Di pasticcio in pasticcio, l'Italia post coronavirus passa da una contorsione a una contraddizione. In una condizione in sospeso tra sole promesse di miglioramenti e certezze di marce all'indietro. Viviamo in più bolle, costante quella della pazzia dei governanti in difficili perenni rapporti con i responsabili della sicurezza sanitaria. Leggi uso delle mascherine, rispetto del distanziamento sociale, casini biblici come conseguenze delle scellerate movide nei fine settimana italiani di scarsi controlli.
Clamorosa l’ultima, una inspiegabile drammatica marcia indietro. Come da legge, il primo agosto sarebbe scattato il ritorno alla normalità sui treni italiani. Ovvero, l’abolizione dei posti alternati e la riproposizione delle antiche regole. Dicevano: si potrà viaggiare nei posti affiancati, come era accaduto fin dalla notte dei tempi, prima dell'avvento del coronavirus.
Tutto deciso, procedete pure con le prenotazioni in base all'applicazione della nuova regola, voi di Trenitalia e di Italo. Vendete biglietti secondo disponibilità. Quindi, a treni al completo, non più con un numero di posti dimezzato. Trenitalia e Italo si sono regolati di conseguenza: il tutto esaurito sui treni delle vacanze, in particolare su quelli dell’Alta Velocità. Le Frecce pronte ad andare col pieno a bordo.
Troppo normale, troppo bello. Trenitalia e Italo col cuore nello zucchero, esultanti davanti alla possibilità di potersi finalmente rifarsi dalla botta in testa presa causa Covid-19 e relativi conseguenti drastiche riduzioni. Sarebbe stato troppo bello. All'annuncio è seguito infatti il contrordine, si ritorna a prima, siete obbligati ad applicare le norme in vigore fino al 31 luglio. I posti disponibili a bordo tornano quelli di prima, sistemati a scacchiera nei vagoni, praticamente la metà di quelli prenotati. E già pagati dai viaggiatori. La metà non può viaggiare, non c’è posto sui treni, a dispetto di chi è possesso del titolo di viaggio regolarmente pagato.
Ne viene fuori un casino biblico. Il dietrofront del Governo impone la metà dei posti vuoti. Speranza, ministro della Salute, ha bloccato il ritorno ai convogli pieni, almeno un metro tra i passeggeri. Qualsiasi modifica alle regole, d’ora in poi, dovrà essere validata dagli esperti. Superfluo stare qui a rappresentare le assurde, allucinanti situazioni che si sono verificate nella giornata di sabato nelle stazioni italiane. Peraltro facili da immaginare: passeggeri con i nervi tesi, tutti accalcati per un giorno. Persone stizzite, peggio ancora i bambini, sepolti dietro montagne di bagagli. Il popolo dei vacanzieri impossibilitati a rispettare i programmi. Letteralmente saltati. Inferni autentici qua e là. Ma la Lombardia,
tanto per ribadire com'è l'Italia che veniva indicata migliorabile dopo il lockdown, dice no al Governo.
"Disponibili sui mezzi pubblici tutti i posti a sedere". La notizia del ritorno alla stretta induce la clientela di Trenitalia a chiedere che fare dei biglietti già comprati. Risposta, i potenziali
viaggiatori saranno riprotetti su altri treni impiegati sugli stessi percorsi o rimborsati. Intanto, però, i programmi personali o familiari comunque se ne vanno a buone donne. Questo il paradosso: chi è salito su un treno notturno senza limitazioni diretto da Palermo al Nord, all'alba del giorno successivo si è ritrovato sullo stesso treno con i posti limitati. Un sabato infuocato, il primo agosto. Il termometro segnava trentanove gradi.
E a bordo tutti a guardarsi con sospetto. Ma siamo sicuri di viaggiare in sicurezza? Scaduto il dpcm a metà luglio, finiva l’obbligo della limitazione dei posti, che però il Governo ha ripristinato. Si sono creati ingorghi a bordo, le valigie non stanno nelle cappelliere, una conclusione incredibile. Difficile trovare accordi e intese tra passeggeri sui posti da occupare. Ma l’aria condizionata funziona, il bar è aperto? Il viaggio è nel disagio di questa estate italiana delle mascherine e del distanziamento sui treni italiani tornati all'improvvisto con i posti dimezzati, ma qua e là pieni, al completo, con grandi pernacchie alle regole.
"Per favore, la può rimettere la mascherina?"; oppure, "la mascherina, non dimentichi che sui treni l’uso è obbligatorio", l’invito per chi non ne può della protezione, soffocato dal caldo. Una cospicua quantità di pernacchie deve incassarla il ministro Speranza. "Se si torna alle limitazioni, come si farà con i treni già pieni?". Peggio ancora: "Ti chiamano a casa e ti dicono che parti dopodomani, messo d’ufficio su un altro treno. Come faranno a dimezzare i passeggeri?". Nessuno sa rispondere, neppure il capotreno. È continuo sbuffare a bordo. I viaggi degli italiani diventano più faticosi e più confusi. E giù lagne, proteste, dubbi. Indignazione pure. Quella dell’amministratore delegato di Italo Ntv, Gianbattista La Rocca. "Eravamo pronti a tornare alla normalità, invece dovremo sopprimere alcuni convogli". Italo Ntv costretta a rimborsi e cambi di orari. Un gran bel pasticcio. "Noi del trasporto su rotaie penalizzati rispetto agli aerei. Una cosa inammissibile".
Anima evidentemente candida, l’ad di Italo forse non si rende conto di vivere e operare in Italia. Non è una colpa, certo che no. Stupisce comunque che si stupisca di questo Governo di fasulle promesse e retromarce. Come questa. Sarebbe già bello se fosse l’ultima. Ma lo sarà?

Franco Esposito