Il Nicaragua si sta trasformando nell’epicentro dell’epidemia di coronavirus in Centro America ed è alla vigilia di una catastrofe umanitaria per il collasso del sistema sanitario. Fin dall’inizio della diffusione del virus il governo di Daniel Ortega ha ignorato le indicazioni provenienti dall’OMS e boicottato il suggerimento di rimanere in casa, giudicandolo come una proposta tesa a destabilizzare il paese avanzata da settori dell’opposizione nata in seguito alla sollevazione popolare dell’aprile 2018. Dopo mesi di silenzio, il regime ha spiegato la sua decisione affermando di aver adottato una scelta simile a quella operata dal governo svedese, falsando comunque le cifre dei contagi e dei decessi con lo scopo di far credere di avere la situazione sotto controllo. L’Organizzazione Panamericana della Salute (OPS), inizialmente aperturista nei confronti del governo, ha contestato i dati ufficiali e raccomandato misure di distanziamento sociale. Allarmi simili sono provenuti dall’Alto Commissariato dei Diritti Umani dell’ONU, dalla Commissione Interamericana dei Diritti Umani e da Human Rights Watch. A questi si sono aggiunti 700 medici e sanitari nicaraguensi che avevano firmato un appello esprimendo il timore che il paese si trasformasse in un potenziale epicentro regionale della diffusione della malattia. Non ascoltati, il governo ha promosso manifestazioni popolari a suo sostegno con l’effetto di diffondere l’epidemia, vittima dell’ossessione di una crisi economica che potrebbe pregiudicare la rielezione della coppia Daniel Ortega e Rosario Murillo il prossimo anno. Un’economia che era già in declino prima e che rimane molto lontana da un possibile recupero, con tutti gli indicatori negativi e una caduta del PIL del 5,4% e un tasso di disoccupazione del 32,1% previsti per l’anno in corso. Tutto ciò viene aggravato dalle sanzioni economiche decise prima dagli Stati Uniti che hanno colpito il capo dell’esercito e il ministro delle finanze, ovvero il cuore del regime orteguista. E, agli inizi di maggio, dall’Unione Europea che, oltre a colpire esponenti di rilievo del regime, comportano l’impossibilità di accedere al sistema finanziario del vecchio continente, avendo già precluso quello nordamericano. Un colpo durissimo per un regime sospettato dall’Unione Europea di praticare il lavaggio di denaro sporco e di finanziare il terrorismo per i suoi legami con le attività del cartello venezuelano di Los Soles, che sono già costate a Maduro e soci la ta- Daniel Ortega glia sulla loro testa da parte delle autorità americane lo scorso marzo. Di fronte alla grave crisi politica scoppiata nel 2018, l’Unione Europea ha cercato di fare pressioni sulla coppia al governo affinché accettasse un’uscita di scena negoziata, scommettendo sull’arma del dialogo per poter assicurare al paese uno svolgimento corretto e trasparente delle prossime elezioni, fissate nel novembre del 2021. Quanto al vicino nordamericano, la strategia sembra piuttosto dettata dall’imminente scadenza delle presidenziali che spinge Trump a ricercare una soluzione più rapida per assicurarsi il voto dei latini della Florida. In questo contesto, la disastrosa condotta di Ortega riguardo all’epidemia peggiora la già non buona immagine del suo regime all’estero. Rinchiuso nel suo bunker di El Carmen, di tanto in tanto appare in televisione per lanciare messaggi contro ogni idea di decretare la quarantena nel paese dando priorità alla ripresa economica. Nel mentre per lui e famiglia osserva ogni forma di isolamento che gli eviti il contagio. La situazione di crisi complessiva può far pensare che la fine della lunga stagione di Daniel potrebbe avvenire per un collasso del regime, mentre i dati dei decessi per l’epidemia hanno reso il Nicaragua il paese dove si muore di più di tutto il Centro America. L’inefficiente sistema sanitario pubblico è al collasso e si registra una impennata nel numero del personale sanitario contagiato e deceduto, e aumenta la cifra di chi decide di morire in casa per la saturazione degli ospedali e per l’impossibilità di far fronte alle spese delle cure in strutture private.

di CLAUDIO MADRICARDO