondatore nella chat interna ha provocato grandi fermenti. Il giovane Sartori vede oggi grandi enormi dosi di saccenza e frustrazione. "Qualcuno preferisce farmi le scarpe e screditare me e le persone che mi sostengono". Il confronto ideologico iniziale è diventato aspro scontro. Andamento tipico italiano. Se dipendesse dalla volontà di Sartori, le Sardine rimarrebbero un "gruppo di influenza e pressione mediatica. Laddove esiste davvero un gruppo che spinge per la trasformazione delle Sardine in partito politico".

Sì o no, il dubbio si era insinuato in un questionario sottoposto all’attenzione dei simpatizzanti. I sussurri, tutti da pesare, indicano nel sessanta per cento degli aderenti favorevole per l’abbraccio del la forma politica da parte del Movimento. Sartori sa di essere in minoranza, ne è consapevole. Sa che in molti si sentono "a proprio agio nella dimensione puramente etica e culturale della politica, avete idee molto strutturate, sapete un sacco di cose, vi invidio per questo".

Il fondatore non lesina bacchettate a quella parte di Sardine che sognano l’ingresso in politica. "Mi sento che più prendiamo la direzione politica più finiamo per imitare gli altri. Il manifesto valoriale è pronto, ma siamo convinti che un manifesto politico oggi porterebbe a nuovi litigi, a tante incomprensioni a chiacchiere sterili. La struttura, poi". Va organizzata. Necessita organizzarsi. Ma la struttura a cui il Movimento ha lavorato è oggi "precoce per un gruppo di persone che manco si fidano tra loro". Conclusione, questa, indubbiamente pesante. Uno schiaffo alle correnti che attraversano il Movimento, in questi difficili momenti. Dopo i successi di piazza, le Sardine si sono impantanate nelle polemiche interne.

Palese lo scivolamento nel cono d’ombra, complici epidemia e lockdown. L’ascesa si è fermata. I dissidi interni sono emersi anche durante il periodo dell’emergenza. A fronte si alcune iniziative, qualcuna anche da copertina: quella delle piantine a piazza Maggiore per finanziare la cultura; le call con esponenti di governo, i ministri Gualtieri e Provenzano; il tentativo di strutturarsi con la nomina di coordinatori e portavoce in tutte le regioni. Iniziative attraversate però anche dai litigi per i post e dalle paranoie complottiste, come le chiama Sartori. Da qui la decisione di fermarsi.

"Temo che tutto il lavoro fatto si traduca in un vantaggio per pochi e in una delusione per molti". Le Sardine sembrano possedute dalla tipica crisi d’identità. Il momento difficile è testimoniato dai due passi compiuti da Sartori. Uno indietro e l’altro di lato. Il Movimento annaspa nell’incertezza. E nel dubbio: pungolo del centrosinistra o il sogno del Parlamento?

La corrente che vuole le Sardine trasformate in partito politico rinfaccia a Sartori la ricerca dell’esposizione personale eccessiva e la visibilità cercata a titolo personale (la partecipazione ad Amici, la proposta di una tassa patrimoniale, la foto con Benetton: senza consultare la base) per entrare eventualmente nel Pd. "Sette mesi fa sorridevo, ora è tutto diverso". Appare chiara la prospettiva di una scissione. Dove prima c’era entusiasmo, ora scorrono i veleni. Domani la resa dei conti.

di FRANCO ESPOSITO